L’Agenzia Onu per i Rifugiati si dice preoccupata per i continui respingimenti di richiedenti asilo commessi alle frontiere europee. «L’Unhcr ha ricevuto un flusso continuo di segnalazioni su stati europei che limitano l’accesso all’asilo, respingendo le persone dopo che hanno raggiunto il proprio territorio o le proprie acque territoriali», ha detto Gillian Triggs, assistente Alto Commissario dell’Unhcr.

«I respingimenti vengono effettuati in modo violento e apparentemente sistematico – continua Triggs – imbarcazioni che trasportano i rifugiati vengono riportate indietro. Le persone che sbarcano vengono radunate e poi respinte in mare. Molti hanno riferito di violenze e abusi da parte di forze statali». Anche chi attraversa le frontiere terrestri viene respinto dalle forze dell’ordine dei vari paesi violando il principio di non refoulment (non respingimento) protetto dalle norme internazionali.

«Rispettare le vite umane e i diritti dei rifugiati non è una scelta, è un obbligo legale e morale. I paesi hanno il legittimo diritto di gestire i loro confini in conformità con il diritto internazionale e devono anche rispettare i diritti umani. I respingimenti sono semplicemente illegali», ha continuato Triggs che ha chiesto anche di proteggere i migranti dalla pandemia, velocizzando le procedure per le richieste di asilo.

La richiesta agli stati membri

L’Agenzia Onu per i Rifugiati chiede agli stati membri di condurre indagini interne per indagare sulle presunte violazioni e violenze denunciate alle frontiere da varie organizzazioni per i diritti umani. Le associazioni accusano anche l’Agenzia europea di frontiera, Frontex, di aver preso parte ai respingimenti e ora un’inchiesta interna sta cercando di individuare eventuali responsabili.

«Chiediamo l’istituzione di meccanismi di monitoraggio nazionali indipendenti per garantire l’accesso all’asilo, per prevenire le violazioni dei diritti alle frontiere e per assicurare che vengano accertate le responsabilità. Il monitoraggio indipendente è proposto anche dal Patto dell’Ue ed esortiamo gli stati membri a sostenerlo», ha detto Triggs.

Lo scorso anno sono arrivate in Europa 95mila persone, il 23 per cento in meno rispetto al 2019 quando ne arrivarono 123,700. «Con così pochi arrivi in Europa, questa situazione dovrebbe essere gestibile. È deplorevole che l’asilo rimanga una questione politicizzata e divisiva nonostante i numeri in calo», ha concluso Triggs.

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