Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è atterrato in Israele all’inizio di un viaggio di quattro giorni che includerà anche una tappa in Arabia Saudita. I principali temi che saranno discussi negli incontri dei prossimi giorni sono la normalizzazione dei rapporti tra Israele e gli stati arabi, la questione dell’Iran e la produzione di gas e petrolio, messa sotto pressione dalla guerra in Ucraina.

Il primo ministro israeliano, Yair Lapid, ha accolto Biden all’aeroporto di Tel Aviv dicendo che c’è bisogno di «rinnovare una coalizione globale per fermare il problema nucleare iraniano». L’Iran e i suoi alleati, ha detto il presidente israeliano Isaac Herzog, «minaccia Israele e mette in pericolo la regione». Biden ha sostenuto che la soluzione dei “due stati” rimane «il modo migliore per garantire il futuro in egual misura di libertà, democrazia e prosperità sia per gli israeliani sia per i palestinesi».

Israele e i suoi vicini

Il primo scopo del viaggio è dunque il rafforzamento della cooperazione tra Israele e i suoi vicini. Dopo decenni di conflitto con i paesi arabi, nel 2020 Israele ha raggiunto una serie di storici accordi che hanno portato a un livello di cooperazione mai visto in precedenza.

Anche se la completa normalizzazione dei rapporti diplomatici per il momento appare ancora lontana, i governi della regione hanno iniziato a collaborare, per la prima volta, su una serie di temi strategici, economici e militari.

Secondo la Cnn, proprio in questi giorni l’Arabia Saudita si appresta ad annunciare l’apertura del suo spazio aereo a tutti i voli commerciali israeliani. Consentirà inoltre ad aerei charter decollati da Israele di atterrare direttamente in Arabia Saudita, per consentire alla minoranza musulmana che vive nel paese di compiere il pellegrinaggio alla Mecca.

La questione iraniana

Il ravvicinamento tra Israele e paesi arabi è uno dei non numerosi successi ottenuti in politica estera dal presidente americano Donald Trump ed è dovuto, in parte non secondaria, alla crescente minaccia rappresentata dall’Iran, considerato il più pericoloso avversario regionale tanto da Israele quanto dai paesi arabi capeggiati dall’Arabia Saudita.

Con l’eccezione della presidenza Trump, gli sforzi della diplomazia americana negli ultimi anni sono quasi tutti andati nella direzione del raggiungimento di un accordo sul nucleare iraniano: impedire al paese di sviluppare armi atomiche in cambio di una riduzione delle sanzioni che colpiscono il paese.

Nei primi 18 mesi della sua presidenza, Biden ha provato a ricucire i fili dell’accordo diplomatico tagliati da Trump, ma i negoziati sono arrivati a un punto morto. Con la notizia, uscita proprio questa settimana, della decisione iraniana di aiutare la Russia nel conflitto in Ucraina, gli Stati Uniti vogliono utilizzare la visita di questi giorni per “fare la voce grossa”.

In Israele, Biden dovrebbe discutere i nuovi sviluppi di sistemi anti aereo e anti drone sviluppati da Israele. La visita in Israele e Arabia Saudita, i due principali avversari regionali dell’Iran, dovrebbe inoltre mandare un messaggio di unità e determinatezza a Tehran. O almeno così spera il team di Biden.

Il petrolio

L’ultimo tema del viaggio, almeno tra quelli che sono stati discussi apertamente, è quello della produzione di petrolio. L’invasione dell’Ucraina ha causato un aumento planetario dei prezzi degli idrocarburi. Per contrastarlo, gli Stati Uniti chiedono ad Arabia Saudita e altri paesi del Golfo di aumentare la loro produzione di gas e petrolio. Il New York Times scrive che anche se nessun annuncio in questo senso sarà fatto nel corso del viaggio, probabilmente l’aumento di produzione arriverà nelle prossime settimane o mesi.

Quello che invece accade dietro le quinte di questo incontro è la riammissione del principe saudita Mohamed bin Salman negli ambienti diplomatici di alto livello. Bin Salman, infatti, è stato per anni un paria internazionale dopo che sono emerse le prove che lo collegano all’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso e poi fatto a pezzi nel consolato saudita di Istanbul su ordine diretto di bin Salman.

Ma il team di Biden ha fatto sapere che il presidente degli Stati Uniti non stringerà la mano al principe saudita, durante l’incontro. Ufficialmente per proteggere entrambi da possibili infezioni di Covid-19. Più probabilmente, per evitare l’imbarazzante immagine di un presidente degli Stati Uniti che stringe la mano a un leader politico responsabile del brutale assassinio di un giornalista.

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