«L’unica lotta che si perde è quella che si abbandona, quindi, succeda quel che succeda ricorda di respirare e mantenere la tua libertà interiore, che per quanto ci rinchiuderanno in una cella, nessuno ce la potrà togliere. E anche questa è una nostra vittoria. Sii libero e rimaniamo coraggiosi». È uno stralcio della lettera scritta da Jordi Cuixart, prigioniero politico catalano accusato di aver promosso la causa indipendentista, al rapper Pablo Hasel pubblicata sul sito del mensile El Salto.

Le notti di fuoco di Barcellona, Madrid e Valencia in cui centinaia di manifestanti hanno chiesto la liberazione dell’artista di Lleida si sono concluse con oltre 80 fermi e 100 feriti. Tra questi anche una ragazza che ha perso un’occhio a Barcellona per un proiettile di gomma sparato dalla polizia ad altezza uomo.

«Nazisti di giorno e poliziotti di notte», «siamo antifascisti», «sequestrato dallo stato, tutti in piazza a conquistare la sua libertà» sono stati gli slogan più diffusi della serata.

Secondo quanto riferito dalla polizia spagnola c’è stata un’atmosfera di guerriglia urbana, con cassonetti dati alle fiamme, lancio di bottiglie e bombe carta. 

Chi è il rapper Pablo Hasel

Pablo Hasel è stato arrestato martedì all’interno dell'università di Lleida dove si sono presentati decine di poliziotti in assetto antisommossa per prelevarlo e portarlo in carcere. Il rapper è condannato a una pena di nove mesi con l’accusa di glorificazione del terrorismo e insulti alla monarchia, per via di alcuni tweet e testi delle sue canzoni in cui criticava fortemente la famiglia reale spagnola e le forze dell’ordine. Tra le frasi giudicate delittuose dai giudici: «La monarchia fa affari criminali come il traffico di armi con l’Arabia Saudita», «la famiglia reale è un parassita», «la guardia civile, come affermato dal tribunale europeo, ha torturato» e ancora «la monarchia vive di lusso grazie allo sfruttamento e alla miseria degli altri». Altre frasi, quelle inneggianti al terrorismo, tiravano invece in ballo il sostegno al Grapo, i Gruppi di resistenza antifascista primo ottobre, un’organizzazione armata di estrema sinistra a ispirazione marxista nata nel 1975.

Ora la figura di Hasel è accostata a un acceso dibattito sulla libertà di espressione nel paese spagnolo. Il risultato degli schieramenti non appare così scontato, sui social network il parere popolare è estremamente diviso tra chi pensa che l’arresto di Hasel sia una violazione del diritto alla libertà di espressione e chi pensa che non lo sia. Questo anche perché la figura del rapper è un po’ controversa e influenza il giudizio di milioni di spagnoli. Infatti, è anche accusato di aver aggredito un giornalista e di aver minacciato un testimone.

Tuttavia il suo caso non è isolato. Dal 1981 al 2020 sono 128 le persone mandate in carcere per reati di espressione, di cui cinque per ingiuria alla corona e alle istituzioni, una per offesa ai sentimenti religiosi e le restante condanne sono per glorificazione di terrorismo. C’è chi è riuscito a evitare il carcere andando in esilio. È il caso del rapper Valtonyc anche lui condannato per gli stessi reati di espressione di Hasel ma con una pena decisamente maggiore, circa tre anni e mezzo di detenzione. In un’intervista disse: «Non sarà facile prendermi, questo è uno Stato fascista ma io non mi arrendo».


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