Nella capitale ucraina Kiev si sta chiudendo la terza settimana consecutiva di blackout intermittenti, causati dai bombardamenti russi che hanno devastato la rete elettrica del paese. Ma, tra il ronzio dei generatori portatili, si fanno strada due buone notizie. La prima è che la Commissione europea ha dato il suo via libera all’inizio dei negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Passaggio formale di un percorso lungo e ancora molto accidentato, ma pur sempre un passo avanti.

La seconda buona notizia per Kiev è quella data durante le commemorazioni dello sbarco in Normandia dal presidente francese, Emmanuel Macron: l’Ucraina riceverà cinque jet da combattimento Mirage e Parigi invierà in Ucraina specialisti militari per addestrare 4.500 soldati a difendere il loro paese «come francesi».

Per il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, l’annuncio è stato così importante che ha messo da parte il forse non proprio opportuno gallo-centrismo di Macron (avrebbe potuto rispondergli che l’ultima volta che soldati francesi hanno difeso il loro paese non hanno fatto certo meglio di quanto fanno oggi gli ucraini) e si è limitato a ringraziarlo profusamente.

Macron in prima fila

Anche se i cinque Mirage sono pochi e soprattutto vecchi, l’invio di addestratori è un passo significativo. Si tratta della più concreta manifestazione della retorica pro Ucraina e antirussa che Macron ha adottato negli ultimi mesi. Dopo averne parlato a lungo, il presidente francese ha finalmente deciso di inviare soldati Nato nel paese. Secondo il sito Politico, il presidente americano, Joe Biden, avrebbe già comunicato personalmente la sua contrarietà a Macron: inviare truppe Nato rischia di produrre un’escalation e generare una rappresaglia, avrebbe detto Biden.

La posizione che Macron ha deciso di occupare nella prima fila dei sostenitori dell’Ucraina (almeno per ora, soprattutto a parole: in valore economico l’aiuto militare francese a Kiev è una frazione di quello tedesco) sembrerebbe avergli già procurato speciali attenzioni da parte del Cremlino.

Secondo l’intelligence di Parigi, la Francia sarebbe già stata oggetto di operazioni di propaganda se non proprio sofisticate, almeno molto dirette. La più notevole è avvenuta pochi giorni fa, quando tre uomini, un cittadino bulgaro, un tedesco e un ucraino, hanno deposto sotto la Tour Eiffel cinque bare decorate da bandiere francesi e dalla scritta “Soldati francesi in Ucraina”. I tre sono al momento sotto inchiesta per aver procurato “stress” ai dipendenti del monumento. Un mese fa, impronte di mani rosse erano apparse sul Memoriale dell’Olocausto di Parigi, mentre subito dopo il massacro del 7 ottobre, stencil raffiguranti stelle di David sono apparsi su diversi muri della capitale. Secondo l’intelligence francese, dietro tutte queste operazioni si nasconderebbero i servizi russi.

Sono mesi che il governo francese dice che il paese è oggetto di un’intensa campagna di disinformazione russa, che punterebbe in particolare a turbare lo svolgimento delle Olimpiadi, il cui inizio è fissato per il prossimo 26 luglio. Molti esperti non sono convinti che la Francia sia sta presa di mira con particolare intensità. Si potrebbe inoltre malignare che Parigi ha tutto l’interesse a presentarsi come la principale vittima della propaganda russa.

Propaganda e minacce

Ma in mezzo alle accuse di complotti e propaganda è iniziato a emergere anche qualche episodio più serio. Lunedì, un cittadino russo-ucraino è stato arrestato a nord di Parigi, dopo aver riportato ustioni in seguito all’esplosione di un ordigno nella sua camera di albergo. La polizia sospetta che l’uomo stesse pianificando un sabotaggio a un qualche tipo di infrastruttura destinata al sostegno dell’Ucraina e che la bomba che stava preparando sia esplosa prematuramente.

Ancora più minacciose sono le parole pronunciate giovedì da Putin che, in risposta al via libera da parte degli alleati dell’Ucraina all’uso di armi Nato sul suolo russo, ha ipotizzato che il Cremlino potrebbe presto decidere di fornire armi simili a gruppi armati che, in varie parti del mondo, si trovano a fronteggiare i paesi Nato.

La Francia è uno degli alleati dell’Ucraina più esposti a questo tipo di minacce, con basi militari in paesi africani come Costa d’Avorio, Senegal, Gabon, Gibuti e Ciad, molti dei quali sono vicini ad aree del continente in cui la Russia esercita la sua influenza e vedono la presenza sul loro territorio di gruppi armati ostili a Parigi.

Ovviamente, affinché il Cremlino decida di armare ribelli in Ciad per compiere attacchi contro interessi francesi, Putin dovrebbe considerare le iniziative francesi un’autentica minaccia a cui è necessario rispondere in modo adeguato, e non una semplice boutade retorica in vista delle elezioni europee. Cosa pensa Putin, però, è tutto meno che sicuro.

In ogni caso, le iniziative di Macron, i dubbi di Biden e le minacce di Putin ci ricordano che, per quanto già immischiata in una guerra brutale, la Russia ha ancora margini per mettere in atto nuove escalation, danneggiare gli alleati in modo indiretto e, probabilmente, anche la stessa Ucraina, senza per questo dover far ricorso alle armi nucleari.

Kiev, nel decidere di colpire obiettivi in Russia, ha fatto i suoi calcoli, preso le sue contromisure e deciso che il potenziale risultato valeva il rischio, compresi gli attacchi di queste settimane alla sua rete elettrica. La domanda è se Macron e la presidenza francese abbiano fatto altrettanto o se invece i sondaggi elettorali, che danno il partito della sua rivale al doppio dei consensi, abbiano avuto la meglio su ogni altra considerazione.

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