È stato definito un incontro «cordiale e proficuo» quello che è avvenuto ieri a Villa Madama tra il ministro della Difesa Guido Crosetto e il suo omologo francese Sébastien Lecornu. Uno dei punti principali al centro della visita riguarda la fornitura dei sistemi di difesa aerea Samp/T a Kiev.

La decisione politica è già stata presa, riferiscono fonti diplomatiche all’Agi, si lavora sui dettagli tecnici per inviare l’arsenale di fabbricazione italo francese. Sul tema la cooperazione è massima, il ministro Lecornu ha espresso anche l’intenzione di aumentare le «capacità di produzione comuni per quanto riguarda la difesa terra-aria» avvalendosi del know-how delle industrie militari dei due paesi. Lo stesso che ha portato alla fabbricazione dei sistemi Samp/T nell’ambito del programma comune Fsaf sviluppato circa vent’anni fa.

Si tratta di un arsenale di difesa molto efficace e che serve all’esercito ucraino per contrastare gli attacchi militari russi compiuti con i droni miliari. Nelle ultime settimane anche Washington ha provato a convincere l’Italia sulla fornitura, con una chiamata al consigliere diplomatico della premier Meloni, Francesco Talò, da parte del Consigliere per la sicurezza americana, Jake Sullivan.

A pochi giorni dalla decisione tedesca di inviare i Leopard 2 verso Kiev, nella serata di ieri Crosetto ha annunciato che la prossima settimana il governo lavorerà a un possibile nuovo decreto aiuti per l’Ucraina. 

«La terza guerra mondiale inizierebbe nel momento in cui carri armati russi arrivassero a Kiev e ai confini d’Europa. Fare in modo che non arrivino è l’unico modo per fermare la terza guerra mondiale», ha detto ieri il ministro. Nonostante la titubanza degli altri alleati di governo, Giorgia Meloni prosegue con la linea adottata negli ultimi mesi sostenendo il presidente ucraino Zelensky e acconsentendo le richiese della Nato.

Oltre l’Ucraina

L’invasione russa dell’Ucraina non è l’unica questione affrontata nell’incontro di ieri tra i due ministri. Come emerge dalla nota congiunta, Crosetto e Lecornu hanno anche affrontato diversi dossier legati alla sponda sud del Mediterraneo dove, si legge nel testo, ci sono «numerosi fattori di crisi», «tra cui l’aumento della minaccia terroristica, la crisi migratoria e il cambiamento climatico».

Il tema della migrazione, la stabilità di paesi come la Libia e le forniture energetiche provenienti da paesi come l’Algeria e l’Egitto sono temi di interessi comuni tra Roma e Parigi, sul quale i due ministri hanno provato a tracciare delle direttrici d’azione condivise. L’obiettivo è «costruire insieme una visione di sicurezza e difesa che abbia il coraggio di pensare non soltanto ai nostri due paesi e al Mediterraneo allargato ma al futuro della Difesa europea».

Le armi americane

Mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto anche l’invio di caccia F-16, il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale statunitense, John Kirby, ha detto che l’amministrazione Biden non ha annunci da fare in merito. Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha invece espresso la sua contrarietà a inviare gli aerei da combattimento visto il rischio di incappare in scenari inesplorati.

Ieri Kirby è tornato a parlare dei 31 carri armati Abrams M1 americani che saranno inviati a Kiev. Ha detto che ci vorranno mesi, forse si andrà oltre la primavera, ma «non perderemo tempo, addestreremo gli ucraini per l’uso e la manutenzione di questi carri armati». Dopo la reazione di Mosca è arrivata anche quella dell’alleata Corea del Nord. Kim Yo-jong, sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, ha detto che gli Stati Uniti hanno valicato una «linea rossa» con la decisione di inviare i propri tank verso Kiev, aumentando così il rischio di un conflitto mondiale.

Gli alleati Nato continueranno a discutere su nuovi invii di armi, una buona occasione è la visita del presidente Joe Biden in Europa in occasione del primo anniversario dell’invasione russa, ma per il momento, nonostante le indiscrezioni, non c’è ancora conferma ufficiale da parte della Casa Bianca.

Crimini di guerra

In undici mesi le autorità giudiziarie ucraine hanno raccolto oltre 65mila casi di presunti crimini di guerra commessi dai soldati russi. «Questi numeri dimostrano che ci troviamo davanti al più alto numero di crimini di guerra mai documentati», ha detto ieri il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders. Al momento diversi stati membri, tra cui anche Italia e Francia, hanno inviato team di investigatori ed esperti forensi per raccogliere prove.

Al momento 14 stati membri hanno aperto indagini sui crimini internazionali compiuti in Ucraina, ha fatto sapere ieri il commissario europeo.

 

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