Il Congresso americano ha compiuto il primo, storico, passo per eliminare dall’interno QAnon. La Camera ha approvato la rimozione dalle commissioni della legislatrice repubblicana, Marjorie Taylor Greene, da tempo al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni antisemite e cospirazioniste.

Candidata ed eletta in Georgia per la prima volta alle elezioni del 3 novembre, l’imprenditrice 46enne è stata duramente criticata per avere augurato, prima di vincere le elezioni, la morte alla speaker della Camera, Nancy Pelosi, e per avere più volte dichiarato di sostenere la teoria qanonista che accusa i democratici di fare parte di un gruppo di pedofili e satanatisti ostacolato dall’ex presidente americano, Donald Trump. Proprio lo stesso Trump aveva definito Greene «l’astro nascente dei repubblicani».

Il conflitto interno dei repubblicani

A votare la rimozione di Greene non sono stati solo i democratici. Anche undici repubblicani hanno condiviso la scelta di rimuovere dalle commissioni della Camera la loro compagna di partito. Il voto è una fotografia abbastanza esplicativa della frattura interna al partito dopo l’assalto al Congresso commesso dai sostenitori di Trump il 6 gennaio, ma anche della volontà da parte della maggioranza dei membri del Great Old Party (GOP) di voltare pagina senza indugiare sulle conseguenze di quanto avvenuto. Una posizione che rischia anche di bloccare l’impeachment contro Trump. 

Cosa succede ora?

La rimozione di Greene dai suoi incarichi nelle commissioni non significa la fine del suo mandato al Congresso. Per rimuovere definitivamente un legislatore la Camera dovrebbe votare con una supermaggioranza di due terzi la sua espulsione. Dei numeri difficili da raggiungere viste le posizioni dei repubblicani. Un’altra via possibile sarebbero le dimissioni spontanee.

Ma Greene pur scusandosi per le sue parole e dicendo di avere abbandonato QAnon nel 2018, ha detto di non avere la minima intenzione di abbandonare il suo ruolo d’altronde conquistato con il 75 per cento dei consensi. Comunque vada a finire  tratta di un voto senza precedenti perché per la prima volta un membro del Congresso potrebbe essere rimosso per dichiarazioni rilasciate prima di entrare in carica. 

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