«Il corpo di Aleksej non è all’obitorio», hanno scritto su Telegram i collaboratori del dissidente russo Aleksej Navalny, morto nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets nel nord della Federazione russa il 16 febbraio.

È l’avvocato dell’oppositore politico russo ad essersi recato insieme alla madre Lyudmila Navalnaya nella città di Salekhard e ad aver chiamato l’obitorio indicato dalle autorità russe. Ma il suo corpo non sarebbe in quella struttura.

La portavoce dell’oppositore di Vladimir Putin, Kira Yarmysh, ha accusato le autorità russe di mentire sulle cause della morte di Navalny di cercare di «fare di tutto per non consegnare il suo corpo». Al legale è stato comunicato che non è ancora stata stabilita la causa della morte, ha scritto Yarmysh sul canale Telegram.

«Sindrome della morte improvvisa», è questa la comunicazione data alla madre dell’oppositore, riporta il Guardian. Le autorità russe l’hanno inoltre informata che la salma non sarà consegnata alla famiglia fino alla fine delle indagini. L’ora ufficiale della morte comunicata alla madre è 14.17 (ora locale), ha riferito a Reuters la portavoce di Navalny.

Le manifestazioni

Sono almeno 273 le persone fermate in trentadue città russe, durante le manifestazioni organizzate in memoria di Navalny. Le città con il maggior numero di arresti sono Mosca, 47, e San Pietroburgo, 59. Lo ha dichiarato l’ong Ovd-Info, riporta il Guardian, che l’ha definita la più grande ondata di fermi per protesta negli ultimi 18 mesi. 

Le responsabilità

I diplomatici dell’ambasciata russa sono stati convocati dal governo britannico per comunicare la piena responsabilità per la morte di Navalny delle autorità di Mosca. Nella sua dichiarazione, il ministero degli Esteri britannico ha chiesto «un’indagine completa e trasparente» sulla morte del dissidente.

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