Si tratta per la liberazione di decine di ostaggi israeliani catturati da Hamas. Peggiorano le condizioni dei pazienti all’interno dell’ospedale al Shifa di Gaza, secondo il direttore della struttura 179 cadaveri sono stati sepolti in una fossa comune
Proseguono gli scontri all’interno della Striscia di Gaza tra i miliziani di Hamas e l’esercito israeliano che continua a perdere uomini. Nelle ultime ore, altri due soldati sono deceduti, arrivando a 46 unità da quando è iniziata l’operazione militare via terra di Tel Aviv.
L’aeronautica militare ha detto di aver attaccato circa 200 obiettivi di Hamas nella notte tra lunedì e martedì, prendendo di mira un campo di addestramento militare e un magazzino utilizzato dal gruppo terroristico. L’operazione militare ha permesso ai soldati israeliani di prendere il controllo di diversi palazzi istituzionali locali come il parlamento di Gaza city, il quartier generale della polizia e altri edifici governativi di Hamas nei quartieri di Sheikh Ijlin e Rimal.
Gli scontri proseguono anche in Cisgiordania. Nella città di Tulkarem sono stati uccisi sei giovani palestinesi.
Gli ospedali
Le strutture ospedaliere nel nord della Striscia non sono più in funzione per la mancanza di carburante ed energia elettrica. La situazione più drammatica è all’interno dell’ospedale al Shifa dove ci sono centinaia di rifugiati ma anche di pazienti che hanno bisogno di cure mediche immediate. Il direttore dell’ospedale, Mohammad Abu Salmiyah, ha detto che sono 179 le persone morte negli ultimi giorni, tra questi anche neonati e pazienti che si trovavano in terapia intensiva. I cadaveri sono stati sepolti in una fossa comune.
Nella serata del 13 novembre, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha detto che l’ospedale al Shifa «deve essere protetto» e ha chiesto «un’azione meno invasiva» da parte delle forze israeliane. Nella notte uno dei portavoce del governo israeliano per la stampa estera, Eylon Levy, ha scritto su X che è in corso il trasferimento delle incubatrici dagli ospedali israeliani a quello di al Shifa di Gaza.
Intanto, il direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, Unrwa, ha avvertito che le operazioni di aiuto del gruppo a Gaza verranno interrotte nelle prossime 48 ore a meno che non venga consentito l’ingresso di carburante.
Le trattative sugli ostaggi
Potrebbe arrivare presto un nuovo scambio di ostaggi. A rivelarlo è il Washington Post che cita alti funzionari israeliani. Nei giorni scorsi diversi funzionari di alto livello si sono recati in Qatar e in Egitto – i due paesi più attivi – per cercare di sbloccare la situazione.
L’accordo prevederebbe il rilascio di donne e bambini israeliani in cambio della scarcerazione da parte di Israele di donne e giovani palestinesi. In totale, Hamas potrebbe anche rilasciare fino a 70 prigionieri. Si tratterebbe del numero più alto da quando è iniziato il conflitto lo scorso 7 ottobre. Fino a oggi ci sono stati solo due scambi di prigionieri che hanno riguardato quattro donne.
Intanto, l’esercito israeliano ha confermato la morte di Noa Marciano, una soldatessa apparsa in un videomessaggio pubblicato da Hamas. «I nostri cuori sono con la famiglia Marciano, la cui figlia, Noa, è stata brutalmente rapita dall'organizzazione terroristica Hamas. Stiamo utilizzando tutti i mezzi, sia di intelligence che operativi, per riportare a casa gli ostaggi». Secondo le Brigate al Qassam di Hamas, Marciano è stata uccisa in un raid aereo israeliano il 9 novembre all’età di 19 anni.
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