La vicenda Khashoggi si arricchisce di un nuovo capitolo violento. Stando a quanto riportato dal Guardian, un funzionario di alto rango saudita ha minacciato di morte il funzionario dell’ufficio dell’Onu per i diritti umani che ha condotto un’indagine indipendente sull’omicidio di Jamal Khashoggi, avvenuto all’interno del consolato saudita di Istanbul nel dicembre del 2018.

I dettagli dell’articolo del Guardian sono stati confermati anche dal portavoce delle Nazioni Unite per i diritti umani, Rupert Colville. Nello specifico, Callamard ha affermato che un funzionario saudita l’avrebbe minacciata dicendogli che si sarebbe «occupata di lei» se non si fosse messa in riga dopo la pubblicazione dell’indagine condotta. 

La presunta minaccia è avvenuta durante un incontro tra i diplomatici sauditi con sede a Ginevra, una delegazione del regno in visita e i funzionari delle Nazioni Unite.

Durante quel meeting i sauditi hanno criticato il lavoro di Callamard e un rappresentate del regno ha detto di aver parlato con persone pronte a «prendersi cura di lei». Quella frase è stata intesa come «una minaccia di morte» ha detto la funzionaria dell’Onu. «Le persone che erano presenti, e anche successivamente, hanno chiarito alla delegazione saudita che questo era assolutamente inappropriato» ha aggiunto. Dalle Nazioni unite hanno detto che sono state adottate immediatamente misure di sicurezza e di protezione.

L’indagine Onu

Callamard ha pubblicato un rapporto nel 2019 concludendo che c’erano «prove credibili» che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e alti funzionari del regno fossero responsabili dell’uccisione del giornalista del Washington Post. Nello specifico, l’inchiesta ha evidenziato sei diverse violazioni del diritto internazionale nell’omicidio di Khashoggi. Dopo la diffusione dell’indagine, Callamard ha chiesto sanzioni economiche nei confronti dei beni del principe e limitazioni al suo impegno internazionale.

Anche il National Intelligence council degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto sull’omicidio di Khashoggi. Nel testo è stato scritto chiaramente che il principe ereditario bin Salman, nonché ministro della Difesa del regno, «avrebbe approvato la cattura o l’uccisione» del giornalista.

Al rapporto hanno fatto seguito una serie di “ban” e sanzioni rivolte contro gli agenti dei servizi segreti sauditi che hanno partecipato all’operazione in Turchia, ma non è stato punito il principe ereditario. In un’intervista rilasciata alla Abc, il presidente democratico Joe Biden ha motivato la decisione dicendo che non è mai accaduto che gli Usa imponessero sanzioni a un alto rappresentante di uno stato alleato. Il governo saudita ha respinto le conclusioni e ha ribadito che l’omicidio è stato un crimine efferato da parte di un gruppo canaglia.

Callamard si è dimessa mercoledì scorso annunciando il suo nuovo nuovo incarico come segretario generale di Amnesty International.

© Riproduzione riservata