Ulteriore passo in avanti verso il «semaforo», la coalizione di Socialdemocratici, Verdi e Liberali che potrebbe guidare la Germania per i prossimi anni. I colloqui esplorativi sono stati positivi, una base per costruire un’alleanza vera e propria c’è, questa in sintesi la dichiarazione dei vertici dei partiti. Ora si passa alle trattative vere e proprie per la definizione del patto di coalizione tra le forze politiche e, cioè, il programma di governo per i prossimi quattro anni.

Toni ambiziosi, nelle dichiarazioni dei protagonisti, come pure nel documento presentato dai tre partiti come base di accordo sin qui raggiunto. Rinnovamento, progresso, cambiamento e soprattutto una promessa: «Siamo convinti di poter concludere un patto di coalizione ambizioso e solido».

Per ora il documento sembra rispecchiare il vincitore delle elezioni, il social-democratico Olaf Scholz. È ovviamente un testo di compromesso, nel quale Scholz sembra essere riuscito ad accontentare i suoi futuri alleati senza scontentare troppo la sinistra interna del proprio partito, che temeva un annacquamento del programma elettorale. Che c’è stato, ma in una forma tutto sommato accettabile. Di suo il futuro cancelliere proclama l’intenzione di procedere ai «necessari investimenti per la tutela del clima, la digitalizzazione, la formazione, la ricerca e le infrastrutture» senza mettere in discussione il pareggio di bilancio e, soprattutto, senza nuove tasse (ma era una ovvietà in una coalizione con i liberali).

I contenuti dell’accordo

Centrale è la questione verde: «Tutela dell’ambiente in una economia di mercato sociale ed ecologica», questo il nome del paragrafo più lungo dell’intero documento. Per ora molti principi, indicazione del 2030 come uscita dall’energia a carbone (ma solo idealerweise, tipico avverbio per indicare un accordo che ancora non c’è), interventi sulla legge per la tutela dell’ambiente, rispetto dell’accordo di Parigi. I Verdi possono comunque festeggiare, perché su questi aspetti (per ora) hanno ripreso moltissimo del loro programma elettorale.

Sulla questione case (e su tanto altro) la spuntano i liberali, che tornano al centro della politica tedesca. Nessun riferimento a tetti agli affitti (solo l’accenno a valutazioni e proroghe di regole a difesa degli inquilini) ma nuove case come soluzioni del problema: quattrocentomila nuovi appartamenti l’anno, di cui centomila «sociali», cioè assegnati sulla base di requisiti di necessità.

La Spd rinuncia (di nuovo) a una modifica radicale dell’assicurazione sanitaria (anzi si legge chiaramente che il sistema della doppia cassa, pubblica e privata, resta: su questo i liberali hanno evidentemente preteso chiarezza sin dall’inizio), ma ottiene l’aumento del salario minimo (a dodici euro nel primo anno di governo, quindi un aumento di circa un euro rispetto a quanto previsto dalla legislazione attuale) e una trasformazione dell’Hartz IV (il contributo dato ai disoccupati e a coloro che hanno un salario troppo basso) in un Bürgergeld, un contributo di cittadinanza (ma non dovrebbe andare oltre il puro intervento cosmetico).

Ancora: garantire tempi di lavoro flessibili e contrasto di un uso indiscriminato dei Minijobs, cioè privi di contribuiti, e un generico rafforzamento del ruolo dei sindacati (anche qui i liberali sono riusciti a evitare interventi troppo radicali della SPD). Accordo anche per una digitalizzazione delle strutture sanitarie, per fronteggiare la situazione disastrosa evidenziata dalla pandemia, e per una «offensiva» sul fronte del personale (assunzioni e aumenti salariali).

Cosa accadrà

Il documento parla anche di «sovranità strategica dell’Europa», la Spd abbandona l’idea di un esercito europeo e si parla di una cooperazione rafforzata tra gli eserciti nazionali. Quanto all’Europa, il documento (per ora) non va oltre una generica dichiarazione di intenti per «misure per sostenere la competitività di tutti gli Stati membri».

È solo un primo documento, le trattative vere e proprie cominciano ora. Ma è comunque importante che i tre partiti abbiano trovato un accordo preliminare. Non era scontato, perché certamente la presenza di tre attori, se non necessariamente complica, è di sicuro una novità per tutte le parti al tavolo. È una buona prova per la democrazia tedesca ma la strada comunque non è ancora in discesa: questi principi vanno concretizzati. Servirà tempo e nel 2017 Lindner, dei Liberali, decise che un accordo con Verdi e Conservatori non era possibile. Stavolta le parti a Berlino hanno mostrato comunque ottimismo.

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