Ci sono ancora diversi dettagli rilevanti da concordare e che potrebbero richiedere ancora diversi round di negoziati. Tra i nodi ci sono il disarmo di Hamas e il governo a Gaza nel dopoguerra. A ventiquattro ore della firma dell’intesa Hamas ha 72 ore di tempo per consegnare gli ostaggi
Con il passare delle ore emergono maggiori dettagli relativi all’accordo sulla prima fase della tregua firmato da Hamas e Israele dopo i colloqui in Egitto dei giorni scorsi. Il testo non è ancora stato pubblicato questo perché le trattative sono ancora in corso come fanno sapere i funzionari delle due delegazioni.
Per ora il portavoce del governo israeliano, Shosh Bedrosian, ha detto che «la bozza finale della fase uno è stata firmata questa mattina in Egitto da tutte le parti per il rilascio di tutti gli ostaggi».
Ostaggi e prigionieri
Stando a quanto ha riferito il governo dello stato ebraico, il cessate il fuoco entrerà in vigore entro 24 ore dalla firma all’intesa dell’esecutivo israeliano. Una volta raggiunta la tregua, inizieranno le 72 ore entro le quali saranno liberati i 48 ostaggi come affermato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Da parte sua, Israele dovrà liberare 250 palestinesi condannati all’ergastolo e 1700 prigionieri arrestati dopo il 7 ottobre del 2023, comprese donne e bambine.
Hamas ha chiesto il rilascio del leader di Fatah, Marwan Barghouti, ma l’ufficio del primo ministro Netanyahu ha fatto sapere ai media che la sua scarcerazione non è presa in considerazione nell’accordo.
Ritiro dell’esercito israeliano
Le truppe israeliane si ritireranno dalle zone densamente popolate. Secondo l’alto funzionario di Hamas, Osama Hamdan, il ritiro potrebbe iniziare anche oggi. Il portavoce del governo Netanyahu ha fatto sapere che comunque l’Idf manterrà circa il 53 per cento del territorio della Striscia, che comprende soprattutto l’area di Rafah.
Aiuti umanitari
L’ingresso degli aiuti umanitari dovrebbe seguire le stesse modalità di quelle previste dall’accordo di tregua entrato in vigore il 19 gennaio del 2025. L’Onu ritornerà ad avere un ruolo centrale e nella Striscia dovrebbe entrare la stessa quantità di aiuti di 10 mesi fa: circa 600 camion al giorno. L’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha già fatto sapere che ha beni a sufficienza per soddisfare il fabbisogno della popolazione per i prossimi tre mesi.
Le prossime trattative
Secondo tutti i media internazionali ci sono ancora diversi dettagli rilevanti da concordare e che potrebbero richiedere ancora diversi round di negoziati. Tra i nodi ci sono il disarmo di Hamas e il governo a Gaza nel dopoguerra. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, parlando con al-Jazeera, ha sostenuto che la questione del disarmo non è stata affrontata nei colloqui a Sharm el Sheikh. «Con i mediatori si parla di diverse opzioni per il cessate il fuoco, ma non sulla base della consegna delle armi», ha detto uno dei portavoce di Hamas. «L'arma della resistenza è legittima per difendere il nostro popolo e garantire l'indipendenza della decisione palestinese», ha aggiunto.
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