Mentre Israele annuncia che non c’è nessun cessate il fuoco sul fronte dell’assedio della Striscia di Gaza, dove si contano 600mila persone dirette verso il sud, un milione di sfollati e gli ospedali al collasso, il presidente americano Joe Biden ritiene che un'occupazione israeliana di Gaza sarebbe «un grosso errore». Affermando al programma tv 60 Minutes della Cbs che Hamas non rappresenta tutti i palestinesi.

Analizzando bene le parole del presidente, Biden non ha posto un divieto all’invasione e ha ribadito che Hamas deve essere completamente eliminata, ma ha aggiunto che deve esserci anche una strada verso uno stato palestinese. Realisticamente il presidente ha affermato però che non pensa che Israele perseguirà questa strada in questo momento dopo il terribile massacro di civili e la cattura di 199 ostaggi da parte di Hamas.

«Ma credo che» lo stato ebraico «capisca che una parte significativa dei palestinesi non condivide le opinioni di Hamas e Hezbollah», ha aggiunto il presidente americano cercando di spostare il focus su una soluzione politica e non solo militare del conflitto.

Alle parole di Biden, che teme l’estensione del conflitto, ha risposto Israele con le parole dell’ambasciatore israeliano all’Onu, Gilad Erdan alla Cnn: «Non abbiamo alcun interesse ad occupare Gaza o a restarci, ma poiché stiamo lottando per la nostra sopravvivenza e l’unico modo è annientare Hamas, dovremo fare tutto il necessario per distruggere il loro potenziale».

Ma c’è un modo per colpire Hamas senza coinvolgere civili innocenti a Gaza, il posto con la maggiore densità di popolazione al mondo che con l’esodo in corso a sud della Striscia vedrà raddoppiare questo rapporto? Biden si è detto certo che «gli israeliani faranno tutto ciò che è in loro potere per evitare l’uccisione di civili innocenti». Come riuscire in questo intento resta ancora da capire.

La crisi umanitaria a Gaza

Al momento è in corso un ampio sforzo diplomatico per scongiurare quella che le Nazioni unite hanno descritto come un’imminente «catastrofe umanitaria» a Gaza. Israele ha continuato a bombardare la Striscia e a impedire l’ingresso di cibo, acqua e carburante. Un comunicato ufficiale ha smentito le voci secondo cui il governo israeliano aveva accettato di fornire aiuti umanitari.

L’Egitto ha fatto sapere che ad alcuni cittadini stranieri sarà consentito lasciare Gaza attraverso il valico di Rafah, non ai palestinesi. in ogni caso per ora il valico resta chiuso.

Il ministro della Difesa israeliano ha affermato che l’imminente attacco «sarà lungo, letale, potente». Ma l’editorialista di Haaretz, Gideon Levy ha avvertito che un’invasione di terra finirebbe con un «massacro di massa» sia di soldati israeliani sia di civili palestinesi: «Nessuno uscirebbe meglio da questi orrori». Proprio la trappola in cui Biden vuole evitare cada Israele nonostante i proclami di Netanyahu che è sicuro: «Trionferemo sull'asse Hamas-Hezbollah-Iran».

L’estensione del conflitto

La Casa Bianca ha ribadito che non ci sono «prove chiare» del coinvolgimento dell’Iran nell’attacco di Hamas contro Israele, ma il l’attenzione è rivolta a Hezbollah sul fronte settentrionale. Il primo ministro libanese uscente, Nagib Miqati, ha detto, prendendo per la prima volta le distanze da Hezbollah, che «il governo sta continuando i suoi contatti per mantenere la calma sulla scena locale e proteggere il Libano dalle ripercussioni della guerra a Gaza». Il premier libanese ha aggiunto che «bisogna smettere di provocare Israele per non creare ulteriore tensione».

Israele ha avviato l’evacuazione dei cittadini che vivono entro i due chilometri dal confine con il Libano. Segno evidente che il fronte nord non lascia tranquillo il governo israeliano.

La visita di Biden a Israele

Intanto Reuters e il sito americano di informazione Axios scrivono che Israele e Stati Uniti stanno discutendo di una possibile visita del presidente Usa in Israele «alla fine della settimana».

Secondo il quotidiano israeliano Hareetz il presidente Usa potrebbe arrivare in Israele domani. La visita di Biden rappresenterebbe un segnale importante dell’impegno Usa a fianco di Israele, così comeè avventuo con la visita a Kiev del presidente americano a sostegno dell’Ucraina di Volodymyr Zelensky.

Non a caso Biden ha messo in parallelo nella medesima intervista alla Cbs i due fronti scatenati dalle forze anti-occidentali in Ucraina e in Medio Oriente: «Possiamo aiutare sia Kiev sia Israele» riferendosi indirettamente all’asse ostile formato da Russia, Cina e Iran.

Il ruolo del Qatar

Il ministro degli Esteri dell’Iran, Amir Abdollahian ha incontrato domenica l’intero stato maggiore del Politburo di Hamas a Doha. In un filmato distribuito su X si notano chiaramente i funzionari qatarioti presenti all’incontro ed è molto significativo che i qatarioti abbiano concesso l’incontro a Doha, poche ore dopo la visita del segretario di Stato, Antony Blinken, ora di nuovo in viaggio in Israele dopo una tappa al Cairo.

Nonostante lo scetticismo espresso da alcuni autorevoli commentatori, tutte le rotte diplomatiche per il rilascio degli ostaggi o per l’apertura di possibili cessate il fuoco, passano per Doha. Sul fronte diplomatico il portavoce del ministro degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha detto che Hamas sarebbe pronta al rilascio dei circa 200 ostaggi se Israele mettesse fine agli attacchi sulla Striscia. Non risulta però al momento una presa di posizione in tal senso di Hamas. Anche la Cina, solitamente molto prudente e artefice del riavvicinamento tra Iran e Arabia Saudita, ha affermato: «Sosteniamo la giusta causa del popolo paletinese». Una presa di posizione resa nota mentre si diffondeva la notizia di un attentato a Teheran contro Akiki, generale dei Pasdaran che sarebbe rimasto ferito gravemente.

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