In parallelo agli sviluppi del conflitto a Gaza, in Medio Oriente si gioca un’altra partita sul Mar Rosso, dove i ribelli yemeniti Houthi sembrano pronti a rilanciare la loro escalation marittima, con un impatto tutt’altro che trascurabile sul commercio globale.

La crisi in quest’area è in corso dagli ultimi mesi del 2023, quando ha preso il via la campagna incessante di attacchi con missili e droni contro le navi commerciali, come ritorsione per l’offensiva israeliana contro Hamas.

Quelli che erano iniziati come attacchi sporadici si sono rapidamente intensificati, danneggiando la rotta attraverso il Canale di Suez, da cui transita il 15 per cento del traffico marittimo globale, dicono i dati del Fondo monetario internazionale. Secondo la U.S. Maritime administration, da novembre gli Houthi hanno sferrato più di cinquanta aggressioni, corredate in alcuni casi anche da sequestri.

Il rallentamento commerciale

Il rallentamento commerciale attraverso il Mar Rosso sembra essere destinato a proseguire, con Vincent Clerc, amministratore delegato del gigante della logistica Maersk, che al Financial Times ha recentemente avvertito riguardo a un’estensione della crisi commerciale fino al prossimo anno.

Gli attacchi degli Houthi hanno indotto le compagnie di navigazione a deviare le loro navi intorno al Capo di Buona Speranza, facendo schizzare tempi e costi di trasporto. «Non siamo molto ottimisti sul fatto che passeremo presto per Suez», ha sentenziato Clerc, secondo cui l’aumento dei costi di navigazione potrebbe portare a un’ulteriore pressione inflazionistica sulle economie globali.

Persino transitare dal Capo di Buona Speranza potrebbe non bastare: nella notte del 26 aprile scorso, un attacco con i droni alla nave Msc Orion ha concretizzato la minaccia degli Houthi di estendere i loro attacchi all’oceano Indiano, in particolare nell’area nord-occidentale, colpendo anche le navi commerciali che navigano tra l’Asia e l’Europa circumnavigando l’Africa.

«La zona a rischio si è ampliata», ha detto Maersk poco tempo fa in una nota ai clienti, mentre il leader dei ribelli yemeniti, Abdul Malik al-Houthi, ha dichiarato che il gruppo ha intenzione di colpire le navi di qualsiasi società legata alla fornitura o al trasporto di merci verso Israele, indipendentemente dalla loro destinazione, in risposta all'escalation a Rafah. Pochi giorni fa, il gruppo ha preso di mira due navi nel Golfo di Aden, la Msc Dego e la Msc Gina, e un’altra, la Msc Vittoria, tra Aden e l’oceano Indiano.

I costi di spedizione

Jakob Larsen, responsabile della sicurezza marittima di Bimco, grande associazione di settore, ha previsto che alcune compagnie di navigazione dirotteranno le navi lontano dallo Yemen per evitare questa minaccia, lungo una rotta che già aggiunge almeno una settimana al viaggio tra l'Asia e l'Europa.

A fine marzo, il numero di navi in navigazione nel Mar Rosso meridionale è diminuito di circa il 70 per cento rispetto all'inizio di dicembre, mentre il trasporto di container è sceso del 90 per cento. Di conseguenza, il costo di spedizione di un container da Shanghai a Rotterdam è raddoppiato rispetto al passato, secondo la società di consulenza Drewry Shipping.

Emissioni di Co2

Intraprendere rotte più lunghe significa anche aumentare la velocità di navigazione per cercare di compensare il danno, con un conseguente incremento delle emissioni di Co2: secondo un rapporto della società di consulenza Inverto, affiliata di Boston Consulting Group, questo trend ha prodotto circa 13,6 milioni di tonnellate di emissioni extra negli ultimi quattro mesi, equivalenti all’inquinamento di circa nove milioni di automobili nello stesso periodo.

I fattori macroeconomici, commerciali e persino ambientali portano la crisi nel Mar Rosso su un nuovo livello, trasformando la questione in un dossier a sé stante per l’occidente.

Se inizialmente gli Houthi avevano tracciato un legame esplicito tra le loro azioni e il conflitto a Gaza, adesso è chiaro che le motivazioni dei ribelli vadano oltre la semplice espressione di sostegno alla causa palestinese.

In questi mesi, il gruppo yemenita si è accreditato sul palcoscenico globale, ponendosi come un player di riferimento tra le milizie arabe. Interrompendo la navigazione nel Mar Rosso, gli Houthi mirano anche a fare pressione sulla comunità internazionale e sulle potenze regionali affinché possano intervenire nel conflitto yemenita a condizioni a loro favorevoli.

L’operazione militare

Se l’operato degli Houthi sembra essere stato comunque in parte logorato dall’operazione Prosperity Guardian guidata da britannici e americani, va notato che in questi mesi le forze occidentali hanno faticato a opporsi alla milizia yemenita ed esperti del Pentagono e strateghi militari più volte si sono interrogati circa la sostenibilità economica dell’operazione di pattugliamento del Mar Rosso.

Gli Stati Uniti sono stati costretti a impiegare costosi missili navali per distruggere i droni dei ribelli, a volte del valore di poche migliaia di dollari. Soprattutto, per ora le compagnie di navigazione continuano a tenersi lontane da Suez, segno che l’operazione non è ancora riuscita.

Per risolvere lo stallo, l’ex comandante degli Stati Uniti Clay Robinson ha recentemente lanciato una ricetta piuttosto particolare: il Panda Express, un convoglio organizzato per le imbarcazioni occidentali che dovrebbe seguire come un'ombra le navi cinesi, per evitare attacchi Houthi.

Il Canale di Suez e il Mar Rosso sono infatti la via principale per le spedizioni di merci cinesi verso ovest, tra cui circa il 60 per cento delle esportazioni verso l’Europa, pari a un decimo del traffico annuale di Suez.

Grazie al patrocinio iraniano, Pechino riesce ad attraversare queste acque con relativa tranquillità, a parte rari incidenti. Sfruttando la copertura delle navi cinesi, secondo Robinson, i convogli occidentali potrebbero indurre gli yemeniti a trattenere il colpo, per paura di colpire accidentalmente una nave cinese e far arrabbiare sia Pechino sia Teheran. Forse per tornare a navigare lungo il Mar Rosso bisogna usare la fantasia.

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