La guerra dimenticata nel paese africano ha causato oltre 150mila vittime in due anni. Con 100 morti al giorno per fame, l’Onu definisce quella sudanese «la crisi umanitaria più catastrofica al mondo»
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani, sullo sfogliatore online e in edicola
La strategia di costringere alla fame le popolazioni civili intrappolate in conflitti appartiene da millenni a tutte le culture e ha impiegato tattiche diverse a seconda dei tempi, come gli assedi, l’interruzione delle strade e il conseguente taglio degli approvvigionamenti, l’avaria e quindi la diffusione di malattie.
La versione più aggiornata prevede il blocco degli aiuti umanitari che lascia intere fette di popolazione impossibilitate a provvedere al cibo per i propri nuclei a causa del conflitto in atto o dello spropositato rialzo dei prezzi di prima necessità, senza neanche minime razioni di sussistenza. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (Pam), al momento 343 milioni di persone soffrono la fame acuta nel mondo, la maggior parte delle quali, il 65 per cento, in paesi fragili o colpiti da conflitti. In cima alla terribile classifica dei paesi più colpiti dalla fame a causa di guerre o violenze ci sono il Sudan e Gaza, seguiti da Sud Sudan e Haiti. Come denuncia il Global Investigative Journalism Network, sebbene la fame sia stata esplicitamente vietata come metodo di guerra già nel 1977, ci sono voluti altri vent'anni prima che lo Statuto della Corte penale internazionale la includesse tra i crimini di guerra: un passo certamente fondamentale per il progresso dei diritti nel mondo ma che è ancora lontano dal debellare questa ennesima piaga a carico di popolazioni inermi.
Il Sudan, oscurato dalla crisi di Gaza, da quella ucraina e ora dagli attacchi israeliani all’Iran, ha raggiunto il 27° mese di conflitto ininterrotto tra la totale indifferenza dei media internazionali sebbene secondo l’Onu rappresenti la «crisi umanitaria più catastrofica al mondo del momento». Il conflitto tra le Forze Armate Sudanesi (Saf) comandate dal generale e capo di stato Abdel Fattah al Burhan, e le Forze di Supporto Rapido (Rsf) guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemedti, iniziato il 14 aprile 2023, sta portando il terzo paese più grande dell'Africa, con una popolazione di 47 milioni di persone, a una progressiva distruzione e forzando milioni di individui alla fuga: secondo l’African Center for Strategic Studies, sono oltre 14 milioni i profughi, di cui 11,2 milioni interni e circa 3 esterni.
Le malattie che uccidono
In poco più di due anni di guerra, si calcola che i morti superino i 150mila. Le malattie uccidono ormai a ritmo impressionante: come riferisce Medici Senza Frontiere, ogni giorno in Sudan si registrano mille nuovi casi di colera, in particolare a Khartoum. L'epidemia, come spiega Msf, è aggravata dal gran numero di rimpatriati (a seguito della riconquista della capitale ad opera delle Saf tra marzo e aprile scorsi, la situazione, che comincia a normalizzarsi, ha permesso una serie di rientri ndr) e dal collasso del sistema sanitario. Gli ultimi dati sul colera forniti dal ministero della Sanità indicano un totale di circa 65mila casi in tutto il Sudan, con oltre 2.000 morti.
A completare l’opera, pensa la fame. «Il Sudan sta vivendo la crisi alimentare più grave a livello globale – recita una nota di un gruppo di esperti delle Nazioni Unite – La carestia causata dal conflitto, gli sfollamenti di massa, la violenza estrema e le uccisioni continuano a devastare la vita di milioni di persone». 24,6 milioni di persone, circa la metà della popolazione, secondo gli analisti Onu, stanno vivendo una grave insicurezza alimentare, con «638mila persone che affrontano una fame catastrofica, un record assoluto».
La fame è la conseguenza diretta del conflitto sotto vari punti di vista. È collegata a carestie generate dall’impossibilità di coltivare e allevare regolarmente e senza pericoli così come allo sfollamento degli agricoltori che non possono più occuparsi della terra e del bestiame: il continuo spostamento ha contribuito a creare un circolo vizioso che ha portato al cosiddetto collasso agricolo a cui si aggiungono fame e ulteriore violenza dovuta alla competizione e alla scarsità di risorse.
L’aumento dei prezzi
La popolazione precipita in una condizione di fame anche perché il conflitto causa lo scarso rifornimento di beni essenziali e il conseguente aumento vertiginoso dei prezzi. Ma la fame è il risultato diretto di strategie di guerra che le due fazioni adottano per guadagnare territorio. In moltissime aree gli aiuti umanitari, che non risolverebbero, ma allieverebbero di molto la situazione drammatica, sono letteralmente bloccati, in alcuni casi da mesi. Quando, in una prima fase della guerra, le agenzie umanitarie hanno abbandonato Khartoum, ad esempio, per trasferirsi nella città di Port Sudan sul Mar Rosso, hanno cercato di fornire aiuti umanitari. Tuttavia, si sono trovate di fronte a restrizioni sempre più severe che impedivano loro di raggiungere le persone e distribuire gli aiuti di cui la gente aveva disperatamente bisogno.
Con già svariati milioni di persone sfollate dalle loro case, la quantità di aiuti disponibili copriva solo una minima parte del fabbisogno e anche quella era difficile da distribuire. Ma c’è un altro modo per utilizzare la fame e la carestia ai propri fini bellici: negarle. Come riporta il Global Investigative Journalism Network, il governo di al Burhan smentisce l'esistenza della carestia e ha anche sospeso la partecipazione all'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), una scala globale comune per classificare la gravità e l'entità dell'insicurezza alimentare e della malnutrizione, rendendo più complesso l’intervento della comunità internazionale.
Il risultato di tutte queste combinazioni tragiche è che se un individuo riesce a salvarsi da bombe, scontri a fuoco, stupri e stragi di massa, se riesce a evitare gravi patologie, ha enormi possibilità di morire per fame. Secondo statistiche accreditate dibattute al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la fame sta uccidendo silenziosamente 100 persone al giorno in Sudan.
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