Per mesi si è parlato di un’imminente controffensiva ucraina su Kherson che sembrava non iniziare mai, tanto da diventare oggetto di scherno sui canali russi. Il 29 agosto, però, la portavoce del comando operativo meridionale ucraino e le autorità di Odessa hanno confermato che è stata lanciata un’azione su vasta scala, con l’obiettivo di liberare la città capoluogo dell’omonimo oblast e di ricacciare i russi al di là del fiume Dnipro, verso la Crimea. Questa volta non si tratta di un semplice contrattacco tattico, per respingere i tentativi di avanzata russi, bensì di una vera controffensiva strategica preparata per settimane. Un’operazione che combina l’attività di artiglieria, missilistica, aviazione, forze speciali, carri e fanteria.

La strategia ucraina

Il governo di Kiev ha a disposizione risorse limitate e ha perciò dovuto scegliere su quale fronte concentrarsi tra il Donbass e il sud. La strategia adottata è quella di frenare e tamponare i russi da nord est, mentre la priorità di manovra è proprio a Kherson.

Dal punto di vista ucraino ha perfettamente senso, perché la liberazione del corridoio sul mar Nero è un interesse strategico del paese, in funzione della partenza del grano dai porti, di ridurre l’accerchiamento e inibire l’utilità logistica della Crimea. Inoltre, proprio a sud tra Kherson e Melitopol si è sviluppata una attività partigiana di resistenza che ogni giorno diventa più forte e destabilizzante per le forze di occupazione russa.

Lo stato maggiore ucraino ha portato avanti una fase preparatoria indispensabile per indebolire le difese nemiche, per settimane sono stati colpiti depositi di munizioni e mezzi, basi aeree, posti di comando e controllo, il quartier generale russo a Kherson, ponti strategici come quello Antonovsky e persino i pontoni militari costruiti in sostituzione.

Il lato nord ovest del Dnipro è di fatto isolato e i russi non possono ricevere rifornimenti dalla Crimea. La penisola occupata è stata a sua volta oggetto di numerose azioni di sabotaggio e attacco da parte delle forze speciali ucraine, che con gommoni sono sbarcati sulle coste di notte e hanno colpito con droni e altri sistemi d’arma gli aeroporti e magazzini, infliggendo danni pesantissimi all’aviazione russa con la perdita di numerosi velivoli.

Il ponte Antonovsky e quello di Nova Kakhovka sono stati bersagliati dai missili ucraini, così come i depositi di armi russe nella regione. I lanciarazzi multipli Himars (acronimo di High Mobility Artillery Rocket System) si sono dimostrati uno strumento fondamentale per la difesa ucraina, ma di tutti quelli promessi ne sono stati consegnati per ora soltanto 16 dagli Stati Uniti.

Analoghi sistemi d’arma come gli M270 Mlrs sono stati forniti da altri paesi europei. La Russia sostiene di averne distrutti oltre la metà, ma il Washington Post ha rivelato che gli ucraini hanno assemblato delle finte repliche in legno, che nelle immagini dei droni sembrano veri, su cui i russi hanno già sprecato oltre 10 preziosi missili Kalibr, le cui scorte si stanno esaurendo.

L’attività partigiana

Parallelamente all’attività martellante di Himars e artiglieria, con gli obici semoventi da 155mm forniti dall’occidente, è proseguita l’azione partigiana guidata dalle forze speciali ucraine e dai servizi militari del Gur. A Melitopol vari esponenti dell’amministrazione collaborazionista sono morti a causa di ordigni piazzati sotto le loro auto e altri sono vittime di sparatorie.

Gli occupanti hanno perciò ordinato rastrellamenti punitivi in città. A Kherson, invece, la resistenza ha fornito agli ucraini le coordinate per colpire gli obiettivi sensibili e convogli di rifornimento, ma ha anche ucciso soldati russi e traditori locali, come il capo della polizia nominato dagli occupanti. Forse per questa ragione il vicegovernatore fantoccio Kyrylo Stremousov ha deciso di fuggire a Voronezh, in Russia, temendo la stessa sorte.

Mentre è in corso l’offensiva ucraina da nord, i russi devono anche guardarsi le spalle da partigiani e forze speciali nascosti tra i civili. Da oltre una settimana lo stato maggiore russo è fuggito da Kherson in Crimea, mentre molte delle famiglie russe degli occupati che si erano impossessate delle case vuote in città sono tornate in Russia. La giornalista ucraina Iryna Matviyishyn riferisce che le mogli degli ufficiali russi si lamentavano per il fatto che a Kherson non vi fossero feste e divertimento.

I risultati della controffensiva

La fase preparatoria ha aperto la strada a un’avanzata su tutta la linea del fronte. Da Kryvyj Rih a nord, città natale del presidente Zelensky, sono calati i carri armati accompagnati da fanteria che hanno travolto il 109° reggimento dei separatisti di Donetsk insieme a un contingente di paracadutisti. Questa è una delle direttrici in cui l’offensiva ha avuto successo, l’altra riguarda il settore centrale con la conquista del villaggio di Sukhy Stavok.

Altre sortite sono invece state respinte dai russi, che per mesi si sono trincerati scegliendo di consolidare le posizioni anziché avanzare verso Mykolaiv dopo un tentativo iniziale. Video circolati su Twitter mostrano soldati russi sotto i bombardamenti e depositi di munizioni abbandonati agli ucraini durante la frettolosa ritirata.

Lo stato maggiore ucraino e il comando operativo meridionale hanno smesso di fornire informazioni sulla controffensiva e chiesto il silenzio stampa, per quanto riguarda la pubblicazione di video, foto e notizie dal fronte. Il caos informativo iniziale ha tuttavia gettato nel panico alcuni reparti russi che hanno abbandonato le posizioni, ma allo stesso tempo ha fatto pensare a una capitolazione che non c’è stata.

Il presidente Zelensky ha dichiarato che non verranno forniti dettagli sui piani ucraini, ma che i russi possono aspettarsi di essere respinti oltre la frontiera. Scopo degli ucraini è sfondare la linea di difesa russa in alcuni punti e incunearsi con dei salienti offensivi da cui dividere i nemici e ridurli in sacche da circondare. Attualmente sono quasi venticinquemila i soldati russi sulla riva nord del Dnipro, che in caso di sconfitta cadrebbero prigionieri. È presto tuttavia per stabilire in che misura la controffensiva avrà successo, perché le forze ucraine non hanno molti uomini addestrati a disposizione, devono avanzare in campo aperto e pianeggiante, mentre i russi possono contare su riserve significative.

Centinaia di soldati ucraini stanno ricevendo un addestramento intensivo nel Regno Unito da parte di istruttori europei, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato pacchetti miliardari di aiuti militari, ma il fattore tempo è decisivo perché con l’avvicinarsi dell’inverno l’Ucraina soffrirà ulteriori privazioni. Un obiettivo già raggiunto da Kiev è comunque quello di scongiurare i referendum previsti l’11 settembre per l’annessione degli oblast di Kherson e Zaporizhzhia con dei referendum farsa. Il sindaco in esilio di Melitopol, Ivan Fedorov, ha riferito che in alternativa i russi stanno pensando di tenere una consultazione popolare di una settimana e poi proclamare gli scontati risultati.

I russi non sono riusciti a conquistare il capoluogo dell’oblast di Zaporizhzhia, ma hanno occupato la centrale nucleare di Enerhodar, con il rischio di un incidente radioattivo dietro l’angolo. L’Agenzia per l’energia atomica ha preparato una missione per ispezionare la centrale, ma Mosca la usa come strumento di ricatto per mantenere la pressione sugli ucraini.

Il futuro del conflitto

Sul fronte orientale, invece, i russi hanno conquistato alcune cittadine e premono su Bakhmut, ma anche lì gli Himars hanno distrutto decine di depositi e convogli russi, rallentando l’avanzata. Per gli ucraini è fondamentale mettere in sicurezza la città di Kharkiv, ancora minacciata dall’artiglieria russa, su cui le truppe di Putin vogliono tornare all’attacco.

Se le perdite di Kiev ammontano ad almeno 9mila uomini, per ammissione del capo di stato maggiore, quelle russe sono almeno il doppio in base a tutte le stime. Si tratta di un problema enorme per il Cremlino, che ha disposto la creazione del “3° corpo d’armata”, in realtà si tratta di una divisione, formato da volontari senza esperienza arruolati nelle varie regioni russe, per un totale inferiore ai trentamila uomini.

Il gruppo mercenario Wagner è stato autorizzato dal governo russo a reclutare detenuti, meglio se per reati violenti, a cui viene promessa la libertà e la possibilità di razzia, per fornire carne da cannone all’invasione. Proprio il quartier generale di Wagner in Donbass è stato colpito dai missili ucraini dopo che un blogger russo aveva pubblicato su Telegram fotografie che identificavano l’edificio sede dei mercenari. Il capo di Wagner noto come “lo chef di Putin”, Evgenij Prigozhin, è stato fotografato vivo tra le macerie dopo l’attacco.

Il conflitto ha raggiunto un punto di equilibrio sul terreno grazie alle armi pesanti fornite dall’occidente, ma sono ancora troppo scarse per permettere agli ucraini di liberare le regioni occupate. La determinazione dei difensori è altissima, ma la guerra potrebbe protrarsi sino all’anno prossimo, mentre il sostegno dell’opinione pubblica di alcuni paesi, Italia in testa, comincia a vacillare anche grazie ai seminatori di disinformazione filorussa.

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