Per i cittadini ucraini intrappolati nella città di Mariupol è stato un fine settimana da incubo. Per due volte, sabato e domenica, i tanto attesi corridoi umanitari si sono rivelati un fallimento.

Gli ucraini hanno accusato la Russia di violare la tregua continuando a bombardare i dintorni della città, i russi dicono che gli ucraini approfittano del cessate il fuoco per riorganizzarsi militarmente. In mezzo alle accuse ci sono oltre 200mila persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria.

Da giorni il sindaco della città dice che sono rimasti senza elettricità e senza acqua. Di fronte al rimpallo delle responsabilità ci pensa la Croce rossa a raccontare le cose come stanno. «I tentativi falliti ieri e oggi sottolineano l’assenza di un accordo dettagliato e funzionante tra le parti in conflitto», scrivono in un comunicato.

Come se non bastasse in serata è arrivata anche la notizia che è stato gravemente danneggiato il gasdotto Dontesk-Mariupol e ora circa 700mila ucraini sono rimasti senza riscaldamento, in un’area in cui la temperatura, in questi giorni, è sempre vicina allo zero. Problemi con l’evacuazione dei civili si sono registrati anche in altre città. A Irpin, vicino Kiev, un attacco russo ha preso di mira uno dei checkpoint adibiti all’evacuazione. Secondo le fonti ucraine sono morti tre civili.

A nulla è valso il monito del papa recitato all’Angelus della domenica: «La guerra è una pazzia. Fermatevi, per favore, guardate questa crudeltà». Nel pomeriggio si è continuato a combattere in diverse aree del paese. I dati aggiornati delle Nazioni unite dicono che dal 24 febbraio scorso sono morti ben 364 civili e 759 sono rimasti feriti. Oltre ai morti e ai feriti ci sono anche i prigionieri. Le autorità ucraine hanno creato un sito web, dal nome Occupier, che fornisce informazioni sui prigionieri di guerra dell’esercito russo caduti nelle loro mani dall’inizio della guerra.

L’esodo

Non si ferma l’esodo umanitario, quasi un milione di profughi hanno raggiunto la Polonia. Altri 200mila sono arrivati in Moldavia. In totale più di 1,6 milioni di ucraini hanno lasciato il paese. Secondo le Nazioni unite numeri di questo tipo non si vedevano dalla Seconda guerra mondiale.

Che aria tira in Russia

A Mosca e in altre città del paese non si fermano le manifestazioni. Nella giornata di ieri migliaia di cittadini hanno ascoltato l’appello dell’oppositore politico, Aleksei Navalny, che ha invitato la popolazione a manifestare. Come già accaduto nei giorni scorsi la polizia ha effettuato numerosi arresti: se ne contano oltre 4mila.

Ma la repressione di Vladimir Putin colpisce anche la stampa indipendente. Le autorità russe hanno chiuso anche il sito d’informazione Mediazona per come ha raccontato ciò che sta accadendo in Ucraina. Per i media russi, infatti, è vietato l’utilizzo di parole come «invasione» e «guerra», bisogna usare il termine «operazione speciale».

Ma il direttore e i giornalisti di Mediazona hanno comunque detto che in qualche modo continueranno a raccontare la guerra come fatto fino a ieri, nonostante nei giorni scorsi in Russia sia stata approvata una legge che punisce, anche con il carcere, la pubblicazione di fake news. È un modo per vietare alla stampa di raccontare la tragedia e la disperazione in corso al di là del confine.

 

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