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«Il principale successo di questo vertice è quello di mantenere vivi i nostri sogni», dice Mario Draghi. I 20 radunati sulla Nuvola lasciano in consegna appunto sogni, di concreto c’è poco. Il G20 si chiude con un impegno sul clima che è più vago che mai sui tempi.
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Guida a una dichiarazione finale che è anche una occasione persa di dare slancio alla Cop26 appena iniziata. Le trappole semantiche, le promesse costruite su quelle già fallite, i soldi annunciati ma mai elargiti, le ambiguità.
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Persino l’Italia si presenta alla Cop26 da copresidente senza aver fatto i compiti a casa sul clima. «Speranze disattese», dice il segretario generale dell’Onu.
Doveva essere la domenica in cui il «bla bla bla» sul clima, come lo chiama Greta Thunberg, diventava ambizione concreta. Con il G20 al termine a Roma e la Cop26 che inizia a Glasgow, il momento era perfetto. E invece ai venti Grandi non è servito granché il rito propiziatorio di tirare la monetina nella fontana di Trevi. Antonio Guterres, il segretario delle Nazioni Unite e cioè dell’istituzione multilaterale per definizione, ha lasciato Roma con parole dure: «Le mie speranze sono disattese».



