L’attivazione del gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe collegare la Russia e la Germania passando per il Mar Baltico, è stata interrotta. La notizia è stata resa nota dal cancelliere tedesco Olaf Scholz

L’infrastruttura è pronta già da tempo, nelle ultime settimane da Mosca si attendeva il via libera dell’autorità di rete tedesca, che aveva temporaneamente sospeso l’attivazione. 

Oggi, secondo i media tedeschi, è arrivato lo stop. Secondo il settimanale Spiegel, l’indicazione di ritirare il parere positivo dell’authority competente era stata preparata già da settimane dal vicecancelliere verde e ministro per il Clima Robert Habeck. I Verdi da tempo disapprovano il progetto, che invece era stato spinto soprattutto dai socialdemocratici di Scholz. Il gasdotto ha lo scopo di escludere gli stati dell’est Europa dal trasporto del gas russo ed è da tempo controverso anche perché accrescerebbe la dipendenza diretta della Germania e del resto d’Europa dal gas russo.

Secondo Scholz la situazione va rivalutata alla luce degli ultimi sviluppi. Il cancelliere ha anche spiegato che le argomentazioni di Vladimir Putin non «hanno nessun appoggio nella comunità internazionale». La sua decisione di riconoscere le repubbliche andrebbe contro il diritto internazionale e contro gli accordi di Minsk. Il presidente russo infrangerebbe anche «tutti gli accordi internazionali che il paese ha sottoscritto negli ultimi 50 anni». 

Scholz ha annunciato anche altre sanzioni economiche imminenti. 

La decisione di rinunciare almeno temporaneamente al progetto è stata interpretata in Germania come particolarmente significativa. Il cancelliere nel suo incontro con il presidente russo Putin non aveva menzionato questa possibilità in maniera esplicita, limitandosi semplicemente a dire che in caso di degenerazione della situazione le conseguenze sarebbero state gravi, «e sappiamo tutti quali sono».

In realtà la scelta di Scholz non ha effetti immediati visto che non incide sulla fornitura di gas né sul prezzo a cui la Germania acquista, ma soprattutto non danneggia Putin. 

La scelta, se fosse confermata in maniera definitiva, costringerebbe Berlino a riconsiderare la sua strategia per la transizione energetica, che punta parecchio sul gas. 

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