«Per quanto possa sembrare strano, penso che i cittadini russi contrari alla guerra in questo momento dovrebbero sostenere Prigožin». Con queste parole, Michail Khodorkovsky, un tempo l’oligarca più ricco e influente della Russia ed oggi finanziatore in esilio dell’opposizione, è ritornato sulla scena dopo una lunga assenza.

Khodorkovsky si è espresso su Twitter nel mezzo dell’ammutinamento di Evgenij Prigožin, mentre blindati e carri armati del gruppo Wagner avanzano verso Mosca senza incontrare apparente resistenza. Le sue parole, confermate dalle interviste rilasciate nei giorni successivi e rilanciate sui suoi canali social, sono un sintomo di come, dopo un anno e mezzo di guerra, anche l’opposizione liberale russa vede in un’azione violenta l’unico modo per rovesciare il regime.

Il secondo oligarca

Khodorkovsky vive attualmente in esilio in Europa, da dove ha finanzia tutte le principali figure dell’opposizione liberale a Putin, da Aleksej Navalny a Vladimir Kar-Murza. Il suo entusiasmo per Prigožin è cauto. «Non è un nostro alleato. È un bandito», ha scritto su Twitter. «Ma la sua marcia è un grave colpo per Putin e tutto ciò che indebolisce il regime è un bene».

Khodorkovsky è noto come uno dei primi oligarchi, il piccolo gruppo di uomini d’affari diventati ricchi negli anni del collasso dell’Unione sovietica. In passato, aveva ricevuto il titolo informale di “secondo oligarca” poiché era arrivato alla fama subito dopo Boris Berezovskij, il “primo oligarca” morto in esilio a Londra in circostanze ancora poco chiare.

Come gli altri oligarchi, anche Khodorkovsky è stato uno dei primi sostenitori di Putin, quando alla fine degli anni Novanta gli uomini più ricchi di Russia si sono trovati nella necessità di trovare un candidato credibile, per evitare un ritorno al potere dei comunisti o una vittoria degli ultra nazionalisti di Vladimir Žirinovskij.

Una volta eletto, Putin ha sottoscritto con gli oligarchi quello che ormai è divenuto un patto famigerato: voi restate fuori dalla politica e io continuerò a lasciarvi arricchire. Khodorkovsky è stato l’unico di quel gruppo a sfidare apertamente il presidente russo, iniziando nei primi anni Duemila una campagna politica interrotta soltanto dal suo arresto nel 2003, quando era l’uomo più ricco di tutta la Russia

Anche se come i suoi colleghi oligarchi Khodorkovsky ha probabilmente compiuto numerose attività illegali nel corso della sua ascesa (tra le accuse c’è anche quella di aver ordinato l’assassinio di un popolare sindaco che si opponeva ai progetti della sua società petrolifera), quello nel quale è stato condannato a nove anni di carcere è largamente ritenuto un processo farsa.

Fine dei liberali?

Khodorkovsky ha speso decine di milioni di euro nel finanziare giornali, ong e campagne elettorali per le più note figure dell’opposizione. Ma con il crescente irrigidimento del regime negli ultimi anni, i successi che ha raccolto sono stati pochi. Navalny e Kara-Murza, i due oppositori più noti tra le figure che ha finanziato, sono in prigione e le ong tramite cui operava nel paese sono state chiuse e dichiarate illegali. L’invasione dell’Ucraina nel febbraio del 2022 ha reso impossibile quasi ogni tipo di attività in Russia.

Le sue parole su Prigožin di questi giorni sembrano segnare la fine del suo progetto di opposizione liberale. «Per prendere il potere serve la forza», ha scritto Khodorkovsky sul suo canale Telegram, dopo che era diventato chiaro il fallimento dell’ammutinamento di Wagner.

Anche l’ultimo campione di un’opposizione democratica sembra aver rinunciato alle sue speranze di transizione pacifica. La forza, specifica, servirà solo per prendere il potere. Poi bisognerà ripristinare «democrazia, elezioni, bilanciamento dei poteri». Come fare a prendere il potere con uomini come Prigožin e poi passarlo sotto controllo democratico rimane una delle parti più incerte del suo piano.

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