Con una cerimonia solenne al Grande palazzo del Cremlino, davanti all’elite politica russa e a membri del governo, tra cui il ministro della Difesa Sergej Shoigu e quello degli Esteri Sergej Lavrov, Vladimir Putin ha annunciato l’annessione alla Federazione russa delle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia, e delle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk.

«Il popolo ha fatto la sua scelta, una scelta netta, oggi firmiamo l’accordo», ha detto Putin citando i referendum che si sono tenuti la scorsa settimana in Ucraina. Un referendum non riconosciuto da nessun altro stato, condannato dalla comunità internazionale (anche dalla Cina), e durante il quale le autorità di Kiev hanno denunciato diverse violazioni.

Davanti ai senatori, ai deputati della Duma e al capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov, Putin ha detto che la formazione di nuovi quattro soggetti della Federazione russa avverrà con una legge costituzionale «perché è la volontà di milioni di persone». Persone che «per cultura, fede e tradizione si ritengono parte della Russia», ha aggiunto. «Non c’è nulla di più forte di voler tornare alla propria vera patria storica». I residenti in Donbass, Zaporizhzhia e Kherson «diventeranno nostri cittadini per sempre», ha detto il presidente russo.

I richiami all’Unione sovietica

Nel suo discorso Putin ha citato la carta delle Nazioni unite che tutela l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli, un messaggio diretto ai leader internazionali che durante l’ultima Assemblea generale dell’Onu hanno definito i referendum come una chiara violazione del diritto internazionale. Putin ha anche chiesto ai presenti di osservare un minuto di silenzio per gli «eroi della grande Russia» che hanno combattuto nella grande guerra patriottica contro il regime nazista e ha definito il crollo dell’Unione sovietica come un evento che ha portato a catastrofi nazionali.

«Il crollo dell’Urss ha strappato le persone dalla loro patria», ha detto Putin che ha poi accusato l’occidente di volere relegare la Russia a ruolo di «colonia» negli equilibri mondiali. «Con queste regole false la Russia non ha intenzione di vivere», ha aggiunto, mettendo in discussione l’ordine internazionale creato dopo la Seconda guerra mondiale.

Il messaggio a Kiev

Ora che Mosca ha raggiunto uno dei suoi obiettivi primari, ovvero l’annessione del Donbass e un corridoio via terra quasi sicuro verso la Crimea, lasciando all’Ucraina solo il sud-ovest del paese per accedere al Mar Nero, Putin ha chiesto al governo ucraino di concludere la guerra e di tornare al tavolo delle trattative.

Ma il presidente Zelensky, che ha formalmente candidato l’Ucraina per entrare nella Nato, è chiaro: «Con questo presidente non si tratta». D’altronde, sul campo di battaglia gli eventi girano a favore del suo esercito che dopo aver liberato oltre 8mila chilometri quadrati sta continuando la sua controffensiva nelle regioni in cui i separatisti hanno svolto il referendum per chiedere l’annessione a Mosca.

Per ora l’operazione rimane segreta, le autorità ucraine rilasceranno ulteriori dettagli nei prossimi giorni una volta che avranno consolidato il loro controllo nell’area, ma è lo stesso leader separatista di Donetsk, Denis Pushilin ad annunciare le difficoltà sul terreno. «L’esercito ucraino «sta cercando a tutti i costi di rovinare i nostri eventi storici», ha detto Pushilin. «Questa è una notizia molto spiacevole, ma dobbiamo guardare con sobrietà alla situazione e trarre conclusioni dai nostri errori».

La risposta internazionale

Alla richiesta formale di Zelensky il segretario della Nato Jens Stoltenberg ha risposto che «la Nato non è parte del conflitto e riafferma il sostegno a Kiev». «Dobbiamo rimanere uniti e solidali con l’Ucraina ed è nel nostro interesse aiutarli a difendere», ha aggiunto. Dagli Stati Uniti il Segretario di stato Antony Blinken ha detto che le porte della Nato «sono aperte anche per l’Ucraina».

Il ministero degli Esteri italiano ha condannato l’annessione, così come i paesi dell’Ue che hanno pubblicato un comunicato congiunto contro la mossa politica di Putin. «Non riconosciamo e non riconosceremo mai i “referendum” illegali che la Russia ha architettato come pretesto per questa ulteriore violazione dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, né i loro risultati falsificati e illegali», si legge nel comunicato. Dagli Stati Uniti il Segretario di stato Antony Blinken ha detto che le porte della Nato «sono aperte anche per l’Ucraina» dopo che il presidente Joe Biden ha imposto nuove sanzioni contro l’elite politica russa.

Al termine del discorso del presidente Putin una folla di persone si è riunita fuori il Cremlino con bandiere russe alla mano per festeggiare l’annessione delle quattro regioni. Dalla piazza Rossa Putin li ha incitati: «La vittoria sarà nostra».

Nello stesso momento, a Zaporizhzhia, gli ucraini piangevano 25 morti e 50 feriti dopo un attacco russo a un convoglio che trasportava civili in fuga. Con le regioni ucraine considerate territorio della Federazione il conflitto cambierà nel prossimo inverno. Gli analisti dicono che i 300mila riservisti chiamati da Putin per andare al fronte non otterranno immediati benefici perché nonostante gli annunci sono stati inviati come carne da macello senza alcun addestramento. Resta da capire se gli alleati della Nato risponderanno alla richiesta di Zelensky di aderire all’alleanza.

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