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Corte Suprema Usa, la nuova inchiesta sul giudice Alito non porterà a nulla

FILE - In this April 23, 2021, file photo members of the Supreme Court pose for a group photo at the Supreme Court in Washington. Seated from left are Associate Justice Samuel Alito, Associate Justice Clarence Thomas, Chief Justice John Roberts, Associate Justice Stephen Breyer and Associate Justice Sonia Sotomayor, Standing from left are Associate Justice Brett Kavanaugh, Associate Justice Elena Kagan, Associate Justice Neil Gorsuch and Associate Justice Amy Coney Barrett. Before the Supreme Court this is week is an argument over whether public schools can discipline students over something they say off-campus. (Erin Schaff/The New York Times via AP, Pool, File)
FILE - In this April 23, 2021, file photo members of the Supreme Court pose for a group photo at the Supreme Court in Washington. Seated from left are Associate Justice Samuel Alito, Associate Justice Clarence Thomas, Chief Justice John Roberts, Associate Justice Stephen Breyer and Associate Justice Sonia Sotomayor, Standing from left are Associate Justice Brett Kavanaugh, Associate Justice Elena Kagan, Associate Justice Neil Gorsuch and Associate Justice Amy Coney Barrett. Before the Supreme Court this is week is an argument over whether public schools can discipline students over something they say off-campus. (Erin Schaff/The New York Times via AP, Pool, File)
  • Dopo il giudice Clarence Thomas, ora è toccato al giudice Samuel Alito essere l’oggetto di un’inchiesta del sito di giornalismo investigativo Propublica per certe sue amicizie.
  • Ma nonostante la accuratezza dell’inchiesta e i gravi imbarazzi che solleva per Alito, non ci sarò alcun cambiamento negli standard etici della Corte.
  • Anzi, la pronta risposta di Alito, che ha pubblicato un editoriale difensivo sul Wall Street Journal, ridurrà ulteriormente il rumore mediatico delle rivelazioni.

Negli ultimi anni l’etica dei giudici della Corte suprema americana è stata osservata attentamente da parte dei commentatori progressisti per le numerose decisioni prese a favore di un uso sempre più fuori controllo delle megadonazioni ai candidati politici, a cominciare dalla sentenza Citizen United v. Fec del 2010, che rimuoveva ogni ostacolo all’impiego dei soldi in favore delle campagne elettorali da parte delle grandi aziende o dei singoli donatori. Così, dopo il giudice Clarence Thomas

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