La compagnia militare privata russa Wagner ha iniziato il ritiro delle proprie truppe da Bakhmut. Lo ha annunciato giovedì mattina il fondatore del gruppo, Yevgeny Prigozhin, in un video pubblicato su Telegram. «Ora sono le 5 del mattino del 25 maggio, noi stiamo portando via il nostro reparto da Bakhmut», ha detto Prigozhin, aggiungendo che le operazioni di rischieramento dei paramilitari proseguiranno fino al primo giugno. 

Lo scorso 20 maggio, i paramilitari avevano annunciato la conquista di Bakhmut, dopo una delle più lunghe e intense battaglie dallo scoppio del conflitto. Il presidente ucraino Volodomy Zelensky aveva poi smentito la notizia ribadendo che la città fosse ancora libera dai russi. 

Prigozhin minacciava da più di un mese il ritiro dei propri uomini dalle zone di guerra, polemizzando con i vertici militari di Mosca sulla mancanza di adeguate munizioni. La decisione di una ritirata, su cui c’era poi stato un temporaneo ripensamento, era stata già annunciata lo scorso 5 maggio. 

Secondo il leader della Wagner, il prolungato conflitto in Ucraina e l’aumento delle perdite tra i soldati russi potrebbero generare una rivoluzione interna alla Russia, come avvenuto nel 1917. 

«I soldati si alzeranno e poi i loro cari si alzeranno. È sbagliato pensare che ce ne siano centinaia, ce ne sono già decine di migliaia, parenti di coloro che sono stati uccisi», ha detto Prigozhin.

Putin è l’obiettivo primario 

Il vice capo della Direzione principale dei servizi di Kiev, Vadym Skibitsky, in un’intervista al quotidiano tedesco Welt ha detto che l’intelligence ucraina ha come «obiettivo primario» il presidente russo Vladimir Putin, in quanto coordina le unità che hanno attaccato l’Ucraina. 

Nel mirino di Skibitsky anche il porto di Mariupol, considerato un punto logistico delle forze russe. 

Nuovi attacchi su Kiev

Sono state riportate nuove esplosioni nella notte tra mercoledì e giovedì, nella capitale ucraina e nelle regioni di Kharkiv, Leopoli, Rivne e Khmelnytskyi.
L’esercito ucrainio ha annunciato di aver abbattuto i 36 droni Shahed, di origine iraniana, lanciati da Mosca. 
Serhiy Popko, capo dell'amministrazione militare di Kiev, ha dichiarato in un messaggio su Telegram che «il nemico continua a utilizzare tattiche di attacco in diverse ondate, con intervalli tra gruppi di droni attaccanti».

Il presidente Zelensky, in un video pubblicato sui social media, si è rivolto direttamente all’Iran, domandando il perché il Teheran voglia sostenere il «regime del terrore» di Mosca.

© Riproduzione riservata