Fotografi amatoriali, appassionati di astronomia e bandiere cinesi sventolanti in riva al mare: sono gli elementi dell’istantanea che cattura il lancio in orbita di Mengtian, tradotto “Sogno celeste”. Nel pomeriggio di lunedì 31 ottobre (secibdi l’ora locale), Mengtian, terzo e ultimo modulo della stazione spaziale permanente cinese, è stato lanciato dal Wenchang Satellite Launch Center, nella provincia di Hainan, nella parte meridionale del paese. Solo 13 ore dopo, la mattina del primo novembre, “Sogno celeste” ha concluso il suo volo unendosi agli altri due moduli della stazione. 

Il Palazzo celeste

La stazione permanente spaziale si chiama Tiangong, che tradotto significa “Palazzo celeste”, ed è composta oltre che da Mengtian da altri due moduli, Wentian, o “Alla ricerca dei cieli”, e Tianhe, o “Armonia dei cieli”.

Thiane è il modulo centrale a cui si collegano gli altri due. Mengtian è pensato per effettuare esperimenti scientifici a gravità zero, ha una camera stagna per l'esposizione al vuoto dello spazio e un piccolo braccio robotico per supportare carichi utili extraveicolari. Wentian, invece, è progettato per esperimenti scientifici e biologici ed è più pesante di qualsiasi altro veicolo spaziale a modulo singolo attualmente nello spazio.

Gli inquilini del palazzo

Adrian Mann/Stocktrek Images

Attualmente, come dichiarato dalla China Manned Space Agency, Tiangong è popolato da un equipaggio di tre persone, due uomini, Chen Dong e Cai Xuzhe, e una donna, Liu Yang.

I tre astronauti sono arrivati in orbita a inizio del giugno scorso e vi rimarranno fino a fine dicembre, col compito di completare l’assemblaggio della stazione, di fare passeggiate nello spazio ed effettuare ulteriori esperimenti. Per il prossimo mese sono previste altre due missioni: l’aggancio di Tianzhou, un’astronave cargo senza equipaggio, e l’arrivo di un’altra missione con equipaggio, i cui membri potranno aggiungersi a quelli già presenti, visto che Tiangong ha spazio sufficiente per ospitare sei astronauti.

È probabile che la stazione spaziale cinese, la cui “aspettativa di vita” è stimata a 10 o 15 anni, si ritroverà presto a essere l’unica stazione spaziale ancora in funzione visto che la Stazione spaziale internazionale dovrebbe terminare il proprio lavoro nel 2030. 

Cina vs Nasa

Mengtian è la venticinquesima missione cinese nello spazio, parte di un articolato programma di durata trentennale. L’ingresso vero e proprio della Cina nello spazio risale, però, al 2003 quando ha spedito il suo primo astronauta nello spazio, diventando il terzo paese dopo Russia e Stati Uniti ad avere un essere umano in orbita. Tuttavia, essendo il programma gestito dall’esercito popolare di liberazione, l’ala militare del partito comunista, gli Stati Uniti hanno estromesso la Cina dalla Stazione spaziale internazionale. 

Nonostante ciò la potenza asiatica ha collaborato e continua a farlo con l’Esa, Agenzia spaziale europea, con cui conduce esperimenti proprio a bordo di Mengtian. Inoltre, la Cina coopera singolarmente anche con Francia, Germania, Italia, Russia, Pakistan e con l’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari spaziali. 

I rapporti con la Nasa si confermano essere piuttosto tesi, tanto che nel 2021 ha accusato Perchino di «non aver soddisfatto gli standard di responsabilità per quanto riguarda i detriti spaziali» dopo che parti di un razzo cinese sono atterrate nell'Oceano Indiano.

Le tensioni con gli Stati Uniti

Le tensioni con gli Stati Uniti in merito al programma spaziale cinese non si limitano però ai rapporti con la Nasa. Le aspirazioni di Pechino sono robuste: un rover cinese sarebbe alla ricerca di prove della presenza di vita su Marte e pare che il governo stia valutando anche di inviare una missione con equipaggio sulla Luna.

Inoltre, secondo quanto riferito da alcune fonti dell’Associated Press, la Cina starebbe sviluppando un aereo spaziale altamente segreto. A ciò si aggiunge un rapporto del Congressional Research Service statunitense del 2021 nel quale vien dimostrato che la Cina starebbe testando un missile ipersonico. Una prospettiva che spaventa, tra gli altri, la Nato perché considerata foriera di potenziali effetti dirompenti in ambito militare.

Nonostante il ministro degli Esteri cinese, Yoshimasa Hayashi, abbia respinto le accuse, questo non è bastato a frenare i timori statunitensi. Nell’ultimo documento di strategia di difesa pubblicato il 24 ottobre dal Pentagono si legge: «Oltre ad espandere le sue forze convenzionali, l’Epl (Esercito popolare di liberazione, ndr) sta rapidamente avanzando e integrando le sue capacità di guerra spaziale, controspazio, informatica, elettronica e informativa per supportare il suo approccio olistico alla guerra congiunta». 

Una serie di accuse che potrebbero contribuire all’inasprimento dei rapporti già tesi tra Usa e Cina a causa della questione dell’autonomia di Taiwan.

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