Il nuovo numero di Scenari, la pubblicazione geopolitica di Domani, ripercorre questa settimana i sei mesi di guerra in Ucraina, dall’invasione fino a oggi, e le crisi ramificate dei suoi impatti globali: dalle direttrici del conflitto all’insicurezza alimentare in Africa, dai deliri imperiali della Russia alla dominazione degli Stati Uniti e la sfida nell’Indo-Pacifico. In 48 pagine, le mappe a cura di Luca Mazzali, Daniele Dapiaggi e Bernardo Mannucci di Fase2studio/Appears, i grafici di Filippo Teoldi, i testi di Davide Maria De Luca, Francesco Strazzari, Timothy Snyder, Daniel Immerwahr, Yascha Mounk e Stefano Pontecorvo, provano a trovare la rotta nel caos geopolitico contemporaneo. Da venerdì 5 agosto in edicola e in digitale.

Cosa c’è nel nuovo numero 

Filippo Teoldi e Davide Maria De Luca analizzano in sedici tappe le fasi del conflitto: sono passati più di 150 giorni da quando l’esercito russo ha invaso l’Ucraina, pochi minuti dopo le 6 di mattina del 24 febbraio. Mappa dopo mappa, il riepilogo della guerra che ha chiuso un’epoca e ne ha inaugurata un’altra: dall’invasione di terra all’assedio di Kiev e di Mariupol, passando per la crisi umanitaria dei profughi e i crimini commessi contro i civili nelle città di Bucha e Irpin, all’offensiva nel Donbass e alla guerra in mare, fino a luglio, mese in cui si moltiplicano le voci su una vicina grande controffensiva ucraina.

Le mappe di Fase2studio/Appears aggiornano a seguire sui fatti rilevanti e gli sviluppi dell’invasione dell’ultima settimana, e in successione rappresentano gli scenari più significativi di questi ultimi mesi: la rete dei tubi in Russia e in Europa, l’instabilità e l’insicurezza alimentare nella regione africana del Sahel, il ruolo dell’Italia nello scacchiere mediterraneo, gli scambi commerciali tra Cina e Stati Uniti, le dinamiche in corso nel quadrante Indo-Pacifico, ma anche la Russia e l’Ucraina nella storia, e tanti altri temi ancora.

Tra i testi, il politologo Francesco Strazzari offre la sua riflessione sui problemi tra la teoria delle relazioni internazionali e il dibattito pubblico sulla guerra in Italia: dopo l’invasione russa dell’Ucraina, diverse narrazioni hanno attraversato lo spazio di discussione sul conflitto; un diffuso anti intellettualismo ha indotto a trascurare una serie di problemi teorici, che non sono però eludibili.

Timothy Snyder, storico e docente all’università di Yale, spiega come la configurazione attuale dello stato di Kiev si riscontri già dall’epoca medievale e agli albori di quella moderna, e come storicamente nessun’altra regione abbia attirato così tanta attenzione coloniale in Europa, dall’imperialismo russo al nazismo. Fino a Putin, che nel 2013 ha esposto la sua visione apocalittica in termini secolari: l’Ucraina è inseparabile dal corpo russo vergine.

Segue un estratto dal libro dello storico Daniel Immerwahr, L’impero nascosto. Breve storia dei Grandi Stati Uniti d’America (Einaudi, 2020), sulla storia di un’influenza mondiale: nel 1945 l’impero americano ha raggiunto la sua massima espansione arrivando a governare quasi 135 milioni di persone fuori dal suo continente, tra basi militari, territori occupati e colonie. Ma finita la guerra, l’anti imperialismo e la tecnologia hanno spinto gli Stati Uniti verso un nuovo modello imperiale, fatto di controlli indiretti, legami commerciali, e intelligence.

Per il politologo Yascha Mounk la maggior parte delle democrazie attuali sono impegnate in un grande esperimento: costruire società eterogenee capaci di durare nel tempo e di trattare i propri membri in modo equo. Ma sempre più critici e demagoghi sostengono sia invece l’assetto etnico e nazionalistico il motivo di successo degli stati democratici. Per garantire che tutti i cittadini godano degli stessi diritti occorre oggi adottare valori condivisi che possano ridurre la polarizzazione politica, rinnovare il senso di uno scopo comune e impedire alle nostre società di disgregarsi.
Infine il diplomatico Stefano Pontecorvo, con un estratto dal suo libro appena pubblicato, L’ultimo aereo da Kabul. Cronaca di una missione impossibile (Piemme, 2022), sposta lo sguardo verso l’Afghanistan: l’epilogo della vicenda afghana ricorda il fallimento di altre operazioni internazionali, come quella in Vietnam, in cui la sottovalutazione o il disinteresse per il contesto regionale, la mancanza di un obiettivo univoco e di una strategia politica condivisa tra gli attori, insieme ad altri fattori, hanno infine portato al collasso delle forze militari. Comprendere gli errori dell’occidente può aiutarci a capire meglio il nuovo ordine mondiale che si sta prefigurando anche con la guerra in Ucraina.

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