Il 2024 in Ucraina si prepara ad essere un anno di stallo sul fronte e di movimento nelle retrovie politiche, a Kiev, Mosca e nelle capitali di Europa e Stati Uniti. Mentre gli eserciti si ricostituiranno dopo le perdite subite nel 2023, Stati Uniti e Russia avranno le loro elezioni presidenziali, gli ucraini dovranno decidere se rimandare le loro e gli europei sceglieranno il loro nuovo parlamento. Ecco cosa aspettarsi da questo nuovo anno di guerra.

Una nuova controffensiva?

Il governo di Kiev non ha dato segnali di voler lanciare una nuova controffensiva nel 2024, anche perché quella iniziata lo scorso giugno non è mai stata dichiarata formalmente conclusa e il presidente Zelensky ha ribadito in più di un’occasione che i combattimenti proseguono ancora oggi.

Secondo l’ex capo di gabinetto del ministero della Difesa tedesco, Nico Lange, il generale Zaluzhny sta preparando una nuova controffensiva che includa «aerei ed elicotteri» che saranno consegnati nel corso dell’anno. Ma l’opinione di Lange è ottimistica e minoritaria tra gli esperti.

Secondo Michael Kofman, analista del think tank Carnegie endowment, il 2024 sarà un anno di attesa e di ricostituzione per le forze armate ucraine. Nuovi attacchi saranno lanciati per ostacolare il raggruppamento delle truppe russe e per ragioni politiche, ma difficilmente, sostiene Kofman, gli alleati saranno in grado di fornire agli ucraini materiali sufficienti per una nuova offensiva come quella del 2023 prima del 2025.

Altri indizi sul fatto che gli ucraini puntano a trascorrere il 2024 sulla difensiva arrivano dalla decisione di costruire nuove fortificazioni lungo tutto il fronte. La decisione è stata annunciata da Zelensky a fine novembre e il presidente ucraino ha personalmente sottolineato l’importanza di queste difese durante un tour al fronte. 

Sulla difensiva

Spostare l’attenzione sulla difesa piuttosto che sull’attacco è una necessità più che una scelta. Secondo la maggior parte delle analisi, nel 2024 le forze armate di Kiev si troveranno in inferiorità rispetto ai russi per quanto riguarda la quantità di munizioni di artiglieria a disposizione.

Secondo fonti del Pentagono, la Russia produrrà fino a due milioni di munizioni nel corso dei prossimi due anni. A queste si aggiunge circa un milione di munizioni che il Cremlino avrebbe importato dalla Corea del Nord. Si tratta di una frazione dei dieci milioni di proiettili sparati dalla Russia nel 2023, ma comunque una quantità superiore a quella che gli alleati sono in grado di produrre al momento.

Nel 2023, l’Ucraina ha ricevuto appena 250mila munizioni dall’Unione europea, che nel frattempo ha già annunciato che non riuscirà a consegnarne un milione entro il prossimo marzo come aveva promesso. Con gli Stati Uniti che non arriveranno a produrre un milione di munizioni prima del 2025 e la tedesca Rheinmetall che non pensa di superare i 750mila per almeno un paio d’anni, il 2025 si annuncia per l’Ucraina complicato dal punto di vista delle forniture di proiettili, come era già stato il 2022.

Stessa situazione anche nel campo dei droni, in particolare per quanto riguarda i droni di dimensioni più ridotte, utilizzati a centinaia dai soldati e che in molte circostanze sopperiscono alla mancanza di munizioni di artiglieria. Di recente, un ufficiale ucraino ha detto alla televisione nazionale che la Russia schiera dai cinque ai sette droni per ognuno dei loro. 

Sono stime confermate anche dagli analisti. Non solo l’Ucraina ha difficoltà a produrre abbastanza droni, ma nella conferenza stampa di fine anno, Zelensky ha ammesso per la prima volta che ora iniziano a scarseggiare anche le munizioni che vengono riadattate per armarli.

Gli aiuti

L’inferiorità in fatto di armi e materiali rispetto alla Russia rischia di peggiorare se gli alleati dell’Ucraina non si accorderanno sui nuovi fondi da destinare al paese. Negli Stati Uniti il prossimo passaggio inizierà l’8 gennaio, quando il Congresso tornerà dalle ferie. Al Senato è ancora bloccato dall’opposizione repubblicana il pacchetto da 60 miliardi di aiuti, ma i democratici sperano di sbloccare la situazione prima del 19, quando è previsto un voto sul finanziamento del governo.

Sempre a gennaio, si riuniranno di nuovo i capi di stato e di governo dell’Unione europea, per discutere il pacchetto di aiuti all’Ucraina da 50 miliardi di euro che è stato bloccato all’ultima riunione di dicembre dal veto del primo ministro ungherese Viktor Orbán.

In caso di nuove difficoltà, i leader europei si preparano a trovare vie alternative per consegnare i fondi all’Ucraina. Secondo il ministero delle Finanze di Kiev, i fondi europei dovrebbero compensare l’eventuale mancanza degli aiuti americani senza causare troppi problemi.

Tre elezioni e mezzo

La guerra in Ucraina dovrà fare i conti anche con le tre elezioni fissate per il prossimo anno: le presidenziali russe di marzo, l’europee di giugno e quelle americane di novembre. In Ucraina si dovrebbe votare a marzo per scegliere un nuovo presidente, ma il voto potrebbe essere rimandate per via del conflitto.

Di queste data, la più gravida di conseguenze per l’Ucraina sarà il 4 novembre, giorno delle presidenziali americane, quando la possibile vittoria del Repubblicano Donald Trump potrebbe causare uno stop definitivo o una significativa riduzione degli aiuti americani e del sostegno diplomatico a Kiev.

In Russia, l’esito delle presidenziali appare scontato, ma il voto sarà nondimeno un test per la stabilità del regime di Putin. Terminato il voto, inoltre, diventerà più probabile l’annuncio di una nuova mobilitazione, mossa impopolare per l’opinione pubblica, ma necessaria se le forze armate del Cremlino intenderanno lanciare nuove future offensive. 

Le elezioni europee sembrano destinate a confermare la Commissione Von der Leyen e la sua linea pro Ucraina, ma un’affermazione della destra filorussa nell’Europa centro-orientale, e non solo, potrebbe fornire nuovi alleati ai filorussi ostili a Kiev.

Infine, rimane l’incognita delle presidenziali ucraine. In base all’attuale legge, il voto dovrebbe essere rimandato fino al termine della legge marziale. Ma alleati del presidente e lo stesso Zelensky sono stati ambigui sulla possibilità di modificare la legge e tenere regolari elezioni l’anno prossimo, aprendo e poi chiudendo alla possibilità.

L’opposizione nel frattempo è contraria al voto, mentre molti sottolineano le difficoltà tecniche quasi insormontabili di organizzarle in tempo di guerra. Ma con la popolarità del presidente in calo e la possibilità di aggiudicarsi un nuovo mandato con cui chiedere nuovi sacrifici agli ucraini, tentare la strada elettorale rimane una tentazione per il circolo presidenziale.

Un nuovo sforzo bellico

Con o senza una nuova legittimazione elettorale, Zelensky si prepara a chiedere comunque un nuovo sforzo alla popolazione in nome della difesa del paese. Durante la sua conferenza stampa di fine anno Zelensky ha detto che il governo sta «considerando seriamente» la proposta delle forze armate di mobilitare altre 4-500mila persone, oltre al milione che si trova già sotto le armi, confermando le voci di un’imminente riforma del sistema di reclutamento che circolano da settimane. 

Non è chiaro come e quando le regole della mobilitazione saranno modificate, ma le truppe di prima linea sono sempre più stanche e le richieste di rotazione sempre più frequenti, mentre un crescente senso di distacco si sta sviluppando tra i militari e i civili che vivono nelle grandi città ucraine, dove la vita prosegue in modo quasi normale. 

Tra i possibili cambiamenti in discussione c’è l’abbassamento dell’età media per la coscrizione da 27 a 25 anni. Fino ad oggi, il governo aveva preferito evitare di reclutare i più giovani, considerati un’importante risorsa per l’economia presente e futura del paese. Al momento, Lletà media delle forze armate di Kiev è pari a circa 42 anni.

Sull’abbassamento dell’età di mobilitazione Zelensky ha cambiato idea, ma rimane invece contrario ad approvare la coscrizione obbligatoria per le donne, come proposto dalle forze armate. Attualmente, nell’esercito servono circa 40mila volontarie.

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