I media di tutto il mondo hanno seguito con apprensione l’attacco senza precedenti dell’Iran nei confronti di Israele dello scorso 13 aprile. Lo hanno fatto anche quelli arabi, che hanno fornito a distanza di giorni il loro punto di vista sulla questione.

Alla base preme considerare che sia Israele sia l’Iran sono considerati paesi antagonisti nell’area, il primo non soltanto per motivi legati alla causa palestinese, il secondo per via delle divisioni tra sunniti e sciiti all’interno del mondo musulmano scaturite nella creazione di diverse sfere di influenza ed equilibri geopolitici che hanno governato l’area a partire dagli anni 2000 ma che ora rischiano di saltare. Questo ha portato a tensioni crescenti non soltanto contro l’Iran ma anche i suoi proxy come Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen.

Per anni, Teheran è stata considerata una minaccia nucleare non soltanto da Tel Aviv ma anche dagli altri stati arabi dell’area, soprattutto dai paesi del Golfo Persico. Non stupisce, quindi, se da parte dei più importanti media arabi l’evento è stato coperto inizialmente soltanto con la cronaca stretta di quello che stava accadendo, per pubblicare poi nei giorni successivi editoriali e commenti allineati anche alla voce del governo.

I media del Golfo

Il media qatariota Al Jazeera ha pubblicato una serie di approfondimenti sulle ragioni che hanno spinto Teheran ad attaccare, la forza militare impiegata e le possibili ripercussioni economiche e politiche dell’attacco. L’editoriale più diretto, invece, è stato affidato alla giornalista Belén Fernández, autrice di numerosi libri che negli anni ha anche pubblicato per il New Tork Times. Il titolo dell’articolo è senza equivoci: “Scusate, ma in questo caso l’Iran non è l’aggressore”. E un sottotitolo ancora più esplicito: «Nel contesto del genocidio israeliano a Gaza, la condanna occidentale dell’attacco iraniano intercettato contro Israele è disgustosamente cinica».

Oltre a coprire la cronaca il giornale portavoce della monarchia saudita, Arab News, si è preoccupato invece di smentire una notizia che in questi giorni è stata confermata sia da alti funzionari statunitensi che israeliani ovvero il coinvolgimento degli stati del Golfo Persico nella difesa contro i missili e i droni iraniani. Lo hanno fatto con un articolo didascalico in cui è stato riportato un virgolettato apparso su  Al Arabiya, l’emittente televisiva del regno, attribuito a una fonte informata dei fatti. 

«Non esiste un sito web ufficiale che abbia pubblicato una dichiarazione sulla partecipazione saudita all'intercettazione degli attacchi contro Israele», ha detto la fonte. Una smentita poco convincente ma che basta ai sudditi di re Salman, tanto criticato per la normalizzazione dei rapporti tra Riad e Tel Aviv ma che deve anc bilanciare l’apertura dei rapporti con Teheran – dopo anni di guerra in Yemen contro gli Houthi – avvenuta grazie alla mediazione cinese del presidente Xi Jinping. 

Uno degli editoriali di Arab News è stato scritto da Mohammed Al-Sulami, fondatore e presidente dell’Istituto internazionale per gli studi iraniani (Rasanah). L’articolo dal titolo: “Il fallito attacco dell'Iran contro Israele è stato un mero esercizio per salvare la faccia”, asserisce che gli eventi di sabato sono stati dettati da due motivazioni principali. La prima è che la risposta di Teheran all’attacco israeliano contro la sede diplomatica iraniana in Siria ha l’obiettivo di scoraggiare altri attacchi di questo tipo, la seconda è di natura interna. Il regime ha bisogno di non apparire debole agli occhi dei suoi cittadini e di mantenere il suo consenso.

David Hearst, direttore di Middel East Eye media con sede in Regno Unito e finanziato dal Qatar, scrive che: «Gli attacchi del fine settimana hanno dimostrato che Israele ha bisogno che altri lo difendano e non è libero di scegliere come contrattaccare».

L’articolo più curioso apparso sul giornale di stato emiratino The National News è quello sull’ironia di alcuni account pro governativi egiziani che hanno deriso l’attacco iraniano. «Un filo conduttore in molti post è che l’attacco iraniano e il suo tempismo erano quasi di dominio pubblico prima che avvenisse nella notte di sabato – si legge nell’articolo – Tuttavia, secondo alcuni osservatori, ciò è dovuto al fatto che Teheran era principalmente interessata a compiere un gesto».

Una notizia accaduta altrove che serve però a riportare lo scherno del governo di Mohammed bin Zayed al Nahyan riguardo all’attacco iraniano. Nell’editoriale di Raghida Dergham, apparso sempre su The National News, infatti si legge: «Il regime iraniano sarà frenato da alcune considerazioni geopolitiche, così come dai suoi stessi limiti».

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