Non è sicuramente una novità che il Cremlino abbia cercato di influenzare l’opinione pubblica europea e la sua classe politica. Da anni diversi report di intelligence dei paesi membri e degli Stati Uniti mantengono alta l’attenzione su possibili ingerenze russe, soprattutto in concomitanza con elezioni politiche nazionali o europee come quelle del prossimo 8-9 giugno. La propaganda del Cremlino viene diffusa tramite siti di disinformazione, o il lavoro di fondazioni e associazioni culturali che spesso si basano sul sostengo di cittadini europei o esponenti politici filoputiniani. Nei mesi scorsi in Italia si sono tenuti alcuni convegni in diverse città che riportavano sul caso della guerra in Ucraina come unico punto di discussione le stesse parole usate da Vladimir Putin, diffondendo fake news e inquinando il dibattito pubblico.

Questa volta, però, a destare preoccupazione sono le dichiarazioni del premier belga Alexander De Croo che ai media nazionali ha detto: «È venuto alla luce che la Russia si è avvicinata agli eurodeputati, ma li ha anche pagati, per promuovere la sua propaganda». Poco prima è stato anticipato da dichiarazioni analoghe fatte però dalle autorità della Repubblica Ceca. «C’è stata una stretta collaborazione» tra i servizi segreti belgi e quelli cechi per distruggere una rete di propaganda russa, ha infatti detto De Croo. Accuse pesantissime.

Secondo i servizi di sicurezza del Belgio il Cremlino avrebbe pagato anche alcuni parlamentari europei per perseguire i propri interessi. Lo scorso anno accuse simili sono state mosse nei confronti del Qatar e del Marocco nel caso conosciuto come Qatargate che ha coinvolto la vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili, l’ex eurodeputato socialista Antonio Panzeri e Francesco Giorgi, compagno di Kaili e assistente dell’eurodeputato Partito democratico Andrea Cozzolino.

La reazione del Parlamento europeo

Lo strumento utilizzato dal Cremlino per alimentare la sua propaganda politica, in un momento in cui ha perso consenso internazionale per via dell’invasione dell’Ucraina, è il sito filorusso Voice of Europe. L’ufficio stampa del Parlamento europeo ha fatto sapere che la presidente Roberta Metsola «è a conoscenza delle accuse mosse» nei confronti di Voice of Europe e sta «esaminando» il caso.

Secondo diversi media a finanziare il sito di disinformazione filorusso e a convincere i politici europei sarebbe stato Viktor Medvechuk finito nelle mani dei servizi di sicurezza ucraini poco dopo l’inizio della guerra e scambiato nel settembre del 2022 insieme a 55 soldati russi in cambio del rilascio di 215 soldati ucraini, tra cui i comandanti del battaglione Azov, due cittadini americani e cinque britannici.

La presidente di Renew Europe, Valérie Hayer, ha scritto a Roberta Metsola per chiedere l’apertura di un’indagine trasparente, da svolgere insieme alle autorità nazionali, per scoprire la portata del caso ed esaminare le accuse di potenziale corruzione. «Se gli eurodeputati in carica o i candidati alle prossime elezioni europee hanno sottratto denaro al governo russo o ai suoi delegati, devono essere smascherati e devono essere presi provvedimenti. Gli elettori europei hanno bisogno di sapere se i loro eurodeputati o candidati alle prossime elezioni stanno lavorando con il sostegno della Russia o dei suoi alleati. La democrazia in Europa deve essere difesa a tutti i costi dalle minacce esterne», ha detto Hayer.

Quanto è estesa l’inchiesta

Al momento i due paesi coinvolti sono la Repubblica Ceca e il Belgio. Ma secondo alcuni media ciechi l’inchiesta dei servizi di sicurezza potrebbe allargarsi ad altri paesi membri tra cui Germania, Francia, Polonia, Paesi Bassi e Ungheria. Al momento non è citata l’Italia, nonostante sul nostro territorio per anni filoputiniani hanno portato avanti attività propagandistica e stretto legami con alcuni politici, soprattutto leghisti. Basta pensare che nel marzo del 2017 la Lega di Matteo Salvini aveva firmato un accordo di cooperazione con il partito Russia Unita di Vladimir Putin.

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