Arrestata, interrogata e poi rilasciata dopo qualche ora senza accuse. Una domenica impegnativa quella passata dall’ex premier scozzese Nicola Sturgeon.

Il fermo della polizia è scattato nell’ambito dell’inchiesta Branchform, quella che da mesi tiene in scacco lo Scottish national party, la principale forza politica nazionalista e indipendentista in Scozia. A tenere banco la questione del presunto uso illecito dei fondi al partito: circa 600mila sterline di donazioni spese dai vertici in maniera irregolare.

Una sorte simile a quella di Sturgeon era toccata qualche mese fa a Peter Murrell, marito della stessa ex premier e per 24 anni direttore nazionale dell’Snp, e poi a Colin Beattie, tesoriere del partito.

Sturgeon si è dichiarata innocente, ma rimane un duro colpo all’immagine di quella che è stata la figura più emblematica della causa indipendentista degli ultimi anni nel paese. E la notizia del suo interrogatorio mina anche la narrazione evocata nel momento delle sue dimissioni, annunciate lo scorso febbraio.

L’ex premier aveva parlato di una stanchezza diffusa, di non poter svolgere più il suo lavoro, di sentire pressioni e di aver bisogno di privacy e riposo, un po’ sulla scia di quanto fatto dalla neozelandese Jacinda Ardern. Quanto successo domenica e nelle settimane precedenti ha fatto naturalmente emergere qualche dubbio sulla veridicità delle motivazioni del passo indietro.

Gli incastri politici e la possibilità per i laburisti

Ma a prescindere dai sospetti e da come finirà l’inchiesta giudiziaria, la certezza è che per i nazionalisti scozzesi si tratta di un altro trauma. E di riflesso anche per la battaglia dell’indipendenza.

Il nuovo leader Humza Yousaf sta cercando di mantenere dritta la barra dell’Snp in questa tempesta, ma le critiche piovono da settimane sia da conservatori sia dai laburisti scozzesi, che stanno incalzando il più giovane premier a Edimburgo sulle responsabilità di tutta la classe dirigente dell’Snp. D’altronde Yousaf è stato eletto perché rappresenta una figura di quasi totale continuità con la linea di Sturgeon. E come suo alfiere viene attaccato.

Nell’arena politica scozzese a essere particolarmente contenti del caos nell’ambiente dello Scottish national party sono i laburisti, anche perché tra i conservatori la confusione è ormai stabile da mesi.

Il partito di Keir Starmer, guidato in Scozia da Anas Sarwar, seconda forza nei sondaggi, alle prossime elezioni generali per Westminster punta a sfilare ai nazionalisti scozzesi una ventina di seggi. Lo stesso Sarwar ha affermato che Yousaf dovrebbe considerare la possibilità di sospendere Sturgeon - oggi deputata - dall’Snp. 

L’ex leader dell’Snp Alex Salmond, ora a capo del più radicale Alba, ha proposto un cartello tra le forze nazionaliste. Un modo per evitare un crollo generale della causa, ma soprattutto un espediente per cercare di far avanzare il suo piccolo partito. La sua proposta ha però ricevuto tiepide reazioni tra i membri dello Scottish national party.

Il futuro della lotta per l’indipendenza

La causa indipendentista ha registrato una flessione, almeno dalla fine del 2022 e poi con la vicenda interna dell’Snp. Ci sono sondaggi e rilevazioni diverse, alcune con cali più leggeri altre più pesanti. Ma la discesa riguardo il consenso per un eventuale referendum sull’indipendenza è chiara.

La Scozia negli ultimi anni è sempre stata divisa più o meno a metà sulla questione, almeno dal voto sulla Brexit, con Sturgeon che è riuscita a tenere centrale il tema per tutti questi anni.

Ma ad oggi sembra lontana quella soglia di sicurezza necessaria alla leadership nazionalista per cercare di forzare la mano. Dopo il referendum fallito, l’Snp non può permettersi di rimanere scottato un’altra volta: una nuova sconfitta sarebbe infatti fatale per le aspirazioni degli indipendentisti.

Fermo restando che l’eventualità di un via libera da Londra per un nuovo voto sulla questione è stata allontanata da Boris Johnson, da Liz Truss, da Rishi Sunak ma anche di fatto da Starmer, oggi leader dell’opposizione ma probabile futuro premier dopo le elezioni. Insomma, Londra farà di tutto per non concedere una nuova possibilità alla Scozia.

E per l’Snp potrebbe essere un problema visto che negli ultimi anni, specie con Sturgeon leader, ha legato il suo futuro a doppio filo con quello dell’indipendenza.

Ora che il partito è in una fase tanto di transizione nella dirigenza, tanto di crisi (non tanto nei sondaggi ma nelle fondamenta), la causa potrebbe uscirne in malo modo, nonostante Yousaf solo qualche giorno fa abbia ribadito di voler ottenere l’indipendenza entro i prossimi cinque anni.



 

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