Dopo Draghi e Di Maio ora anche la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, è volata in Libia.

A circa due settimane dalla dichiarazione del presidente del Consiglio Mario Draghi che ha ringraziato la Libia «per i salvataggi dei migranti», Luciana Lamorgese incontrerà a Tripoli il suo omologo Khaled Mazen, già viceministro nel governo di al Sarraj. Al centro del tavolo di discussione ovviamente c’è la questione dei migranti. Secondo il quotidiano La Repubblica l’obiettivo è la rinegoziazione del memorandum Italia-Libia, dopo che da Roma sono state poste determinate condizioni per il rinnovo, tra le quali la fine alle violazioni dei diritti umani.

Questa volta le richieste libiche sono alte: nuovi finanziamenti per bloccare l’immigrazione, addestramento delle forze di sicurezza e della Guardia costiera, nuove motovedette da mettere a disposizione e infine anche nuovi mezzi per pattugliare il confine sud del paese da dove continuano a entrare decine di migliaia di migranti. Infatti, il neonato governo libico punta al programma europeo Sibmil (Support to Integrated border and migration management in Libya) che mette a disposizione formazione e strumenti da adoperare sul campo.

Tante richieste alla quale la ministra Lamorgese dovrà cercare di far fronte ma con un occhio di riguardo, come promesso all’Unhcr, verso l’implemento di corridoi umanitari e il rispetto dei diritti umani all’interno dei centri in cui vengono stipati migliaia di migranti in attesa di imbarcarsi in mare.

Lo scorso 2 febbraio decine di ong hanno firmato un appello al parlamento italiano chiedendo la fine degli accordi con la Libia che sono costati all’Italia circa 785 milioni di euro e hanno permesso di respingere verso i centri libici oltre 50mila persone negli ultimi quattro anni.

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