Al centro delle trattative il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e il disarmo di Hamas. Le trattative proseguiranno anche per tutta la giornata di oggi
Per tutta la giornata di ieri, porte chiuse e sotto stretta sorveglianza, i negoziatori di Hamas e Israele hanno comunicato tramite i mediatori arabi che facevano la spola tra le due parti. E dal primo round di colloqui sul piano di pace presentato da Donald Trump, in corso a Sharm el Sheikh in Egitto, emerge un clima positivo secondo i media egiziani. Al centro delle trattative il ritiro dell’esercito israeliano da Gaza e il disarmo di Hamas. Al tavolo dei negoziati sono presenti anche il genero di Trump, Jared Kushner, e l’inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff.
Anche oggi i colloqui proseguiranno mentre in Israele ricorre l’anniversario degli attacchi di Hamas del 7 ottobre. Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump incontrerà alla Casa Bianca Edan Alexander, ritenuto l'ultimo ostaggio statunitense sopravvissuto alla prigionia nella Striscia, che lo ha liberato lo scorso maggio. Diversi leader internazionali hanno inviato messaggi di cordoglio per ricordare il 7 ottobre, tra questi anche la premier Giorgia Meloni: «Sono trascorsi due anni dall’ignominia del massacro compiuto dai terroristi di Hamas contro migliaia di civili inermi e innocenti israeliani, donne e bambini compresi», si legge in una nota di Palazzo Chigi. «Crimini indicibili che fanno del 7 ottobre una delle pagine più buie della storia. Oggi rinnoviamo la vicinanza ai famigliari delle vittime e torniamo a chiedere la liberazione degli ostaggi, che ancora oggi attendono di tornare a casa dopo due anni di prigionia, vessazioni, sofferenze», ha aggiunto.
PUNTI CHIAVE
17:59
Hamas: «Il rilascio dell'ultimo ostaggio coincida con il ritiro definitivo dell'Idf»
14:22
Media: «Hamas accetta disarmo ma rifiuta Blair governatore»
12:12
Media: «Hamas chiede ritiro immediato Idf da Gaza»
08:21
Netanyahu: "Vogliamo vittoria totale"
07:59
Israele: il ricordo per le vittime del Nova
Trump: «C'è una reale chance di pace a Gaza»
Donald Trump vede una «reale possibilità» di raggiungere un accordo di pace a Gaza in questo momento.
Hamas: «Il rilascio dell'ultimo ostaggio coincida con il ritiro definitivo dell'Idf»
Il rilascio dell'ultimo ostaggio ancora nelle mani di Hamas deve coincidere con il ritiro definitivo delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza. È la richiesta avanzata da Hamas durante la seconda giornata di trattative a Sharm el-Sheikh che si è conclusa poco fa, stando a quanto riferito da una fonte di primo piano del movimento islamista palestinese ad al-Jazeera. La fonte di Hamas ha sottolineato la richiesta di collegare le fasi del rilascio degli ostaggi israeliani alle fasi del ritiro completo delle Idf, auspicando garanzie internazionali sull'accordo. La fonte ha anche precisato che il secondo giorno di trattative a Sharm si è concentrato proprio sul ritiro di Israele dall'enclave e sulla tempistica del rilascio degli ostaggi.
Il Papa su attacco di Tel Aviv: «Quella di Parolin è la posizione della S. Sede»
«Preferisco non commentare ma il cardinale ha espresso l'opinione della Santa Sede». Così Papa Leone, uscendo dalla sede vaticana di Castel Gandolfo, sull'attacco dell'ambasciata israeliana presso la Santa Sede alle parole del Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, sul conflitto in Medio Oriente.
Ambasciatore Israele in Vaticano: «Parole di Parolin minano sforzi per pace»
«La recente intervista al Cardinale Parolin, sebbene sicuramente ben intenzionata, rischia di minare gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo. Si concentra sulla critica a Israele, trascurando il continuo rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi o di porre fine alla violenza. Ciò che più preoccupa è l'uso problematico dell'equivalenza morale laddove non è pertinente». Lo afferma l'ambasciata d'Israele presso la Santa Sede.
Media: «Hamas accetta disarmo ma rifiuta Blair governatore»
Hamas, nel corso dei colloqui in Egitto, avrebbe «accettato di consegnare le sue armi a un comitato egiziano-palestinese, rifiutando categoricamente di affidare la gestione della Striscia di Gaza a un comitato di transizione internazionale». Lo scrive l'agenzia Efe dal Cairo citando una fonte palestinese informata. Hamas «propone di negoziare la gestione di Gaza con l'Autorità Nazionale Palestinese» e «rifiuta la presenza di Tony Blair come governatore di Gaza», pur «accettando che assuma un ruolo di monitoraggio a distanza». Il gruppo palestinese, aggiunge la Efe, «ha proposto che una delegazione di Hamas, guidata dal suo capo negoziatore Jalil al-Hayya gestisca i negoziati con Israele tramite mediatori, mentre un'altra negozi con l'Anp per affidare l'amministrazione della Striscia a un comitato amministrativo affiliato al governo palestinese». La fonte ha aggiunto che «Hamas ha chiesto un cessate il fuoco per recuperare gli ostaggi israeliani, la cui liberazione avverrebbe entro una settimana».
Egitto: «Obiettivo negoziati Sharm è attuare prima fase piano Trump»
Attuare la prima fase del piano dell'Amministrazione Trump per mettere fine alla guerra a Gaza è l'obiettivo dei negoziati indiretti tra Israele e Hamas che si tengono a Sharm el-Sheikh. Lo ha dichiarato in un punto stampa il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, sottolineando che i negoziatori stanno lavorando per "facilitare le condizioni" per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas e dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane come pure per l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia. «È richiesta la rimobilitazione delle forze israeliane affinché possiamo attuare questa fase», ha affermato Abdelatty, aggiungendo che si sta discutendo anche di altre fasi, senza fornire dettagli in merito.
Media: «Hamas chiede ritiro immediato Idf da Gaza»
Hamas, durante il primo round di colloqui ieri a Sharm, in Egitto, «ha chiesto a Israele di cessare il fuoco e ritirare le sue truppe dai quartieri residenziali dell'enclave prima dell'inizio di uno scambio di ostaggi»: lo scrive Sky News Arabia, vicina al governo degli Emirati. Secondo fonti dei mediatori, Hamas «ha chiesto, come condizioni per un cessate il fuoco, il ritiro delle forze israeliane dalle aree chiave e dai quartieri residenziali di Gaza prima di iniziare il processo di rilascio degli ostaggi». Inoltre, riferisce la palestinese Ma'an, Hamas continua a insistere per includere nelle liste dei palestinesi da rilasciare in cambio degli ostaggi sei detenuti che stanno scontando l'ergastolo nelle carceri israeliane. Questo sarebbe uno dei temi «più dirimenti».
Hamas: «Israele continua massacri, arabi in silenzio»
Hamas condanna il «fallimento arabo senza precedenti» per la situazione a Gaza, in un comunicato nel secondo anniversario dell'attacco del 7 ottobre di due anni fa. «Israele continua la sua brutale guerra contro il popolo palestinese commettendo massacri contro civili indifesi, tra il vergognoso silenzio e la complicità internazionale e un fallimento arabo senza precedenti», recita il testo citato da al Jazeera. «A due anni di distanza, il nostro popolo rimane radicato nella sua terra, aggrappato ai propri legittimi diritti di fronte ai piani di liquidazione e di sfollamento forzato», conclude Hamas.
Media: «131 attivisti della Flotilla espulsi in Giordania»
L'agenzia di stampa statale giordana riferisce che oggi 131 attivisti della flottiglia di Gaza sono stati espulsi da Israele in Giordania attraverso il ponte di Allenby. Il ministero degli Esteri giordano ha affermato che gli attivisti provenivano dai seguenti paesi: Bahrein, Tunisia, Algeria, Oman, Kuwait, Libia, Pakistan, Turchia, Argentina, Australia, Brasile, Colombia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Serbia, Sudafrica, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.
Mattarella: «Spero presto esito positivo tentativi pace»
«A due anni dal 7 ottobre 2023 desidero rinnovare la vicinanza al popolo di Israele e ai familiari delle vittime e delle persone rapite, che vanno immediatamente liberate, nell'auspicio che i tentativi di porre fine a questa inaudita ondata di violenza abbiano al più presto esito positivo». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio di una dichiarazione diffusa dall'ufficio stampa del Quirinale.
Meloni: "7 ottobre una delle pagine più buie della storia"
"Sono trascorsi due anni dall’ignominia del massacro compiuto dai terroristi di Hamas contro migliaia di civili inermi e innocenti israeliani, donne e bambini compresi. Crimini indicibili che fanno del 7 ottobre una delle pagine più buie della storia. Oggi rinnoviamo la vicinanza ai famigliari delle vittime e torniamo a chiedere la liberazione degli ostaggi, che ancora oggi attendono di tornare a casa dopo due anni di prigionia, vessazioni, sofferenze". Così, in una nota, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in occasione del secondo anniversario del 7 ottobre. "La violenza di Hamas ha scatenato una crisi senza precedenti in Medio Oriente", aggiunge la premier secondo cui "la reazione militare di Israele è andata oltre ogni principio di proporzionalità, e sta mietendo troppe vittime innocenti tra la popolazione civile di Gaza"
Sanchez: "Hamas liberi ostaggi e Netanyahu fermi il genocidio a Gaza"
"Oggi si compiono due anni dai terribili attacchi perpetrati da Hamas. È un giorno per ribadire la nostra ferma condanna del terrorismo in tutte le sue forme. Per chiedere l'immediato rilascio degli ostaggi israeliani. E per chiedere a Netanyahu di fermare il genocidio del popolo palestinese e aprire un corridoio umanitario". Lo scrive su X il presidente del governo spagnolo, Pedro Sanchez, nel secondo anniversario degli attentati di Hamas in Israele. Per Sanchez, "Il dialogo e il consolidamento dei due Stati sono l'unica soluzione possibile per porre fine al conflitto e raggiungere un futuro di pace" in Medio Oriente
Netanyahu: "Vogliamo vittoria totale"
"Siamo vicini alla fine della guerra, ma non ci siamo ancora", ha detto il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un'intervista rilasciata a Ben Shapiro alla vigilia del secondo anniversario del 7 ottobre 2023. "Ciò che è iniziato a Gaza finirà a Gaza, con il rilascio di tutti i nostri e la fine del regime terroristico di Hamas", ha detto. Venti dei rapiti, ha poi confermato, sono ancora vivi. Ma bisogna andare fino in fondo, mentre a Sharm el Sheikh sono in corso i negoziati sul piano Trump. Hamas, ha detto, non è ancora stato completamente distrutto: "Ci arriveremo. Anche Hezbollah, la Siria e gli Houthi hanno subito duri colpi. Israele è emerso da quel giorno come il paese più forte della regione, ma abbiamo ancora delle cose da fare per completare la vittoria", ha sottolineato. Netanyahu ha poi fatto riferimento alla possibilità di espandere gli Accordi di Abramo. "Possiamo raggiungere più accordi di pace, non solo in Medio Oriente, ma prima dobbiamo porre fine alla guerra a Gaza", ha chiarito spiegando che diversi grandi paesi a maggioranza musulmana sono già in contatto con Israele.
Il ministro degli Esteri tedesco al Cairo per discutere di Gaza
Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha in agenda colloqui oggi al Cairo con il capo della diplomazia egiziana, Badr Abdel-Atty, all'indomani del primo round di colloqui indiretti tra Israele e Hamas in Egitto per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza. Al centro dei colloqui, lo stato dei negoziati a Sharm el-Sheikh dopo la presentazione del piano Trump per "la fine del conflitto a Gaza". Ieri Wadephul, dopo un incontro a Tel Aviv con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar, ha assicurato che la Germania è "pronta" a dare "un contributo chiaro" agli sforzi di pace. A Sa'ar ha assicurato che Berlino può "svolgere, se desiderato, un ruolo politico attivo" nel processo di pace.
Manifestanti fuori le case dei ministri per chiedere la liberazione degli ostaggi
Centinaia di dimostranti manifestano davanti alle case di alcuni ministri del governo israeliano chiedendo la liberazione degli ostaggi e la fine della guerra a Gaza. Lo riferiscono i media di Tel Aviv. In particolare, la protesta va in scena davanti alle abitazioni dei ministri Miri Regev, Gideon Saar, Yuli Edelstein e Ariel Kellner. Altre manifestazioni sono previste in 20 località in tutta Israele.
Israele: il ricordo per le vittime del Nova
I familiari e gli amici dei 370 giovani uccisi quel giorno dai terroristi di Hamas mentre partecipavano al festival musicale Nova, ai margini della Striscia di Gaza, hanno osservato un minuto di silenzio in memoria dei loro cari. Decine di parenti e amici si sono recate sul luogo del festival, trasformato in un memoriale per le persone che vi hanno perso la vita, e hanno osservato un minuto di silenzio alle 6,29 del mattino, l'ora dell'inizio dell'attacco di Hamas, costato la vita a oltre 1.200 persone
Starmer: "Dal 7 ottobre in corso un incubo vivente"
"Oggi ricorrono i due anni dai terrificanti attacchi contro Israele da parte dei terroristi di Hamas del 7 ottobre 2023... Il peggior attacco al popolo ebraico dai tempi dell'Olocausto", ha dichiarato Starmer in una nota. "Da quel giorno terribile, tantissimi hanno vissuto un incubo vivente", ha detto, promettendo di continuare gli sforzi per riportare a casa gli ostaggi britannici tenuti da Hamas a Gaza. L'attacco di Hamas dell'ottobre 2023 ha causato la morte di 1.219 persone, per lo più civili, secondo un conteggio dell'AFP basato sui dati ufficiali israeliani. I militanti hanno anche sequestrato 251 ostaggi, 47 dei quali si trovano ancora a Gaza. Di questi, l'esercito israeliano afferma che 25 sono morti. L'offensiva di rappresaglia di Israele ha ucciso almeno 67.160 palestinesi negli ultimi due anni.
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