Un video pubblicato domenica sera da Hamas mostrava tre ostaggi israeliani: Noa Argamani, 26 anni, Yossi Sharabi, 53, e Itai Svirsky, 38. Le immagini erano accompagnate dall’annuncio che la sorte dei tre sarebbe stata resa nota oggi. 

In un nuovo video con la sola Argamani, riporta il Jerusalem Post, viene annunciato che gli altri due ostaggi sono morti. «Uccisi in due diversi bombardamenti israeliani». Le immagini proseguirebbero con accuse all’esercito israeliano pronunciate dalla stessa Argamani.

«Hamas esercita una tortura psicologica sulle famiglie degli ostaggi», dice il ministro della difesa Yoav Gallant. Secondo il quale «solo la pressione militare su Hamas porterà a un nuovo accordo sugli ostaggi».

Rivolta per il cibo

Sulla costa vicino Rafah, nel sud della Striscia

Migliaia di cittadini a Gaza hanno assaltato i camion che trasportavano aiuti umanitari. La notizia è stata riportata da Al Jazeera che ha postato il video dell’attacco avvenuto nella zona di Al Rashid Street, a ovest di Gaza. 

«Abbiamo bisogno dei beni più importanti, primo fra tutti la farina. Da quasi un mese viviamo senza farina e mangiamo solo riso, ma il riso non è sufficiente per un essere umano e sta causando problemi di salute. Se arriva un camion di farina, serve solo per un pasto in una scuola. Vogliamo solo che ci portino più farina e acqua. Ci appelliamo al mondo perché ci aiuti. Ci appelliamo ai musulmani, all’Occidente, al mondo intero dopo Allah, affinché ci mandino farina e acqua, solo farina e acqua», ha detto uno sfollato, Omar al Shandogli all’Afp. 

La rivolta è nata in seguito ad un appello congiunto del Programma alimentare mondiale (Pam), Unicef e Oms in cui chiedevano un aumento degli aiuti nella Striscia. «É urgente una svolta nel flusso di aiuti umanitari a Gaza, con l’aumento del rischio di carestia e del numero di persone esposto a epidemie di malattie letali», hanno scritto nel comunicato. 

Missione contro gli Houthi

Un caccia statunitense ha abbattuto un missile da crociera lanciato dagli Houthi contro un cacciatorpediniere Usa nel Mar Rosso meridionale. Lo ha riferito il Comando Centrale degli Stati Uniti, il Centcom, su X.

È accaduto nei pressi della costa di Hudaydah, in Yemen, una zona controllata dagli Houthi. Non è stato riportato alcun ferito, scrivono gli Stati Uniti. 

Più tardi, invece, un missile ha colpito una nave mercantile di proprietà americana a largo dello Yemen. Lo ha riferito la compagnia britannica per i rischi marittimi, Hambrey.  «L’attacco ha preso di mira interessi statunitensi in risposta agli attacchi Usa contro le posizioni Houthi nello Yemen», ha detto la compagnia. 

Si tratta dell’ennesimo scontro nel Mar Rosso tra gli Houthi e le navi internazionali. Per i ribelli yemeniti gli attacchi sono parte di una campagna di supporto della popolazione palestinese sotto assedio da parte delle forze di difesa israeliane a Gaza, scrive Reuters.  

Il portavoce degli Houthi, Mohammed Abdulsalam, ha commentato l’osservazione di aerei statunitensi vicino allo spazio aereo e alla costa yemenita come una violazione della sovranità nazionale.

Incidente a Raanana 

Nella città di Raanana, in Israele, si è verificato un incidente stradale. La polizia ha confermato che si è trattato di un attacco terroristico. L’ipotesi era emersa subito dopo che la polizia aveva subito descritto l’incidente come «insolito». Un passante ha poi raccontato ad Army Radio che «è successo tutto in un secondo». La polizia ha riportato per ora 19 feriti. Per ora, solo una donna di 70 anni è morta a seguito delle ferite provocate dall’attentato. In un comunicato, la polizia ha riferito di aver arrestato i due palestinesi provenienti dalla città di Hebron, ritenuti per ora i principali sospettati. Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, ha identificato Ahmed Zidat, 25 anni, e Mahmoud Zidad, 44 anni. I due, anche parenti, erano in Israele illegalmente. Lo riporta Times of Israel. 

Anche Hamas è intervenuta sull’incidente tramite il canale Telegram. «L’operazione del commando a Raanana è una naturale risposta ai massacri dell’occupazione e alla sua continua aggressione contro il nostro popolo palestinese», hanno scritto. 

L’offensiva israeliana

L’offensiva israeliana contro la Striscia di Gaza continua, sono più di 24mila i morti a Gaza tra i palestinesi. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha infatti dichiarato lo scorso sabato che la guerra contro Hamas non si fermerà, «continuerà fino alla fine», finché non saranno raggiunti tutti gli obiettivi. Ma anche dagli Stati Uniti arrivano le richieste di ridimensionare gli attacchi.

John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha riferito in tv, sulla Cbs, che «è il momento giusto» perché venga ridotta l’offensiva militare su Gaza, parlando di operazioni a bassa intensità.

Gli Stati Uniti «non si fermeranno finché gli ostaggi, compresi sei cittadini Usa», non saranno liberati, ha scritto il segretario di stato Anthony Blinken su X, sottolineando che «cento giorni di prigionia a Gaza sono troppo lunghi». In risposta la missione palestinese alle Nazioni Unite ha scritto: «Cento giorni e nemmeno una menzione dei quasi 24mila morti, la metà dei quali erano bambini. Vergogna a coloro che rimangono complici e non chiedono un cessate il fuoco immediato a Gaza».

Intanto, il gabinetto di guerra israeliano ha approvato il nuovo budget per l’anno 2024 prevedendo un aumento di 15 miliardi di dollari (corrispondenti a 55 miliardi di shekel). «Ci sono aumenti al bilancio per l’istruzione, al bilancio del welfare, al bilancio per la sicurezza interna, ma soprattutto al bilancio della difesa, che è semplicemente essenziale per la vittoria e per il nostro futuro», ha detto Netanyahu. 

Giornalisti uccisi

È stato ucciso da un attacco israeliano il video giornalista del canale tv con base al Cairo Al Ghad, Yazan al-Zwaidi. Lo riporta l’Afp. Per il Comitato per la protezione dei giornalisti, con Zwaidi sono 83 i giornalisti e operatori dei media a essere stati uccisi a Gaza, dall’inizio dell’offensiva, il 7 ottobre. 

Le Nazioni Unite si sono dette molto preoccupate per l’alto numero di morti tra gli operatori dei media, mentre la Corte penale internazionale ha annunciato che sta lavorando a un’indagine su potenziali crimini contro i giornalisti durante il conflitto.

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