Giovedì mattina la Corte di giustizia dell’Unione europea ha bocciato i respingimenti dei migranti alle frontiere intere da parte della Francia. In una sentenza sul ricorso di alcune associazioni francesi, i giudici di Lussemburgo hanno evidenziato che «la direttiva Ue sui rimpatri va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai confini interni» ripristinati temporaneamente da uno stato membro.

I migranti irregolari, ha evidenziato la Corte di giustizia, devono quindi poter «beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio», mentre l’allontanamento forzato può avvenire solo come extrema ratio.

In punta di diritto

Varie associazioni, tra cui l’associazione Avocats pour la défense des droits des étrangers, avevano contestato davanti al Consiglio di stato francese la legittimità di un’ordinanza che ha modificato il codice sull’ingresso e sul soggiorno degli stranieri e sul diritto d’asilo (Ceseda). Esse sostenevano che, consentendo alle autorità francesi di rifiutare l’ingresso di cittadini di paesi terzi alle frontiere interne, il Ceseda contravverrebbe alla direttiva “rimpatri”.

Secondo tale direttiva, qualsiasi cittadino di un paese terzo il cui soggiorno è irregolare deve, di norma, essere oggetto di una decisione di rimpatrio. Tuttavia, l’interessato deve beneficiare di un certo periodo di tempo per lasciare volontariamente il territorio.

La decisione della Corte

Il Consiglio di stato si è quindi rivolto alla Corte di giustizia per stabilire se, quando uno stato membro decide di ripristinare i controlli di frontiera alle frontiere interne, esso possa adottare «nei confronti del cittadino di un paese terzo che sia scoperto, privo di un titolo di soggiorno valido, a un valico di frontiera, un provvedimento di respingimento sulla sola base del codice frontiere Schengen, senza dover rispettare le norme e le procedure previste dalla direttiva “rimpatri”».

Giovedì la Corte ha dichiarato che un provvedimento di respingimento può essere adottato sulla base del codice frontiere Schengen ma che, ai fini dell’allontanamento dell’interessato, devono comunque essere rispettate le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva “rimpatri”. Ciò può condurre a privare di una larga parte della sua utilità l’adozione di un provvedimento di respingimento.

Le tensioni a Ventimiglia

Di fatto, con questa decisione, la Corte Ue ha bocciato i respingimenti francesi alla frontiera con l’Italia. Il tema è caldo in questi giorni, dopo il grande numero di sbarchi e la situazione nell’isola di Lampedusa, con l’hotspot ormai al collasso, a cui si sono aggiunte le tensioni tra Italia e Francia al confine di Ventimiglia.

L’argomento è tornato centrale anche per il governo italiano, dopo la decisione di costruire nuovi centri di permanenza per il rimpatrio e le parole della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che all’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha promesso «una lotta globale ai trafficanti di uomini».

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