L’attacco è avvenuto a Khan Younis, vicino a un centro della Gaza humanitarian foundation. L’Onu denuncia: «Sofferenze disumane». Oltre 300 i morti in incidenti simili da maggio
Almeno 70 persone, secondo il ministero della Salute di Gaza, sono state uccise nella mattina del 17 giugno nei pressi della rotonda di al-Tahlia a Khan Younis, nel sud della Striscia. Le vittime si trovavano in fila in attesa dell’arrivo di camion con gli aiuti alimentari, ma sono state colpite dal fuoco dell’esercito israeliano.
A riferirlo sono dei testimoni oculari, come Yousef Nofal, che ha raccontato: «Ho visto molte persone immobili e sanguinanti a terra. Continuavano a sparare mentre la gente fuggiva». Mohammed Abu Qeshfa ha aggiunto di aver udito prima un’esplosione e poi raffiche di spari e colpi dei carri armati dell’Idf, definendo la sua sopravvivenza un miracolo. L’esercito israeliano non ha ancora rilasciato commenti sull’episodio, ma da settimane si ripetono episodi simili.
Un sistema contestato e pericoloso
La strage è solo l’ultimo episodio legato al nuovo sistema di distribuzione umanitaria messo in piedi da Israele con il supporto degli Stati Uniti. A fine maggio è stata attivata la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), un ente privato incaricato di gestire gli aiuti alimentari in sostituzione dell’Onu. I centri della Ghf si trovano in zone sotto stretto controllo militare israeliano, e negli ultimi venti giorni si sono trasformati, secondo le parole di chi li frequenta, in «macelli umani».
Oltre 300 morti e più di duemila feriti sono il bilancio, ancora provvisorio, di chi ha provato ad avvicinarsi per ricevere cibo. L’esercito israeliano ha detto in più occasioni di aver sparato «colpi di avvertimento» contro «persone sospette», ma non ha mai chiarito come possano aver causato simili massacri. Inchieste giornalistiche di testate internazionali come la Cnn, la Bbc e Al Jazeera hanno invece dimostrato attraverso la geolocalizzazione dei video circolati online e ascoltando testimoni oculari che i civili sono stati uccisi dall’Idf.
Contro il nuovo sistema di distribuzione degli aiuti umanitari si sono schierati apertamente le Nazioni unite e numerose organizzazioni umanitarie, che lo giudicano inefficace e contrario al diritto internazionale.
Il meccanismo, affermano, impedisce un accesso sicuro e ordinato agli aiuti, e rischia di esporre i civili a nuovi pericoli. Volker Turk, Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, ha parlato di «sofferenze spaventose e ingiustificabili» inflitte ai palestinesi. In alcuni casi il segretario generale dell’Onu ha chiesto che vengano svolte indagini indipendenti per accertare le responsabilità nei massacri.
A Gaza la crisi umanitaria si aggrava di giorno in giorno, ma l’ingresso degli aiuti resta bloccato dai vincoli militari imposti da Israele e senza garanzie e protezione muoiono i civili.
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