Il prepotente ed estenuante ritorno di Donald Trump quale protagonista indiscusso dell’informazione politica americana sta nuovamente scuotendo i grandi network televisivi, che vengono da un periodo di vacche magre. Gli ascolti non sono più quelli di un tempo e la dirigenza sta tentando di correre ai ripari per arginare quella che si caratterizza come un’emorragia di spettatori. Basti vedere i risultati del secondo trimestre del 2023, diffusi da Nielsen Media Research: Fox primeggia ancora con una media circa di 1 milione e 100mila spettatori, registrando una sostanziale tenuta rispetto al 2021, ma un calo rispetto al 2020, in piena epoca trumpiana.

Molto più drastico il crollo della Cnn: passata da 798mila del 2021 a 463mila odierni, complice anche la svolta centrista che di certo ha allontanato alcuni fedelissimi storici. Poi c’è il terzo incomodo, la Msnbc del gruppo Comcast, che ha sorpassato la Cnn come destinazione preferita degli ascoltatori progressisti, balzando a 796mila spettatori al giorno. C’è da dire che la situazione è molto cambiata dal lontano 2016: all’epoca gli schieramenti sulla scacchiera politica erano chiari e netti. Da un lato la Cnn era la rete preferita dei democratici, si ergeva in difesa della democrazia contro i rigurgiti autoritari del trumpismo, dalla parte dell’affidabile e competente candidata Hillary Clinton, da loro definita quasi inevitabile nella successione a Barack Obama.

Dall’altra Fox News, schiacciata sulle posizioni dell’insorgente Donald Trump, trattato con sufficienza e disprezzo dai media mainstream, che il network di Murdoch invece sosteneva con grande passione. Uno dei giornalisti più promettenti era il poco più che quarantenne Tucker Carlson, che dopo le elezioni di Trump era anche riuscito ad ottenere un suo spazio preserale, dove ha lentamente affinato le proprie posizioni, passando dall’essere un repubblicano con idee libertarie a nazionalista tendente a esaltare teorie cospirazioniste marginali. Attorno a questo scenario c’era l’iperprogressista Msnbc che cercava di riposizionarsi dopo diversi anni in cui si era caratterizzata per essere una voce della sinistra radicale.

Ascolti e problemi

Oggi tutto questo non c’è più e certo le vicende giudiziarie dell’ex presidente sono una manna, ma non a tal punto da sostenere i media come un tempo. A maggior ragione che le carte sono ampiamente rimescolate.

A cominciare dalla rottura sottile che divide Trump da Rupert Murdoch, sin da quando, durante la notte elettorale del 2020, fu proprio il patron del network conservatore a dare il via libera ai conduttori per assegnare l’Arizona ai dem di Joe Biden, rompendo quindi l’incertezza di quella notte. Rottura che ha portato alla crescita di due competitor ancora più a destra come One America News Network (Oann) e Newsmax. Ad aggravare il divorzio tra Trump e Fox News, però, è stata la questione della teoria cospirativa delle “elezioni rubate”, propugnata per lunghi mesi dal principale volto del network, Tucker Carlson, che spesso incolpava nel suo programma preserale delle otto anche la società produttrice della macchine elettroniche usate in molti stati, per aver consentito i presunti brogli. Una bugia, conosciuta anche dai dirigenti del network per essere tale, ripetuta da vari conduttori, per mere ragioni economiche: dai memo emersi nel processo per diffamazione intentato da Dominion, la ragione per cui non stoppavano i loro volti televisivi era proprio per compiacere i loro spettatori e non perdere introiti pubblicitari. Una vicenda giudiziaria che si è conclusa lo scorso aprile con un patteggiamento da 787 milioni di dollari per Fox News.

Qualche giorno più tardi, in modo slegato, è arrivato anche l’allontanamento di Tucker Carlson. Non per le ragioni legate a Dominion però, ma per aver reso irrespirabile l’ambiente di lavoro della sua redazione, composto da 24 persone, dove le donne spesso venivano bersagliate con insulti sessisti e i collaboratori maschi vessati. Nel frattempo, Carlson ha trovato un nuovo spazio su Twitter, grazie ai buoni uffici del proprietario Elon Musk, dove può finalmente lasciarsi andare ad attacchi diretti nei confronti dell’Ucraina, dei democratici e all’esaltazione del candidato novax alle primarie dem Robert Kennedy Junior. Una serie di videoeditoriali settimanali preparati senza nemmeno il supporto giornalistico che veniva costruito a Fox News. Opinionismo puro che però su Twitter fa grandi numeri. «90 milioni contro i 500mila della Cnn» ha dichiarato il produttore del nuovo (ma anche del vecchio) show Justin Wells.

Fox, dal canto suo, ha riorganizzato gli spazi per fermare l’emorragia di spettatori nella finestra un tempo destinata a Carlson, sostituendolo con il giornalista Jesse Watters, già noto per essere un commentatore aggressivo in altri spazi della rete.

Nel mondo progressista, invece, la Cnn è in crisi netta sin da quando il nuovo produttore del network Chris Licht ha deciso di mitigare le posizioni battagliere in concomitanza con la fine della presidenza Trump, spostando la linea politica più verso il centro. Una scelta che si è rivelata particolarmente scellerata in tempo di polarizzazione politica. Basti pensare al successo ottenuto da Fox News nel quadriennio trumpiano suonando la grancassa alle politiche del presidente. E infatti molti spettatori se ne sono andati verso i lidi della competitor principale, Msnbc, dividendosi la fetta ridotta degli spettatori progressisti.

I giovani non guardano la Tv

Riduzione che si spiega per la riluttanza della fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni a informarsi con il mezzo televisivo tradizionale. Anche in questo segmento però Fox News rimane forte, ottenendo ben 140mila spettatori di media al giorno. Msnbc però ha tentato di intaccare quella che era l’indiscutibile supremazia di Tucker Carlson nel prime time, rafforzando la presenza di Chris Hayes, un commentatore fortemente progressista che ha saputo conquistare la vetta degli ascolti in diverse giornate grazie all’assenza di un competitor forte come Carlson sulla Fox.

Resta comunque da capire come invece non s’intravedano strategie che possano risollevare gli ascolti ormai in picchiata della Cnn, vista ormai come troppo moderata dai progressisti e troppo liberal dai conservatori. A meno che non accadano cambiamenti eclatanti, quindi, nella guerra delle news televisive, la Cnn pare destinata a vedere ridurre i suoi ascolti con le conseguenze che questo comporta, ovvero tagli al personale giornalistico e riduzione degli stipendi. C’è da dire che il quadro generale vede comunque un pubblico sempre più anziano davanti al video e le stesse Fox News e Msnbc stanno cercando di rimanere sugli stessi livelli di prima, non di aumentare gli spettatori in pianta stabile. Un’assenza di strategia che vede una sola arma segreta per mettere una pezza temporanea a questi problemi: una nuova campagna elettorale presidenziale di Donald Trump accompagnata da una lunga teoria di vicende giudiziarie, unico vero argomento di interesse forte in un’epoca anestetizzata dall’eccesso d’informazione.

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