L’ultima notizia dalla Libia è di quelle preoccupanti in tempi di penuria di gas: Mustafa Sanalla, il capo della compagnia nazionale del petrolio libico (Noc, National Oil Corporation), sarebbe stato licenziato da uno dei due premier libici, Abdelhamid Dabaiba. Responsabile del settore dal 2014, Sanalla è già sopravvissuto ad un primo tentativo di rimuoverlo e anche questa volta pare intenzionato a non lasciare la poltrona.

La ragione dell’esonero sono legate alla battaglia politico-militare che stanno conducendo i “due premier” libici: Dabaiba appunto - sostenuto dai tripolini - e Fathi Bashaga - appoggiato dai bengasini. I due campi sono divisi al loro interno e per questo la lotta coinvolge le rimanenti istituzioni unitarie del paese come la Noc.

Occupare la sede

Per rafforzare la sua parte politica, Bachaga aveva “offerto” la guida dell’azienda a Farhat Omar Bengdara, ex governatore della Banca centrale libica (Bcl) e uno dei più stretti consiglieri di Khalifa Haftar, leader dell’Esercito nazionale libico (Lna) e pilastro della parte di Bengasi. Haftar era stato di appoggio a Beshaga fin dalla votazione che i rappresentanti libici scelti dalle Nazioni Unite avevano svolto a Ginevra, e da cui era uscito sconfitto a vantaggio dei suoi nemici politici.

Per reagire al tentativo di colpo di mano, Dabaiba –f avorito dal fatto che la sede della Noc è a Tripoli - non solo ha cambiato tutti i membri del consiglio della Noc ma ha anche inviato una milizia di Misurata a lui fedele ad occuparne con la forza la sede per insediare Bengdara al posto di Sanalla considerato troppo indipendente.

Un mediatore

Quest’ultimo però ha ancora delle carte da giocare nella diatriba, tra le quali il controllo degli uomini della Petroleum Facilities Guard (Pfg), la forza militare autonoma che protegge i pozzi. Sanalla ha dalla sua il fatto di aver garantito alla PFG gli stipendi, da sempre fonte permanente di tensioni politiche e causa talvolta dell’interruzione della produzione stessa.

La riunificazione della Gfp è stato uno dei punti dell’accordo di cessate il fuoco firmato ad ottobre tra le forze armate libiche di Tripoli e di Bengasi.

L’altra mossa di Sanalla è stata l’annuncio della riapertura dei porti petroliferi di Brega e Zueitina, situati a est del paese nella zona controllata dalla Lna.

In questo modo il capo della Noc da una parte dimostra la sua imparzialità tra i due schieramenti; dall’altra si dimostra capace di trovare intese con lo stesso Haftar, molto interessato alla riapertura dei terminali petroliferi nella sua zona di controllo.

L’allarme di Eni

Precedentemente il blocco dei giacimenti petroliferi a est (causa della chiusura delle infrastrutture portuali) erano stati il risultato di rivolte incoraggiate dal campo dello stesso generale, ma si era ritorto contro Haftar come un boomerang, privando di molte risorse la sua area. Riaprendo i porti Sanalla toglie il vecchio generale da una situazione imbarazzante senza obbligarlo a fare marcia indietro, e sceglie di accusare gli Emirati Arabi Uniti con la scontata insinuazione di volersi appropriare delle ricchezze petrolifere e di gas della Libia. Abu Dhabi finisce nel mirino a causa del suo ruolo di mediatore tra le due parti che ha assunto in questi ultimi mesi.

Con la riapertura dei porti potrà riprendere la produzione delle joint venture tra la Noc, TotalEnergies e l’Eni. Quest’ultima pare particolarmente allarmata per il tentato licenziamento di Sanalla mentre – secondo Africa Intelligence - TotalEnergies crede che una sua eventuale destituzione di non cambierebbe poi di molto l’intero quadro.

L’importanza strategica

Anche gli americani sono interessati all’aumento della produzione libica per ragioni legate alla guerra in Ucraina: aiutare gli europei a fare a meno del gas russo in tempi più brevi. Mustafa Sanalla possiede ancora molti sostenitori tra i notabili politici tripolini, alcuni dei quali stanno criticando aspramente le mosse azzardate di Dabaiba accusandolo di minare la coesione del settore petrolifero, tradizionalmente un polo unitario che paga i salari delle amministrazioni dei due campi fin dall’inizio della guerra. Dal canto loro le milizie tripoline e misuratine si chiedono le ragioni del tentativo di Dabaiba – che pure sostengono – che rischia di “regalare” al nemico dell’est una delle personalità più influenti della Libia odierna.

© Riproduzione riservata