Per la quarta notte consecutiva disordini hanno attraversato diverse città del paese. Arrestato e poi subito liberato anche un italiano
Nuove proteste antigovernative in Serbia sono esplose la sera di venerdì 15 agosto con nuove accuse di brutalità della polizia e uso eccessivo della forza. È stata la quarta notte consecutiva di disordini in diverse città del paese balcanico, a cominciare dalla capitale Belgrado, dove gli agenti hanno fatto ricorso ai lacrimogeni contro i manifestanti e hanno cercato di separare gruppi contrapposti di dimostranti.
La spirale di violenza era iniziata mercoledì sera, quando i primi duri incidenti hanno provocato 27 poliziotti e almeno 80 civili feriti. Secondo studenti e opposizione, a innescare gli scontri sarebbero stati gruppi di “teppisti” filogovernativi, mentre la polizia è accusata di aver reagito con metodi sproporzionati.
Giovedì 14 agosto la situazione è precipitata: a Belgrado, Novi Sad e in altre città si sono registrati i disordini più gravi, con 75 agenti feriti e 114 persone arrestate. Cassonetti incendiati, auto della polizia distrutte e assalti alle sedi locali del partito di governo Sns hanno scandito la notte più violenta dall’inizio della mobilitazione. «Un attacco brutale e ingiustificato», lo ha definito il ministro dell’Interno Ivica Dačić, che ha respinto ogni accusa di abuso da parte delle forze dell’ordine.
Tra gli arrestati figura anche un cittadino italiano, Alessio Laterza, fermato giovedì sera a Belgrado. È stato rilasciato senza imputazioni. L’ambasciata d’Italia segue il caso e sta verificando con le autorità serbe le condizioni legali del connazionale.
Le piazze in fermento
Nonostante gli appelli alla calma, le proteste sono proseguite venerdì e sabato in molte località: Belgrado, Novi Sad, Niš, Kragujevac e altre città hanno visto cortei, blocchi stradali e nuove tensioni. Alcuni gruppi hanno affrontato la polizia con lanci di pietre, bottiglie e fuochi d’artificio, mentre gli agenti hanno risposto con cariche, lacrimogeni e mezzi blindati.
Il movimento studentesco, nato nove mesi fa dopo la tragedia di Novi Sad che causò la morte di 16 persone, chiede giustizia per le vittime, elezioni anticipate e una vera lotta alla corruzione.
Il presidente Aleksandar Vučić ha ribadito che lo stato «è più forte di qualsiasi protesta» ed escluso il rischio di una guerra civile, attribuendo le manifestazioni a «manovre ispirate dall’estero». L’ex premier e leader dell’Sns Miloš Vučević ha affermato che le leggi in vigore sono sufficienti per ristabilire l’ordine, escludendo lo stato di emergenza ma lamentando il silenzio delle istituzioni europee davanti alle violenze.
Le preoccupazioni internazionali
Diversi organismi internazionali hanno espresso allarme. Il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Michael O’Flaherty ha deplorato l’«uso sproporzionato della forza» e gli «arresti arbitrari». Il segretario generale Alain Berset ha invitato Belgrado a garantire «il diritto alla manifestazione pacifica» e il rispetto dello Stato di diritto. Proteste contro la violenza della polizia, compresi duri scontri, si sono svolte la sera del 15 agosto anche a Novi Sad, Valjevo, Ni, Loznica e Kragujevac, e sono previste anche per questo fine settimana.
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