Le forze dell’esercito israeliano sono tornate a parlare dell’attacco aereo del 24 dicembre contro il campo profughi di Maghazi. Il ministero della Sanità di Hamas aveva confermato la morte di circa 86 persone. L’Idf ha chiesto scusa giustificando i danni con l’utilizzo di un tipo sbagliato di munizioni che ha portato alla morte di troppi civili. «Un eccessivo danno collaterale che si sarebbe potuto evitare», ha detto un ufficiale dell’esercito. 

La Cnn ha diffuso la notizia di alcuni video che mostrano palestinesi, uomini e bambini, in mutande in uno stadio. Per ora, la notizia non è stata ancora verificata. 

La Mezzaluna Rossa palestinese ha riferito di almeno dieci persone uccise in un attacco vicino all’ospedale al-Amal vicino a Khan Younis, e altre 12 persone ferite. Israele ha allargato il conflitto in Cisgiordania, dove un attacco di droni nel campo profughi di Nur Shams, a est della città di Tulkarem, ha ucciso sei persone. 

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha richiesto «la fine di uccisioni ingiuste» contro la popolazione palestinese. Lo riporta il leader Volker Turk in una nota. 

Il ministero della Sanità palestinese ha confermato per la giornata di oggi la morte di almeno 50 persone, che si aggiungo al totale raggiungendo la quota di 21mila. 

Israele, che ha annunciato che la «guerra andrà avanti per mesi», sta procedendo con l’operazione via terra nella Striscia di Gaza, concentrandosi sui campi profughi nella parte centrale. Nell’offensiva hanno perso la vita altri tre soldati delle forze israeliane di difesa (Idf), hanno fatto sapere, uno a sud della Striscia e due nel centro. Il bilancio sale a 167 vittime tra i soldati.

I familiari degli ostaggi sono tornati a manifestare per chiedere la liberazione dei loro capi detenuti da Hamas. Questa volta si sono unti anche migliaia di adolescenti. I partecipanti alla marcia stanno attraversando Gerusalemme e raggiungeranno più tardi la Knesset, il parlamento israeliano. Sono partiti domenica da Piazza degli Ostaggi a Tel Aviv.

Situazione a Gaza

«La popolazione di Gaza è in grave pericolo», così ha lanciato un allarme il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus. L’agenzia delle Nazioni Unite ha evidenziato che solo 15 ospedali su 36 sono ancora operativi nella Striscia di Gaza, a pieno regime. 

Sono necessarie «misure urgenti per alleviare il grave pericolo che affligge la popolazione di Gaza», ha continuato il direttore generale, sottolineando la difficoltà per gli «operatori umanitari di aiutare le persone con ferite terribili, fame acuta e a grave rischio di malattie».

Anche per l’Oms è sempre più difficile fornire medicinali, altra strumentazione medica e carburanti agli ospedali, dove le persone sono sempre più disperate e soffrono la fame. La risoluzione Onu approvata di recente «sembra offrire la speranza di un miglioramento nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza», ha aggiunto Ghebreyesus, ma deve ancora avere un impatto, in base alle testimonianze dell’Oms sul campo. «Ciò di cui abbiamo urgentemente bisogno in questo momento è di un cessate il fuoco per risparmiare ai civili ulteriori violenze e iniziare il lungo cammino verso la ricostruzione e la pace», ha detto.

Ghebreyesus ha poi sollecitato un intervento dei paesi del Consiglio di sicurezza Onu: «Devono trasformare in realtà con urgenza la risoluzione recente per creare pause nelle ostilità e corridoi umanitari a Gaza». Perché gli abitanti sono devastati dalla guerra, crescono i pericoli, la cattiva salute, la fame, la sete e la mancanza di rifugi, e questa situazione sta diventando la norma per milioni di persone.

Anche l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione (Unrwa) ha richiesto il cessate il fuoco umanitario sottolineando come i 40 per cento della popolazione «è ora a rischio carestia». 

Scontri con il Libano

Gli scontri non si sono mai fermati neanche sul confine con il vicino Libano. Nella giornata di oggi, sono state danneggiate delle strutture a Kiryat Shmona. L’Idf ha confermato di aver risposto ai missili diretti nel nord di Israele dal Libano.

Il ministro del gabinetto di guerra, Benny Gantz, ha avvisato che se il governo libanese non fermerà gli attacchi, l’Idf dovrà prendere delle misure di sicurezza.

Secondo un rapporto del giornale francese Le Figaro, Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, sarebbe stato avvisato dell’inizio del conflitto il 7 ottobre solo mezz’ora prima dell’attacco. Il gruppo Hezbollahh, essendo vicina alla causa palestinese, è intervenuta nel conflitto con il lancio di missili verso Israele. 

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