Severodonetsk, una città nel Donbass che prima della guerra aveva quasi centomila abitanti, non esiste quasi più. Il sindaco Oleksandr Stryuk, ha detto ieri che il 90 per cento degli edifici è stato danneggiato e il 60 per cento delle abitazioni civili è completamente distrutto. Dopo i bombardamenti, le truppe di Mosca stanno circondando la città per costringere alla resa i militari ucraini che sono ancora rimasti a combattere, proprio come accaduto nella città portuale di Mariupol nelle scorse settimane. A Severodonetsk ci sono ancora migliaia civili, mentre secondo il sindaco sono almeno 1.500 i morti.

Se solo pochi giorni fa si assisteva a una controffensiva ucraina che ha impedito all’esercito russo di conquistare la città di Kharkiv, facendo presagire un ulteriore fallimento strategico nell’offensiva Mosca, lo scenario di guerra sta cambiando.

Le truppe di Vladimir Putin continuano a fare «progressi lenti ma tangibili», ha detto il premier britannico Boris Johnson. Non bisogna, «lasciarsi cullare dall’incredibile eroismo degli ucraini nel respingere i russi dalle porte di Kiev», ha detto il premier che ha invitato i paesi occidentali a inviare ulteriori aiuti militari e ha evidenziato le difficoltà dell’esercito di Kiev negli ultimi giorni.

Anche le comunicazioni delle autorità ucraine stanno diventando più pessimiste, sintomo che sul campo i russi stanno ottenendo risultati significativi nelle ultime due settimane. Tra questi rientra sicuramente il controllo di oltre il 95 per cento dell’Oblast di Luhansk come riportato dall’Istitute for the study of war.

Lyman

Il consigliere del governo ucraino Oleksiy Arestovych ha detto in un video che secondo informazioni «non ancora confermate» la città di Lyman, nell’Ucraina orientale, è caduta in mano russa. «Questo dimostra l’aumento delle capacità tattiche e di manovra dell’esercito russo», ha detto Arestovych. Lyman è un importante snodo ferroviario e un punto di passaggio per arrivare a Severodonetsk e contribuisce anche ad avvicinare al fronte Sloviansk una delle città che i russi controllano nel Donbass.

I russi stanno avanzando anche in modo persistente a sud e a ovest di Popasna verso Bakhmut e si stanno preparando anche a costruire una nuova linea di difesa nella parte sud-est del paese per consolidare il controllo a lungo termine sulla regione e respingere probabili future controffensive ucraine.

Genocidio

«La Russia vuole il genocidio in Donbass», ha detto ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel giorno in cui un rapporto legale indipendente, firmato da trenta studiosi ed esperti di diritto, accusa la Federazione Russa di aver violato diversi articoli della Convenzione delle Nazioni unite sul genocidio. Secondo gli esperti, la guerra sta fornendo diverse prove per ritenere che l’obiettivo delle forze russe è quello di distruggere il popolo ucraino. L’ultimo bollettino ufficiale delle Nazioni unite dice che sono 4.031 i civili rimasti uccisi dall’inizio della guerra e 4.735 i feriti. Si tratta di dati al ribasso, che non tengono conto del numero delle vittime in alcune città perché impossibile da accertare, come ad esempio Mariupol.

I russi che si rifiutano di combattere, invece, rischiano il licenziamento. Sono 115 le guardie nazionali, una forza nota anche come Rosgvardia, che secondo alcuni documenti di tribunali militari hanno perso il loro lavoro perché si sono rifiutati di andare in Ucraina.

Le armi

Le forze armate ucraine hanno pubblicato le prime foto dei cannoni Fh70 donati in numero sconosciuto dall’Italia. Si tratta di un pezzo di artiglieria disegnato negli anni Ottanta. Il proiettile che spara è del calibro standard Nato, 155 millimetri, con un raggio di circa 30 chilometri. I cannoni sono stati consegnati nel corso del terzo invio di armi in Ucraina, deciso a metà maggio. Il contenuto della spedizione è stato segretato, come quello delle spedizioni precedenti. Si tratta delle prime “armi pesanti” inviate dall’Italia al paese in guerra. Secondo la Cnn, invece, gli Stati Uniti invieranno lanciarazzi a lungo raggio.

I danni della guerra

Secondo l’ultimo report della Kiev School of Economics le perdite economiche complessive dovute alla guerra, tra dirette e indirette (declino del Pil, cessazione degli investimenti, etc.), vanno dai 564 miliardi ai 600 miliardi di dollari. La Russia ha invece stanziato complessivamente otto trilioni di rubli per sostenere l’economia russa e far fronte anche alle sanzioni introdotte dai paesi occidentali.

 

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