Anche in Svezia crolla definitivamente il cordone sanitario che per anni ha tenuto l’estrema destra lontano dal governo. Venerdì, il leader dei Moderati, Ulf Kristersson, ha annunciato che formerà un governo di minoranza con i Liberali e i Cristiano democratici, e che il suo esecutivo avrà l’appoggio esterno degli Svedesi democratici, un partito definito di destra estrema o destra radicale e populista e che affonda le sue radici nei movimenti neonazisti svedesi.

«Un cambiamento in Svezia non è solo necessario – ha annunciato Kristersson – ma ora, con l’alleanza dei nostri quattro partiti, è finalmente possibile». L’ingresso nella maggioranza degli Svedesi democratici è il culmine di un lungo processo di normalizzazione della destra svedese iniziato sotto la guida del giovane e carismatico leader del partito, Jimmie Åkesson, alla testa degli Svedesi democratici fin dal 2005, quando aveva appena 26 anni.

Si tratta di un traguardo storico per un partito con cui per oltre tre decenni nessuna forza politica ha voluto avere a che fare, oltre che un segnale della crescente tolleranza in Europa per politiche e discorsi un tempo relegati ai margini del discorso pubblico.

Le elezioni

Alle elezioni dello scorso 11 settembre il Partito socialdemocratico si è confermato di gran lunga il più grande del paese, oltre che uno dei più grandi d’Europa, e ha raccolto il 28,3 per cento dei voti.Al governo dal 2014, i socialdemocratici sono riusciti comunque a incrementare i loro seggi, passando da 100 a 107.

Il risultato però non è stato sufficiente ad assicura una maggioranza al “blocco” di sinistra, un raggruppamento informale di cui fanno parte anche il partito di Centro, la Sinistra e i Verdi. I tre tradizionali partiti dei centrodestra, i Moderati, Liberali e Cristianodemocratici, hanno tutti perso voti e seggi rispetto alle precedenti elezioni, ma l’ottimo risultato degli Svedesi democratici, che hanno ottenuto il record di voti, oltre il 20 per cento e che sono passati da 61 a 73 seggi, è stato sufficiente a garantirgli una maggioranza.

Le trattative con gli alleati sono durate poco più di un mese prima dell’annuncio del nuovo governo. Il leader dei Moderati Kristersson è destinato a diventare il nuovo primo ministro. Gli Svedesi democratici non avranno posti di governo, ma grazie ai loro voti avranno un’influenza determinante sulle politiche del nuovo esecutivo.

L’alleanza ha già annunciato che intende costruire nuove centrali nucleari, come da promesse fatte in campagna elettorale. Punterà ad aumentare i poteri della polizia e la videosorveglianza. Con ogni probabilità, il nuovo governo adotterà misure dure anche nei confronti dell’immigrazione e in particolare dei richiedenti asilo. Gli Svedesi democratici, in particolare, chiedono che la Svezia, uno dei paesi storicamente più accoglienti del mondo, divenga uno stato a “rifugiati zero”.

La lunga marcia 

I nuovi kingmaker del governo hanno una storia lunga e complicata che non mancherà di continuare a suscitare dibattito nel paese. I critici lo accusano di avere radici neonaziste, un’imputazione respinta con forza dai dirigenti del partito.  Formalmente, il partito non ha mai adottato simbologia nazista, ma è emerso negli anni Ottanta dalla magmatica galassia dei movimenti e dei gruppi dell’estrema destra anche neonazista. Tra i suoi primi dirigenti contava almeno un ex membro delle Waffen-Ss.

A partire dall’arrivo alla segreteria di Åkesson, il partito si è moderato, ma la sua ideologia e i suoi programmi sono rimasti legati al nativismo, alla difesa dell’identità svedese, alla lotta all’immigrazione e a politiche populiste e di “welfare sciovinistico” (l’idea di favore la redistribuzione, ma solo a favore degli appartenenti al gruppo culturale maggioritario). 

Per decenni, i temi  e il loro linguaggio è stato considerati inaccettabile nella cultura politica mainstream svedese e il partito è stato oggetto di un cordone sanitario da parte delle altre forze politiche, che si sono impegnate a non governare né fare accordi politici con loro, e di un boicottaggio mediatico.

Con la crisi economica e la progressiva erosione del famoso stato sociale svedese nel primo decennio degli anni Duemila, le fortune elettorali del partito sono iniziate a crescere. Nel timore di vedere i erosi i loro consensi, i partiti di centrodestra hanno iniziato a riprenderne temi e linguaggio, in particolare sull’immigrazione.

Nel 2018, il partito ha raggiunto il 17,5 per cento dei consensi e i partiti del centrodestra hanno rotto per la prima volta il cordone sanitario a livello municipale. Lo stesso anno, i due europarlamentari degli Svedesi democratici sono passati dal gruppo europeo dell’Efdd, quello della Lega e del Rassemblement national, a quello dell’Ecr, i conservatori di cui fa part anche Fratelli d’Italia. 

Nonostante la moderazione dei toni e l’ingresso al governo locale, il partito mantiene una forte impronta estremistica, in particolare nei suoi quadri locali. Secondo una ricerca, su 289 politici svedesi che di recente hanno espresso posizioni naziste o comunque razziste, 214 appartengono agli Svedesi democratici. Il partito detiene anche il record per numero di dimissioni di consiglieri locali: oltre un quarto dei suoi eletti ha dovuto abbandonare l’incarico, molti per aver espresso posizioni o compiuto gesti razzisti.

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