Il presidente russo Vladimir Putin firmerà oggi i documenti che porteranno all’annessione alla federazione russa di quattro regioni ucraine: Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk. L’annessione è giustificata dai falsi referendum che la Russia ha organizzato nelle quattro regioni negli ultimi giorni.

Si tratta di una delle più importanti decisioni prese da Putin dall’inizio dell’invasione. L’annessione dei territori metterà la parola fine ai negoziati di pace e potrà avere altre pesanti conseguenze anche sul campo. L’esercito russo potrà schierare i suoi coscritti che fino ad oggi si era impegnato a non utilizzare fuori dal territorio russo. Inoltre, in caso di nuove offensive ucraine, consentirà a Putin di giustificare ulteriori escalation giustificandole con l’attacco al territorio nazionale. Nel caso più estremo, la difesa di questi territori potrebbe giustificare persino l’impiego di armi nucleari.

L’annessione

L’annessione riguarda le quattro regioni ucraine che la Russia è riuscita ad occupare all’inizio del conflitto o nel corso della sua offensiva estiva in Donbass. Si tratta di Kherson, nel sud del paese, di Zaporizhzhia, nel sud est, e delle due regioni, Donetsk e Luhansk, che formano il bacino del Donbass. I russi non controllano interamente le regioni che hanno annunciato di annettere. In particolare, quasi la metà dell’oblast di Donetsk è ancora in mano ucraina. In tutto, Putin annuncerà l’annessione del 15 per cento del territorio dell’Ucraina. 

L’annessione è stata giustificata con i quattro referendum che si sono tenuti nelle varie regioni questa settimana. Secondo i russi, oltre il 98 per cento degli elettori avrebbe votato a favore, ma gli ucraini e quasi tutti gli osservatori internazionali considerano il voto una truffa. Video e fotografie circolate negli ultimi giorni hanno mostrato militari armati andare casa per casa a raccogliere i voti.

Dopo l’annuncio di Putin, le quattro regione entreranno a far parte della Federazione russa, come già accaduto alla Crimea nel 2014. In base alla Costituzione russa, una volta annessi questi territori non potranno essere più ceduti.

Le conseguenze politiche

Non appena la Russia ha messo in moto i referendum sull’annessione, il governo ucraino ha chiarito che i referendum e l’annessione rappresentano un punto di non ritorno. Dopo il voto «non abbiamo più nulla di cui parlare con l’attuale presidente russo», ha detto ieri Volodymyr Zelensky, il presidente dell’Ucraina, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite.

Per gli ucraini, la base da cui partire con i negoziati è sempre stata, come minimo, il ritorno alle frontiere precedenti al 24 febbraio, il giorno dell’invasione russa. Dopo le vittorie di questa estate, gli ucraini hanno iniziato sempre più spesso a parlare di riconquista di tutti i territori perduti, che comprendono la Crimea e la parte delle regioni di Donetsk e Luhansk che la Russia controlla dal 2014.

L’annessione rende complicato e, finché Putin resterà al potere, probabilmente impossibile qualsiasi tipo di negoziato, poiché il governo ucraino potrebbe accettare la cessione del 15 per cento del suo territorio soltanto dopo una disfatta militare che al momento sembra particolarmente improbabile.

Le conseguenze militari

L’annessione porterà anche a conseguenze più concrete e immediate. Fin dall’inizio di quella che ha chiamato “operazione militare speciale”, Vladimir Putin ha assicurato che i coscritti russi, cioè i militari di leva, non sarebbero stati mandati fuori dal territorio della Federazione e quindi non avrebbero combattuto in ucraina.

Anche se questa regola è stata violata o aggirata in diverse occasione, Putin e i suoi generali hanno tendenzialmente mantenuto la promessa e il grosso dei soldati di leva al momento rimane nelle sue basi in Russia. Le cose ora potrebbero cambiare: le quattro regioni che saranno annesse si trovano tutte sulla linea del fronte e sono teatro di combattimenti attivi a cui i coscritti potranno partecipare senza che Putin debba rimangiarsi la sua parola.

La possibilità di schierare i coscritti in Ucraina, unita alla recente mobilitazione dei riservisti e dei cittadini russi con esperienza militare, consentirà ai russi di aumentare le truppe impegnate nel conflitto. Secondo gli esperti, questo non migliorerà le possibilità di vittoria nel breve termine.

I soldati che saranno schierati avranno poco o pochissimo addestramento e, in molti casi, equipaggiamento scadente. Ma per creare nuove linee difensive ed evitare nuove riconquiste di territorio da parte degli ucraini prima dell’arrivo dell’inverno, non servono truppe particolarmente addestrate.

L’annessione, però, segnala la crescente volontà di Putin di andare fino in fondo al conflitto e di eliminare ogni possibilità di trattativa con gli ucraini. 

Le conseguenze nucleari

L’ultimo aspetto dell’annessione è anche il più inquietante poiché apre alla concreta possibilità dell’impiego di armi nucleari nel conflitto. Si tratta al momento di una possibilità ancora molto remota, ma che adesso gli esperti iniziano a prendere più seriamente.

L’annessione dell’Ucraina farà sì che, almeno formalmente, gran parte dei combattimenti si svolgerà su territorio “russo”. La dottrina nucleare ufficiale e le parole del presidente Putin, hanno sempre indicato che la soglia per giustificare l’utilizzo di armi atomiche è un rischio esistenziale per la Federazione russa, oppure una minaccia alla sua integrità territoriale.

Dopo mesi in cui le possibilità di attacco nucleare venivano sostanzialmente escluse, nonostante le bellicose dichiarazioni di Putin, ora anche l’amministrazione americana sta discutendo seriamente di come rispondere nel caso in cui la Russia decidesse di utilizzare un piccolo ordigno nucleare in un luogo simbolico (come la famigerata Isola dei Serpenti) oppure contro obiettivi militari o civili in Ucraina.

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