Anche se Kiev nega ufficialmente ogni coinvolgimento, ci sono pochi dubbi sul fatto che siano stati gli ucraini a lanciare i droni che martedì mattina hanno colpito Mosca. Ci sono molti più dubbi sull’interpretazione da dare a questa operazione. Rappresaglia per gli attacchi su Kiev, tentativo di seminare il caos in vista dell’ormai famigerata controffensiva ucraina oppure gesto di propaganda militare per rimediare alla scarsità di vittorie sul campo?

L’attacco

L’operazione contro Mosca è stata la più ambiziosa mai condotta fino a questo momento. Secondo il ministero della Difesa russo, almeno 8 velivoli hanno colpito la capitale, mentre altre fonti portano il numero fino a 32. Filmati circolati online mostrano batterie antiaeree aprire il fuoco alla periferia della capitale ed esplosioni nei parchi che circondano il ricco sobborgo di Rublyovka, dove anche il presidente Vladimir Putin ha una delle sue residenze ufficiali. Nel pomeriggio,

L’attacco sembra aver avuto un forte impatto sull’opinione pubblica russa. Putin l’ha definito «un attacco terroristico ucraino», mentre il popolare canale Telegram Rybar ne ha riconosciuto l’efficacia psicologica: «Se l’obiettivo degli ucraini è di mettere pressione alla popolazione, il fatto che droni ucraini facciano la loro comparsa nei cieli di Mosca ha già fatto abbastanza».

Evegeny Prigozhin, il fondatore e finanziatore del gruppo Wagner, ha salutato l’attacco con uno delle sue tirate contro il ministero della Difesa e l’alta burocrazia di stato. «Alzate i vostri culi dalle sedie dove siete stati messi per proteggere questa nazione!», ha detto Prigozhin, rivolgendosi al ministro della Difesa Sergei Shoigu e agli altri comandi delle forze armate.

Nel frattempo, il ministero degli Esteri ha annunciato durissime «rappresaglie» contro l’Ucraina, e ha definito «totalmente vuota» la promessa fatta dai paesi Nato che le armi fornite all’Ucraina non sarebbero state utilizzate per colpire la Russia.

Gli ucraini

Kiev nel frattempo nega ogni coinvolgimento, ma fa poco per nascondere la paternità dell’attacco. «Siamo nell’era dell’intelligenza artificiale. Forse quei droni volevano solo tornare a casa», ha detto il consigliere di Zelensky Mikhailo Podolyak, suggerendo scherzosamente che l’attacco potrebbe essere stato compiuto da droni russi “ribelli”.

Ma la sera prima dell’attacco, Kirill Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, aveva promesso che gli ultimi attacchi aerei russi contro Kiev avrebbero incontrato una «rapida risposta». Budanov si riferiva all’escalation che ha subito la capitale ucraina nel mese di maggio e in particolare negli ultimi giorni. Da circa un mese, l’allarme antiaereo a Kiev suona quasi ogni notte e tra la notte di domenica e martedì circa 150 tra droni e missili sono stati lanciati contro la capitale ucraina, causando diversi feriti e almeno un morto, il primo dopo che per mesi la contraerea che difende la capitale era riuscita a intercettare quasi tutti i proiettili russi.

Sembra però improbabile che l’attacco contro Mosca sia una semplice rappresaglia. Mosca era già stata colpita lo scorso 3 maggio, quando due droni erano esplosi sopra il Cremlino. Da allora, gli attacchi di droni oltre confine sono aumentati. Almeno dieci operazioni sono state condotte nel solo mese di maggio contro altrettanti bersagli nelle regioni di Bryansk, Kursk, Voronhez e Rostov.

Le motivazioni

Gli osservatori più vicini all’ucraina e gli stessi militari di Kiev dicono che questi attacchi sono parte della preparazione della vasta controffensiva a lungo attesa. Si tratterebbe di shaping operation, come si dice in gergo militare, azioni che hanno lo scopo di  innvervosire gli avversari, mantenerli nell’incertezza e costringerli a disperdere le forze. In questo modo, quando l’offensiva inizierà effettivamente, i russi saranno impreparati e confusi, garantendo l’attacco le massime probabilità di successo.

Difficile però che un attacco diretto contro Mosca rientri completamente in questa tipologia di operazione: la minaccia di qualche drone esplosivo non è abbastanza grave da causare una significativa diversione di forze per difendere la capitale.

Rimane quindi aperta un’ultima e meno incoraggiante, per gli ucraini, ipotesi per spiegare l’attacco. Mentre la famigerata offensiva stentata a partire e con i funzionari ucraini che mettono in guardia dalle eccessive aspettative.

E cioè che si tratti di uno gesto di simbolica propaganda per tenere alto il morale della popolazione e delle forze armate. La famigerata controffensiva, infatti, stenta a partire ed è circondata da crescente scetticismo.

Nel frattempo, i russi proseguono a bombardare impunemente le città ucraine. Gli attacchi contro Mosca mostrano tanto alla popolazione quanto agli alleati che Kiev non si limita più a subire senza rispondere. Difficilmente, però, operazioni di questo tipo saranno sufficienti a cambiare la la situazione sul campo di battaglia. Ed è ancora meno probabile che contribuiscano a risparmiare Kiev da altri attacchi.

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