Con un conflitto più che mai arenato nel pantano alle porte di casa, Mosca, attraverso uno dei suoi uomini più fidati, si dedica a non perdere di vista i suoi (pochi) amici, particolarmente preziosi in un momento in cui il rischio di restare isolati è forte. 

Nella mattinata di oggi, 8 novembre, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha incontrato il suo omologo indiano Subrahmanyam Jaishankar per discutere, tra le altre cose, della possibilità di una «produzione congiunta di armamenti moderni».

Le ragioni dell’amicizia

L’India non rientra fra i paesi – buona parte della “comunità internazionale” – che stanno scavando il solco intorno alla potenza russa. Il presidente Narendra Modi, tuttavia, non ha mai fatto mistero della sua contrarietà al conflitto in Ucraina. Alla base di questa posizione c’è, sostanzialmente, l’effetto che l’invasione ha avuto e sta avendo sulla bilancia commerciale indiana: i rincari esponenziali di energia, beni alimentari e altre materie prime «stanno spaccando la schiena» all’India, come ha recentemente commentato proprio il ministro degli Esteri Jaishankar.

Una condizione che ha spinto il governo di Delhi ancor di più tra le braccia della Russia, con un aumento delle forniture energetiche da Mosca da 50 mila barili di petrolio al giorno del 2021 a circa un milione a metà 2022. La ripresa economica, già decisamente ostacolata dalla pandemia, è un veicolo di consenso interno su cui si reggono la stabilità politica di Modi e, quindi, il suo piano di fare dell’India un attore protagonista nel continente asiatico. Ma, in questo senso, la principale minaccia strategica viene dall’esterno e si chiama Pechino.

A due settimane dal rinnovo della leadership nel partito comunista cinese, che ha sancito l’inizio di un nuovo quinquennio (il terzo consecutivo) sotto la guida di Xi Jinping e nel segno di una Cina sempre più padrona in Asia, la salvaguardia dell’India passa tanto da rinnovate alleanze con gli Stati Uniti, quanto da «un impegno equilibrato, reciprocamente vantaggioso e a lungo termine» con la Russia di Vladimir Putin. La quale, a sua volta, vede in Washington il principale antagonista e rimane legata alla Cina da un’”amicizia senza limiti”, più volte citata da ambo le parti. 

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