Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato che Israele avrebbe accettato di interrompere la sua offensiva su Gaza durante il Ramadan, il mese sacro dei musulmani. «Il Ramadan si avvicina e gli israeliani hanno concordato di non impegnarsi in attività anche durante il Ramadan, per darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi», ha detto in un’intervista per il “Late Night with Seth Meyers”, programma statunitense della rete Nbc. Tuttavia, le affermazioni del presidente Usa sembrano essere troppo ottimistiche e poco aderenti alla realtà dei negoziati.

L’inizio del Ramadan è previsto per domenica 10 marzo, ma ancora non è stato reso noto quando e se verrà ufficializzata la tregua temporanea. «La mia speranza è che entro lunedì prossimo avremo un cessate il fuoco», ha dichiarato Biden, continuando a sostenere di essere «vicini» alla risoluzione temporanea. 

Secondo quanto riferito da Reuters, durante i colloqui di Parigi Hamas avrebbe ricevuto una bozza di accordo di cessate il fuoco che includerebbe una pausa di 40 giorni di tutte le operazioni militari e lo scambio di prigionieri palestinesi con ostaggi israeliani, in un rapporto di 10 a uno. La bozza consentirebbe inoltre di riparare gli ospedali a Gaza e di far entrare nella Striscia 500 camion di aiuti umanitari ogni giorno.

Durante il programma il presidente Usa, parlando dei tentativi in ​​corso per trovare un accordo per un cessate il fuoco temporaneo e per la liberazione degli ostaggi, ha accennato anche ai suoi crescenti disaccordi con la destra del primo ministro Benjamin Netanyahu. «Israele ha avuto il sostegno schiacciante della stragrande maggioranza delle nazioni. Se continua così con questo governo incredibilmente conservatore che hanno … perderanno il sostegno di tutto il mondo, e questo non è nell’interesse di Israele», ha detto il presidente.

Le risposte a Biden

Un funzionario di Hamas avrebbe dichiarato all’agenzia Reuters che le parole del presidente americano Joe Biden sulla fine dei combattimenti a Gaza sono premature e non corrispondono alla situazione sul terreno.

Secondo il funzionario ci sono ancora «grandi lacune che devono essere colmate» e Hamas non accetterà i tentativi del premier israeliano di «manipolare i negoziati per guadagnare più tempo per attuare i suoi piani, in particolare una guerra della fame contro il popolo palestinese, e che il processo di negoziazione non avrà una durata illimitata».

Anche un alto funzionario israeliano, come riportano i media locali, si è espresso sui commenti fatti da Biden nella serata di ieri, dichiarando di non capire «su cosa si basi l’ottimismo» del presidente riguardo una possibile tregua a Gaza entro lunedì prossimo.

Un’importante fonte politica israeliana, scrive Abc News, ha riferito che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è rimasto «sorpreso» dalle osservazioni del presidente americano su un possibile cessate il fuoco attivo già a partire dal prossimo lunedì. 

I negoziati

Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che durante i colloqui per trovare un accordo che conduca a una tregua temporanea a Gaza non c’è stata ancora alcuna svolta. Il paese rimane tuttavia «ottimista» riguardo alla prospettiva di mediazione. Il portavoce ha aggiunto infine che il Qatar «sta spingendo forte» affinché la proposta quadro avanzata insieme a Stati Uniti, Israele ed Egitto a Parigi venga approvata da Hamas.

Al Jazeera, citando il canale israeliano Channel 12 e l’emittente pubblica Kan, riporta le affermazioni pessimiste di un alto funzionario israeliano, secondo il quale il quadro elaborato a Parigi durante i colloqui «non corrisponde alle richieste di Hamas». Il punto critico sembrerebbe stare proprio nell’insistenza di Israele sul fatto che qualsiasi accordo di tregua non garantirà la fine della guerra, mentre le richieste di Hamas riguardano proprio questo.

Il New York Times ha segnalato un cambiamento nella strategia israeliana durante i negoziati per trovare un accordo con Hamas per il rilascio degli ostaggi. Secondo le dichiarazioni di due funzionari rimasti anonimi, Israele avrebbe concordato una proposta americana che prevede il rilascio di 15 prigionieri palestinesi di alto profilo, condannati per gravi accuse di terrorismo, in cambio della libertà di cinque donne soldato israeliane tenute in ostaggio a Gaza. L’ufficio di Benjamin Netanyahu ha rifiutato di commentare tale posizione.

Attacchi Hezbollah

Il gruppo terroristico libanese ha rivendicato il lancio di 40 razzi su una base militare israeliana situata sul Monte Merom, in Galilea. Il raid sarebbe stato lanciato in risposta agli attacchi su Baalbeck di ieri. L’idf ha confermato che non ci sono stati feriti.

Non si è fatta attendere la risposta israeliana. Alcuni aerei da combattimento dell’Idf hanno colpito un sito militare e un’infrastruttura terroristica di Hezbollah nelle aree di Hanniyeh, Jibchit, Baisariyeh e Mansouri, nel sud del Libano. Le forze militari israeliane hanno affermato inoltre di aver bombardato un’area vicino a Yaroun per «rimuovere una minaccia».

Negli ultimi giorni si è verificata un’escalation di violenza tra le forze israeliane e il movimento islamista libanese Hezbollah, che potrebbe raffreddarsi con l’accordo per il cessate il fuoco temporaneo. Il gruppo libanese ha infatti dichiarato che «nel momento in cui Hamas annuncerà l'approvazione della tregua, e nel momento in cui la tregua sarà dichiarata, Hezbollah aderirà alla tregua e interromperà immediatamente le operazioni». Tuttavia, se Israele continuasse a bombardare il Libano, Hezbollah ha detto che non esiterebbe a continuare a combattere.

Usa e Gb contro i ribelli houthi

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno annunciato nuove sanzioni contro alti ufficiali militari dei pasdaran iraniani, accusati di fiancheggiare le milizie houthi dello Yemen. In una nota del Foreign Office, questi ufficiali vengono indicati come «facilitatori» dell’escalation di attacchi contro le navi commerciali nel Mar Rosso.

Fra i soggetti sanzionati ci sono Mohammad Reza Fallahzader, vicecomandante di un’unità della Guardia rivoluzionaria iraniana, Said al-Jamal, finanziere a armatore in Iran in affari con gli houthi, ma anche un esponente del governo houthi e il sottosegretario al ministero dell’Interno e capo della polizia, Ali Hussein Badr Al Din Al-Houthi. Le sanzioni prevedono il divieto di viaggio in Usa e Regno Unito e il congelamento di asset a loro riconducibili nei due paesi. 

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha affermato che Londra «non esiterà ad agire» ancora con i suoi alleati contro «chi cerca di minare la stabilità regionale» in Medio Oriente. «Il Regno Unito sanzionerà inoltre un ministro della sicurezza houthi per aver minacciato la pace, la sicurezza e la stabilità dello Yemen sostenendo attacchi contro le navi nel Mar Rosso», si legge in una nota.

Restano in vigore le sanzioni già inflitte nei mesi scorsi a 11 esponenti della leadership sciita yemenita.

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