Una piccola vicenda politica locale in Nevada. Una storia di cronaca nera che potrebbe determinare la maggioranza del prossimo Senato degli Stati Uniti. Negli ultimi trent’anni anche le elezioni di metà mandato hanno assunto un carattere più nazionale che in passato. La popolarità del presidente e l’apprezzamento per le sue politiche contano molto di più delle qualità dei singoli candidati e delle loro idee riguardanti gli stati in cui risiedono. In alcuni casi particolari, però, gli scandali locali contano eccome.

La tormentata vita familiare del candidato al Senato in Georgia, Herschel Walker, ha complicato le prospettive dei repubblicani in quello stato, così come il medico televisivo di origine turca Mehmet Oz in Pennsylvania, sempre candidato al Senato.

La vicenda accaduta in Nevada non coinvolge alcun candidato federale, ma soltanto un consigliere della contea di Clark. Non una qualsiasi, dato che contiene Las Vegas e le comunità circostanti, per un totale di un milione e 700mila abitanti. Più della metà degli abitanti dello stato vivono lì ed essere uno dei sette consiglieri della contea dà accesso a una notevole posizione di potere e a un salario annuale di 120mila dollari.

Uno di questi, Robert Telles, sembrava il perfetto candidato democratico, almeno a giudicare dal suo sito ufficiale, rimasto curiosamente online. Oltre a magnificare la sua “bella e intelligente moglie” e i suoi tre figli, Telles raccontava delle sue battaglie per l’inclusività, l’uguaglianza razziale e i diritti sul posto di lavoro. Peccato che questa descrizione non corrisponda affatto al vero.

Ambiente tossico

Secondo gli articoli scritti dal giornalista investigativo Jeff German sul Las Vegas Review Journal, il principale quotidiano della capitale americana del gioco d’azzardo, Telles aveva creato un ambiente tossico e insostenibile per i suoi dipendenti che venivano tiranneggiati e bullizzati.

Tanto che uno di questi lo avrebbe ripreso mentre si appartava in auto con una donna parte del suo staff. Da questa serie di inchieste Telles, che era stato eletto la prima volta nel 2018, avrebbe perso quel consenso necessario a vincere le primarie del 14 giugno, vinte di misura dalla sua avversaria interna Rita Reid.

German era il decano dei giornalisti investigativi di Las Vegas, anche se era stato criticato per le sue inchieste che compiacevano il proprietario del giornale, Sheldon Adelson, magnate del gioco d’azzardo e grande finanziatore dei candidati repubblicani, a partire da Donald Trump.

Ad esempio, in passato aveva fatto un’indagine riguardante Rossi Ralenkotter, capo dell’agenzia del turismo di Las Vegas, un ente spesso criticato da Adelson. Dopo un’accurata ricerca, German aveva scoperto che aveva usato soldi pubblici per pagare alcuni voli per uso personale, portandolo alle dimissioni nel 2018.

Il giornalista era stato criticato per aver fatto fuori Ralenkotter per fare un favore ad Adelson. La storia comunque c’era e il background di German era di un giornalista progressista, colonna fino al 2009 del Las Vegas Sun, d’orientamento liberal.

In questo caso però, oltre ad avere una storia bella grossa, la fine della carriera politica di Telles non avrebbe significato alcunché per i democratici, dato che il suo distretto è un seggio sicuro per il partito. Ad aver cambiato le carte in tavola è stato l’omicidio di German, avvenuto il 9 agosto. Tra i sospetti della prima ora c’era stata la mafia, spesso oggetto degli articoli del giornalista.

L’omicidio

A sorpresa, invece, il Dna trovato sotto le unghie di German, assassinato con un coltello vicino casa dopo un alterco pretestuoso, era proprio quello di Telles, che per l’occasione si era travestito. Un omicidio premeditato di un giornalista per motivi politici è qualcosa di estremamente raro negli Stati Uniti, dove dal 2000 a oggi ci sono stati nove delitti di reporter, spesso legati ad attività criminali vere e proprie.

Come ha influito tutto questo nei confronti della ricandidatura della senatrice uscente Catherine Cortez Masto? Cortez Masto se la dovrà vedere il prossimo 8 novembre con un candidato tutt’altro che irresistibile come l’ex procuratore generale dello stato, il repubblicano di stretta osservanza trumpiana Adam Laxalt.
Già nei mesi scorsi erano emerse cose non edificanti sul suo conto: il marito avrebbe chiesto alla contea di Clark, dove risiedono, un aiuto di 27mila dollari legato alla pandemia per pagare gli affitti di alcune seconde case che posseggono.

Uno sfregio, dato che nel conto condiviso della senatrice e del marito Paul c’è un milione di dollari. E ci sono altri asset minori sparsi in altre banche per almeno 250mila euro. I democratici però, fino all’arresto di Telles, potevano contare su una delle rimanenti macchine di partito, quella costruita per decenni dall’ex senatore Harry Reid, un’organizzazione quasi militarizzata utilizzata per andare a caccia di elettori anche negli angoli più remoti dello stato e tra chi svolge lavori umili nei casinò e nei grandi alberghi di Las Vegas.

L’incriminazione di Telles, quindi, è una specie di goccia che fa traboccare il vaso di una candidatura debole. A poco è servito il comodo omissis attuato da numerosi media liberal come Cnn e Washington Post, che hanno quasi sempre omesso l’affiliazione politica di Telles, riferendosi a lui soltanto come «politico locale». Una figuraccia immediatamente stigmatizzata da FoxNews, che ha avuto gioco facile a puntare il dito su una «copertura amichevole» per questo caso.

Questo smottamento si registra anche nei sondaggi elencati dal sito specializzato Fivethirtyeight. Dal 9 settembre, giorno dell’arresto di Telles, i numeri sono volti a favore di Laxalt, nonostante le prospettive nazionali per i dem siano migliorate ultimamente. Anche se i dem sono passati al contrattacco, facendo appoggiare Cortez Masto da 22 parenti di Laxalt, membro di un noto clan politico fondato dal nonno Paul, ex governatore del Nevada, considerato uno dei più stretti amici personali di Ronald Reagan, ma al momento la mossa pare non aver intaccato troppo le sorti della contesa elettorale.

Le ripercussioni però ci potrebbero essere, e nel peggiore dei casi nascerebbe una maggioranza repubblicana al Senato, con conseguente controllo delle nomine federali da parte del leader Mitch McConnell, che già in passato, ai tempi di Barack Obama, ha dimostrato di saper efficacemente bloccare quelle più sgradite: prima tra tutte quella del giudice Merrick Garland nel marzo 2016 in sostituzione dell’ultraconservatore Antonin Scalia. Biden non può permettersi un simile biennio. E tutto dipenderà da come i dem del Nevada si riusciranno a distaccare dall’ombra insanguinata del loro amministratore locale Robert Telles, politico scadente e freddo assassino di un rispettato giornalista d’inchiesta.

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