Lo scorso novembre il New York Post, tabloid di Rupert Murdoch, metteva in copertina il governatore della Florida Ron DeSantis fresco di rielezione e il titolo “De Future”. Come a voler rappresentare il passaggio di consegne tra il nuovo leader e l’ex presidente Donald Trump, che usciva indebolito dopo aver sostenuto candidati troppo estremisti. Questo scenario oggi appare lontanissimo: Trump è in testa a tutti i sondaggi delle primarie repubblicane e DeSantis almeno dieci punti dietro. Cos’è successo in questi mesi? DeSantis ha semplicemente puntato su uno strano mix di mosse calcolate e di estremismo.

A gennaio aveva chiesto l’istituzione di una commissione d’inchiesta per indagare sui danni dei vaccini Pfizer in Florida, a cui non è stato dato seguito. Successivamente aveva definito «disputa territoriale» l’invasione russa dell’Ucraina. Non solo: come governatore ha anche rafforzato la sua immagine di combattente delle culture wars conservatrici, affermando la necessità di purgare le biblioteche scolastiche da eventuali libri che potrebbero “turbare” gli studenti.

A destare perplessità è anche la lotta di DeSantis contro la presenza di Disney nello stato che secondo i più estremi dei suoi sostenitori sarebbe una centrale di “propaganda woke” e di “indottrinamento Lgbtq+”, togliendo loro quel regime fiscale speciale che era stato concesso nel 1967 a Walt Disney da un altro governatore repubblicano del Sunshine State e ostacolandone i futuri piani di sviluppo, qualora avesse continuato con la wokeness. Trump, non dovendo difendere alcuna coerenza ideologica, ha attaccato il governatore definendo la sua guerra alla multinazionale dell’intrattenimento come «una sparata politica» che «danneggerà i posti di lavoro» in Florida.

Sorprendentemente i deputati della Florida stanno convergendo proprio verso l’ex presidente. Nella giornata di martedì il governatore DeSantis è andato a Washington per un evento al Campidoglio, dove avrebbe dovuto raccogliere alcuni endorsement e tastare il polso dei suoi ex colleghi al Congresso su una sua candidatura presidenziale, al momento non ancora annunciata. Anche da lontano, Trump ha conquistato il sostegno dei deputati della Florida John Rutherford e Greg Steube, a cui seguirà anche il loro collega Brian Mast, come anticipato dalla Cnn.

Non solo: altri esponenti politici, come il texano Lance Gooden, uscendo dall’incontro ha deciso di annunciare il sostegno alla ricandidatura di Trump. La conquista più clamorosa però è quella di Byron Donalds, che fino a poche settimane fa era uno dei sostenitori più accesi. Oltre alla politica però, ci potrebbe essere anche un discorso caratteriale: DeSantis appare come troppo freddo ai suoi stessi colleghi, come dichiarato dallo stesso Steube al magazine Politico. Dopo un incidente domestico avvenuto lo scorso gennaio, Trump è stato una delle prime persone a chiamarlo in ospedale, augurandogli una pronta guarigione, mentre DeSantis si sarebbe fatto vivo solo pochi giorni fa.

Una mancanza di calore umano che se da un lato lo rende estremamente efficace come governatore, dall’altro sta disseccando sempre più le sue possibilità presidenziali. Tanto che Fox News, fresca di patteggiamento con l’azienda produttrice di macchine elettronico per il voto Dominion, tirata in ballo da vari anchorman televisivi che l’accusavano di aver contribuito al “furto elettorale” ai danni dell’ex presidente alle elezioni 2020, alla quale Rupert Murdoch ha versato 787 milioni di dollari di risarcimento, sta facendo pace con l’idea che dovrà nuovamente sostenere Donald Trump per la terza volta. Con tutto ciò che comporta.

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