L’esercito israeliano dice di aver ucciso almeno 30-40 gazawi nei pressi dei centri di distribuzione della Gaza humanitarian foundation. Misure contro i coloni che hanno attaccato i soldati in Cisgiordania. Ucciso un altro giornalista nella Striscia in un nuovo bombardamento
Dopo decine di inchieste giornalistiche basate su testimonianze raccolte sul campo e video geolocalizzati, ora arrivano le prime conferme da parte dell’esercito israeliano. L’Idf ha ammesso che in almeno tre casi i suoi soldati hanno causato vittime civili «non necessarie» nei pressi dei centri di distribuzione alimentare della Gaza humanitarian foundation a causa di colpi di artiglieria «imprecisi».
Le conferme ufficiali sono arrivate dopo la pubblicazione di un’inchiesta del quotidiano Haaretz nella quale fonti militari, presenti sui luoghi dei massacri, hanno affermato di aver ricevuto l’ordine di «aprire il fuoco sui civili». Il premier Benjamin Netanyahu aveva risposto che le notizie sono false e calunniose, ora, però, lo stesso esercito ammette le uccisioni indiscriminate dei civili in cerca degli aiuti umanitari. Da quando il nuovo piano di distribuzione alimentare è entrato in vigore, il ministero della Salute di Gaza ha riferito di almeno 580 morti e oltre quattromila feriti.
La violenza dei coloni
Dopo mesi di violenze contro i civili palestinesi nei territori occupati, con la collusione di soldati e polizia, il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato dure misure contro i coloni.
Nella notte tra il 29 e il 30 giugno, alcuni coloni hanno protestato davanti a una base dell’esercito israeliano in Cisgiordania dopo la morte in un 14enne. Alcuni manifestanti hanno attaccato le forze di sicurezza, vandalizzato i loro veicoli militari e dando fuoco a un impianto di sicurezza. Dura è stata la reazione del ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, uno dei politici più vicini al movimento dei coloni. «I criminali sono criminali. Ovunque nel paese.
La violenza contro i nostri amati soldati delle Idf e gli agenti della polizia israeliana e la distruzione di proprietà sono inaccettabili e superano una linea rossa», ha scritto su X. Il premier Netanyahu ha condannato l’episodio e ha sottolineato che «la comunità dei coloni è un modello», quindi «non permetteremo a pochi violenti e fanatici di macchiare un’intera comunità». Katz ha convocato ieri una riunione di emergenza per discutere dell’episodio e ha promesso «misure necessarie» per «sradicare completamente questa violenza».
Trattative e mattanza
Negli ultimi giorni si è intensificata l’attività diplomatica con l’obiettivo di far riesumare le trattative tra Israele e Hamas. Per questo motivo il ministro degli Affari strategici, Ron Dermer, è in volo verso Washington. Ma i due esponenti estremisti del governo Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich, continuano a opporsi a ogni forma di accordo con l’organizzazione palestinese.
Da Doha le autorità riferiscono che l’obiettivo delle ultime interlocuzioni è riuscire a riportare le parti al tavolo dei negoziati, quindi per il momento le trattative rimangono lontane. E mentre ieri si è riunito di nuovo il gabinetto di guerra per discutere di Gaza e Iran, nella Striscia non sono cessati i bombardamenti. Almeno 33 palestinesi sono stati uccisi in un raid dell’esercito israeliano in un attacco contro un locale situato a nord di Gaza City.
Tra questi anche il giornalista Bayan Abu Sultan: 228esimo reporter ucciso in oltre 20 mesi.
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