Sono tanti i riferimenti simbolici che stanno emergendo dopo la notizia della presunta morte dell’oligarca e capo dei mercenari di Wagner, Evgenij Prigozhin: il giorno della festa della bandiera ucraina, due mesi dopo la “marcia della giustizia” verso il Cremlino e a 547 giorni dall’invasione russa in Ucraina. Cercando nella storia della Russia, non sarebbe difficile riscontrare altre “coincidenze”, ma ci limitiamo a segnalare che, anche questa volta, il mese di agosto è foriero di imprevisti e notizie clamorose.

In attesa di ulteriori accertamenti sul fatto che il corpo ritrovato sia effettivamente quello di Prigozhin perché non basta un nome iscritto in un elenco o un passaporto, ma, come rileva il giornalista Ilya Shepelin, il capo della Wagner “non ha la falange dell’anulare nella mano sinistra”, - un particolare che lo distinguerebbe da eventuali sosia -, è opportuno analizzare le conseguenze politiche in chiave domestica e internazionale.

Le ripercussioni

Il dato più evidente è che non ci sarebbero ricadute di particolare rilevanza sull’andamento del conflitto in Ucraina. Dopo l’ammutinamento dei mercenari del 23 giugno scorso, il Cremlino si è adoperato per una riorganizzazione delle gerarchie militari, includendo anche componenti della Wagner, ha acquisito una maggiore consapevolezza su eventuali “traditori della Patria” all’interno dell’esercito militare russo e si appresta ad affrontare un altro autunno sul campo di battaglia.

Certo, rimane l’incognita su quale sarà il futuro della Wagner in contesti geopolitici nei quali ha sempre dimostrato di lavorare per le ambizioni revisioniste della Russia (Medio Oriente e Africa in primis), diventando un punto di riferimento importante anche per i leader locali.

Verrà nominato un nuovo capo o altre milizie private (come quella di Gazprom, di Patriot del ministro della difesa Sergej Shoigu e di Redut dell’oligarca Gennagy Timcheko, ad esempio) la incorporeranno per continuare l’operato che sinora ha prodotto buoni risultati? Su questo punto, avremo una maggiore chiarezza solamente nelle prossime settimane quando e come si manifesterà la reazione dei mercenari, orfani del loro “eroe”.

APN

È sul piano interno che la morte di Prigozhin e, non dimentichiamo anche del fondatore Dmitrij Utkin, ha certamente i risvolti più rilevanti. Molti analisti e opinionisti si stanno chiedendo per quale motivo il presidente Vladimir Putin abbia scelto una modalità così “teatrale” per eliminare il suo “cuoco” di fiducia.

Una delle risposte più ricorrenti a questa domanda sottolinea lo status di un capo del Cremlino “debole” che ha aspettato il momento giusto per attuare una punizione contro il “traditore” per eccellenza, come d’altronde aveva promesso nel video messaggio durante la sollevazione della Wagner. Non è da escludere del tutto che sia, invece, una vendetta trasversale del ministro Shoigu e del generale Valery Gerasimov, che si aggiunge alla rimozione dal comando dell’aviazione di Sergej Surovikin.

In entrambi i casi, si confermerebbe l’ipotesi di cui abbiamo scritto due mesi fa: una resa dei conti ovvero una razborka tra clan in una lotta di potere interna alle élites. Non bisogna dimenticare, infatti, che il prossimo 10 settembre avranno luogo le elezioni in diverse realtà locali e per il sindaco di Mosca ed è ormai in movimento la macchina elettorale per le presidenziali del marzo 2024.

Un atto dimostrativo

Il messaggio del capo del Cremlino sarebbe, quindi, un ulteriore monito verso chiunque abbia l’intenzione di minare la stabilità politica del paese, principio fondamentale alla base del putinismo. Dimostrando all’esterno del paese quanto il Cremlino, che non è mai stata una struttura monolitica, abbia innescato un lento processo di sgretolamento, il presidente Putin vuole e deve dimostrare che è ancora politicamente forte e ha ancora saldamente in mano le redini del potere.

Ecco il motivo di un gesto plateale, al netto anche dell’eventualità che si tratti di una simulazione (maskirovka) che consenta a Prigozhin di muoversi con un’altra identità e sparire dal mirino dei suoi nemici. Non sarebbe, infatti, la prima volta. Già nell’ottobre del 2019 si diffuse la notizia della morte di Prigozhin in un incidente aereo in Congo. Tutte le ipotesi sono valide e, come sempre quando si parla di Russia, è difficile risalire alla verità.

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