Con l’esodo dei russi verso i paesi confinanti, il Cremlino vuole arruolare soldati direttamente in Ucraina. Secondo quanto riporta il ministero della Difesa ucraino, le autorità russe nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson avrebbero iniziato a distribuire avvisi di leva e a mobilitare uomini in età di leva che «hanno rinunciato alla cittadinanza ucraina e hanno ricevuto passaporti della federazione russa».

A meno di una settimana dal discorso alla nazione di Vladimir Putin con cui il presidente russo ha dato l'ordine di mobilitazione generale e arruolare circa 300mila riservisti da mandare in Ucraina, migliaia di cittadini stanno cercando di lasciare il paese.

Decine di video pubblicati sui social network mostrano code chilometriche lungo le frontiere con il Kazakistan, la Georgia e la Finlandia. Secondo quanto riporta la Bbc nel confine tra la Russia e la Georgia ci sono code fino a dieci chilometri, con tempi di attesa di più di 20 ore per gli attraversamenti. I fortunati che sono riusciti a trovare un biglietto aereo sono atterrati nei paesi vicini in cui possono entrare senza visto, ma a Bruxelles già iniziano i malumori con i paesi europei come la Finlandia che vogliono introdurre delle limitazioni alle richieste di asilo. Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia hanno invece affermato di non voler accogliere le richieste dei russi per motivi di sicurezza nazionale, mentre l’Ungheria di Viktor Orbàn ha detto che continuerà a concedergli i visti Shenghen.

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha esortato l’Europa a mostrare «apertura verso coloro che non vogliono essere strumentalizzati dal Cremlino».

L’ipotesi dell’introduzione della legge marziale

Da diverse regioni della Federazione russa emergono casi di renitenza alla leva. Il discorso alla nazione di Putin ha generato panico e timori, dando vita a manifestazioni finite con circa 1.400 arresti.

Le frontiere internazionali russe restano ancora aperte ma è diffuso il timore che Putin imponga la legge marziale la prossima settimana per far rispettare l’ordine. Sulle App di messaggistica più conosciute si diffondono gruppi che forniscono consigli su come lasciare la Russia. Per cercare di far rispettare l’ordine Putin ha firmato una legge che inasprisce le pene – fino a dieci anni di reclusione – per renitenti e coloro che si rifiutano di andare a combattere. La nuova legge aumenta anche le pene per i disertori e chi si arrende nel campo di battaglia.

Il terreno di guerra

L’ultimo bollettino di intelligence del ministero della Difesa britannico riporta che i russi stanno attaccando dighe e infrastrutture strategiche per rallentare le operazioni militari ucraine. Nella notte tra il 23 e il 24 settembre missili russi contro la città di Zaporizhzhia hanno causato un morto e sette feriti. Altre due le vittime nella città portuale di Odessa, presa di mira dai droni militari.

Il vice ministro della Difesa russo Dmitry Bulgakov è stato rimosso dall'incarico e trasferito a «un altro posto», ha detto il ministero. Al suo posto subentrerà il colonnello generale Mikhail Mizintsev, ritenuto responsabile degli attacchi alla città meridionale Mariupol, conquistata dai russi a fine di maggio dopo settimane di assedio.

Secondo il New York Times, nelle ultime settimane Vladimir Putin ha assunto una posizione più diretta nella pianificazione strategica della guerra in Ucraina, respingendo le richieste dei comandanti di ritirarsi dalla città meridionale di Kherson. La controffensiva ucraina iniziata nelle ultime settimane sta mettendo in seria difficoltà le truppe russe che hanno perso centinaia di veicoli militari e attrezzature nella ritirata nella regione di Kharkiv. Proprio per questo Putin ha indetto la mobilitazione parziale e sostenuto i referendum di annessione nell’Ucraina orientale, per poter giustificare in futuro anche attacchi di portata maggiore.

I referendum

A Kherson, così come a Zaporizhzhia e nelle autoproclamate repubbliche del Donbass è in corso la seconda giornata dei referendum per l’annessione delle regioni alla Federazione russe.

Il voto si concluderà il 27 settembre ma i leader internazionali hanno già fatto sapere che non sarà riconosciuto. «Non riteniamo corretti i tentativi di referendum unilaterale, poiché non abbiamo riconosciuto il referendum in Crimea nel 2014 e il suo risultato, e la nostra posizione su tali referendum è chiara. Riconosciamo l’integrità territoriale del popolo e dello stato ucraini. Stiamo con l’Ucraina», ha detto il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Inoltre, le autorità ucraine denunciano che i separatisti legati a Mosca abbiano costretto con la forza la popolazione locale a votare.

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