«Per dirla in 2 parole, quello di cui l’Ucraina ha più bisogno sono Patriot e trasformatori». Così il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha ribadito le sue priorità, direttamente al segretario della Nato Jens Stoltenberg, al meeting dell’Alleanza atlantica il 29 novembre scorso. «Quando avremo sistemi di difesa aerea, saremo in grado di proteggere dai prossimi raid russi anche le infrastrutture elettriche», ha aggiunto nel tentativo di spronare i comandi militari di trenta paesi con una richiesta precisa: Kiev vuole i Patriot, e li vuole velocemente.

Il Patriot è un sistema di difesa che lancia missili terra-aria teleguidati, ha 40 anni esatti. La prima batteria è stata attivata nel 1982, nel 1984 l’esercito Usa – dove i missili sono prodotti – ha raccomandato ai suoi alleati di schierarli in Europa.

È usato da 17 paesi, in ambito Nato anche da Germania, Grecia, Olanda, Spagna e Stati Uniti. Per l’esercito Usa è il «più avanzato sistema di difesa aerea» in circolazione.

Un missile da caricare su un Patriot può costare 3 milioni di dollari, viaggia fino a 5 volte la velocità del suono e in una decina di secondi intercetta e neutralizza il missile in arrivo. Questo da scheda tecnica. La realtà negli anni è stata diversa, quando i Patriot sono stati utilizzati in uno scenario reale e non simulato. I Patriot sono gli stessi che nel 1991 sono stati impiegati – e celebrati – in Israele e Arabia Saudita dagli Usa nella Guerra del golfo contro Saddam Hussein. Titoli di giornale, trasmissioni televisive e iperboli retoriche.

Per la Cnn i Patriot erano «uno dei primi eroi della Guerra del golfo, usano il pensiero rapido per superare in astuzia il nemico». Il presidente Bush ringraziava il cielo per avergli donato questa tecnologia: «Grazie Dio per i missili Patriot, su 42 Scud ingaggiati, 41 intercettati». Con la sicurezza di chi aveva autorizzato una pioggia di 88.500 tonnellate di bombe in 6 settimane. A fargli eco il generale Schwarzkopf, simbolo di quella schiacciante supremazia militare: «Il successo dei Patriot è noto a tutti. È del 100 per cento». La stampa conservatrice si divertiva a creare titoli come “Sii un Patriot, non uno Scud”.

La realtà

In realtà non andò così. L’ex segretario della Difesa Usa William Perry nel 1992 disse che «il Patriot non è efficace». Da lì in poi fu un gioco al ribasso. Il Pentagono parlò di un 80 per cento di accuratezza nel centrare gli Scud iracheni diretti in Arabia Saudita e di un 50 per cento di quelli diretti in Israele. Poi gli stessi numeri divennero 70 per cento e 40 per cento. Un’altra inchiesta del Congresso attestò come solo nel 9 per cento dei casi i Patriot avessero neutralizzato missili iracheni.

Oggi il sistema – come indica la Nato – «si è evoluto negli anni con i cambiamenti delle minacce e l’avanzamento delle tecnologie». È stato schierato in diversi scenari, dall’Iraq alla Turchia. Continua a essere definito il sistema più avanzato in circolazione. Ma i Patriot hanno avuto ancora problemi sul campo. Foreign Policy nel 2018 titola che sono missili «fatti in America ma che falliscono ovunque». Citando episodi controversi, come quello di 7 missili lanciati dallo Yemen verso l’Arabia Saudita il 25 marzo del 2018. Per l’esercito saudita tutti i Patriot sono andati a segno.

Un’indagine indipendente ha analizzato traiettorie e filmati. Un missile intercettore sarebbe esploso appena lanciato, un altro è tornato indietro verso Riad. Concludendo che «non c’è nessuna prova che l’Arabia Saudita abbia intercettato alcun missile durante il conflitto in Yemen». Un altro caso nel 2017: un Burqan-2 lanciato verso l’Arabia Saudita e intercettato. «Il nostro sistema ha distrutto il missile in aria», disse l’allora presidente Donald Trump. «Questo dimostra quanto siamo bravi, nessuno fa le cose che facciamo noi», disse parlando dal Giappone. Il missile in questione in realtà non è stato intercettato ed è finito vicino all’aeroporto di Riad. Tanto che l’esplosione fece tremare i seggiolini del terminal.

C’è anche da valutare l’impiego di questi missili. Come spiega in un’intervista l’analista Eric Gomez del Cato Institute di Washington, i Patriot sono molto utili «nella difesa contro i missili balistici a medio raggio». Come quelli che l’Iran avrebbe fornito alla Russia. Possono servire anche contro i missili Iskander. Ma in Ucraina «gran parte delle minacce recenti sono state missili Cruise e armi loitering munition (i droni kamikaze, ndr)», aggiunge Gomez. E i Patriot soffrono una debolezza nel loro sistema radar contro questo tipo di armi. «I cruise volano a bassa quota per mascherarsi dai radar e possono percorrere rotte tortuose», aggiunge. I droni kamikaze sono ancora più imprevedibili, e costano anche meno. «La Russia può permettersi di sopraffare i Patriot facendo volare un sacco di munizioni vaganti a buon mercato su un bersaglio», conclude.

Club esclusivo

È uno scenario che gli Usa conoscono bene. Nel 2017 un Patriot da 3 milioni di dollari è stato lanciato per abbattere un drone da 200 dollari. Lo ha raccontato il generale David Perkins, comandante del Training and Doctrine Command dell’esercito Usa. Parlando di un «alleato degli Usa» e di un episodio reale ed esemplificativo di quanta attenzione vada data all’impiego di armi così costose. «Se fossi nel nemico penserei: “Hey, vado su eBay a comprare più quadricotteri da 300 dollari possibile e gli faccio esaurire tutti i Patriot”». Ciclicamente i Patriot ritornano nel discorso politico. La Germania ne ha offerti 2 alla Polonia dopo l’incidente del 15 novembre scorso. Varsavia ha proposto di girare questi sistemi all’Ucraina, Berlino ha ribadito che i sistemi vanno usati in territori Nato. Il leader del partito al governo in Polonia Kaczyński ha parlato dell’offerta tedesca come «scelta estetica» senza alcuna «importanza militare o politica».

La richiesta ucraina è difficilmente attuabile. Ci vogliono 90 soldati addestrati per ciascuna batteria Patriot, addestramento che l’Ucraina non ha. La Germania quando invia i suoi Patriot – come successo in Slovacchia e Turchia – manda anche i suoi soldati. La stessa cosa non può avvenire in Ucraina. La Russia ha già fatto sapere che se arrivano Patriot e personale Nato «diventeranno immediatamente un target legittimo», ha detto Dmitri Medvedev. Il segretario della Nato Stoltenberg ha preso tempo, non è ancora arrivato nessun via libera. Ma chiedere i Patriot può avere un altro significato, simbolico. «I Patriot sono forniti solo a una cerchia ristretta di alleati e partner come Giappone, Corea del Sud, Germania, Taiwan», spiega Eric Gomez. «Washington non li dà a chiunque».

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