La Corte suprema iraniana ha confermato la condanna a morte del giornalista Ruhollah Zam, accusato di avere promosso le proteste anti governative del 2017. Inizialmente residente in Francia, Zam è stato arrestato nell’ottobre del 2019 mentre si trovava in Iraq e ha avuto un ruolo cruciale nelle proteste dilagate a Teheran tra il 2017 e il 2018 grazie al suo canale Telegram, Amald News, tramite il quale aveva divulgato messaggi anti governativi e le coordinate per i raduni dei manifestanti.

Zam è stato condannato per il reato di «corruzione terrena» e ha sempre negato di essere responsabile delle violenze seguite alle proteste. A luglio il giornalista era apparso in un programma televisivo della televisione di stato per essere intervistato sui suoi crimini. Molti osservatori internazionali avevano considerato quell’episodio come una «confessione forzata» su scala nazionale.

Cosa è successo nel 2017?

Il movimento di protesta contro il governo iraniano si è sviluppato a cavallo tra il 2017 e il 2018 a causa del rincaro del prezzo dei beni di prima necessità. Il presidente, Hassan Rouhani, aveva in un primo momento detto che i manifestanti «erano liberi di protestare» aggiungendo però che non sarebbe stato consentito a nessuno di «devastare e creare disordini» nel paese. La polizia aveva quindi represso duramente le proteste e negli scontri erano morti almeno 21 manifestanti. 

La maggior parte dei dimostranti erano disoccupati o persone in difficoltà economica che il presidente Rouhani aveva provato a rassicurare dicendo che l’accordo sul nucleare concluso con gli Stati Uniti nel 2015 avrebbe portato nuova linfa all’economia iraniana. L’amministrazione americana guidata dal presidente repubblicano, Donald Trump, si sarebbe poi ritirata dall’accordo nel corso del 2018.

Le proteste del 2009

Quelle del 2017 sono state le più grandi proteste anti governative dal 2009 quando migliaia di iraniani protestarono contro la rielezione dell’allora presidente, Mahmoud Ahmadinejad. Le accuse di brogli furono però respinte dalle autorità iraniane che repressero le manifestazioni.

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